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Rapina e pestaggi, ai domiciliari il “branco” di Catanzaro – NOMI

Accusati di avere rapinato e picchiato un ragazzo, di avere aggredito l’amico per «farsi i fatti suoi» e di avere malmenato un giovane per «gelosia»

Pubblicato il: 06/07/2022 – 17:21
di Alessia Truzzolillo
Rapina e pestaggi, ai domiciliari il “branco” di Catanzaro – NOMI

CATANZARO «Vuoi che ti tagli anche un orecchio?». Questa la minaccia che, brandendo un coltello sarebbe stata riferita a un ragazzo mentre veniva derubato e preso ripetutamente a calci e pugni. Il gip di Catanzaro Paola Ciriaco ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Carlo Gallina, 22 anni, di Catanzaro; Simone Mumoli, 22 anni, di Catanzaro; Tommaso Rosati, 28 anni, di Catanzaro e Giuseppe Cardamone, 21 anni, di Catanzaro.
I quattro – secondo le indagini coordinate dal sostituto procuratore di Catanzaro Francesca Delcogliano –, con la partecipazione di un minore, sono accusati avere rapinato, a maggio scorso, un ragazzo dopo averlo attirato in trappola con la scusa di prendere un caffè insieme. Dopo averlo fatto salire su una Fiat 500 ed essersi recati in via Padula, Gallina Mumoli e Rosati lo avrebbero colpito con calci e pugni tanto da cagionargli delle lesioni. Allo stesso tempo Rosati, brandendo un coltello, lo avrebbe minacciato di tagliargli un orecchio mentre gli strappava una catenina dal collo e infine Gallina gli avrebbe sottratto il portafogli che conteneva 3,50 euro.
La rapina sarebbe anche stata ripresa con un cellulare mentre la vittima veniva umiliata e costretta a stare in ginocchio.
Allo stesso tempo Giuseppe Cardamone e il minore, pur essendo presenti non avrebbero partecipato all’aggressione limitandosi a rimanere vicini all’auto.
Le immagini degli impianti di video sorveglianza hanno hanno rilevato come la Fiat 500 fosse stata controllata poco prima del fatto dai carabinieri con a bordo Cardamone, Mumoli, Rosati e il minore.
Inoltre le dichiarazioni della vittima, che ha denunciato il fatto, sono state riscontrate dai messaggi Instagram tra Gallina e la vittima stessa e dalle immagini video di un bar dalle quali si evincono gli spostamenti delle auto coinvolte.
Il gip ha riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza e ha disposto i domiciliari anche per Cardamone ritenendo che «abbia partecipato consapevolmente all’azione delittuosa in tutte le sue fasi». Il gip ha deciso per la misura cautelare dei domiciliari ravvisando il pericolo di reiterazione del reato. 

Tutti gli indagati e tutte le aggressioni imputate al “branco”

La Procura di Catanzaro ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone, compreso Emanule Rosario Giampà, 30 anni, per il quale il giudice ha ritenuto di non ravvisare le esigenze cautelari «non potendo ritenere che la condotta in questione sia da inserirsi in un più ampio contesto delinquenziale, con pericolo di reiterazione del reato».
Dopo la rapina di maggio, un amico della vittima ha denunciato di avere subito un’aggressione, a Catanzaro Lido, da parte di Simone Mumoli, Giuseppe Cardamone e il minore, i quali gli intimavano di «farsi i fatti suoi» riferendosi all’episodio della rapina. Il ragazzo ha raccontato agli inquirenti di essere stato colpito da Mumoli al collo con un pugno e di averne poi ricevuto un altro che gli spaccava il sopracciglio. La serie di pugni si è poi protratta sulla testa e a questa è seguito anche un calcio sulla gamba. Mentre Mumoli attaccava il ragazzo gli altri due, Cardamone e il minore, ostacolavano l’azione difensiva dell’amico che tentava di avvicinarsi per soccorrere la vittima.
L’accusa contesta ai cinque indagati il reato di lesioni personali a tutti e cinque gli indagati i quali, in concorso con un altro minore, avrebbero picchiato con schiaffi, calci e pugni un ragazzo «per motivi di gelosia», ovvero per avere ballato con una ragazza in un locale di Soverato, cosa che aveva creato un alterco con Mumoli e aveva poi scatenato il pestaggio che ha comportato anche la rottura dello smartwatch e dello smartphone della vittima, fatto che comporta l’accusa di danneggiamento per gli indagati.

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