Una giornata per rilanciare il racconto della Calabria, con l’imprimatur del ministro Franceschini e l’annuncio di progetti e iniziative. E poi la “scusa” per ricordare una storia che segna la cultura in Calabria, quella del ritrovamento dei Bronzi. Che inizia il 16 agosto del 1972, quando, dopo una segnalazione di Stefano Mariottini, i Carabinieri recuperarono due statue sul fondale di Porto Forticchio a Riace Marina. Non c’erano indizi sul modo in cui le due statue fossero arrivate nel luogo: iniziava così il grande enigma dei Bronzi di Riace.
I Bronzi, dopo un primo intervento nel Museo di Reggio Calabria, furono trasferiti a Firenze nel gennaio del 1975. Renzo Giachetti e Edilberto Formigli impiegarono un anno per acquisire i dati relativi alla conformazione delle statue. L’operazione di restauro durò cinque anni. In seguito, i Bronzi furono protagonisti di una mostra presso il Museo Archeologico di Firenze, dal 15 dicembre 1980 al 24 giugno 1981. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini volle che le due statue facessero tappa al Quirinale, nell’estate del 1981, per poi arrivare al Museo Nazionale della Magna Grecia a Reggio Calabria.
Come evidenziato nelle prime operazioni di consolidamento, il problema delle statue era quello del permanere delle terre di fusione al loro interno: avendo incorporato acqua salmastra per secoli, continuavano a rilasciarla deteriorando il bronzo. Per ovviare a questo inconveniente, si istituirono due cantieri di restauro a Reggio Calabria. Grazie al secondo, le statue sono state svuotate dall’argilla, perdendo la metà del loro peso.
Sono stati raccolti negli anni indizi significativi, che ci permettono di giungere ad una conclusione: la loro storia ha a che fare con quella dei Sette contro Tebe e delle statue del gruppo dei “Fratricidi”. Nell’iconografia antica, la “nudità eroica” in cui vengono mostrati i Bronzi identificava dei ed eroi. Ecco, quindi, che abbiamo un indizio su chi fossero i Bronzi: due eroi. Il loro status di guerrieri è infatti indicato dalla presenza di elmi, scudi e lance. Le statue rappresentano degli opliti, con armi tipiche della metà del V secolo a.C.
Gli storici hanno individuato similitudini con il gruppo statuario dei “Fratricidi” di Pitagora di Reggio. Nel gruppo statuario, la madre di Eteocle e Polinice occupa il centro della scena nel tentativo di fermare il duello dei figli. Il Bronzo A ha un’espressione aggressiva, non diversa da quella di uno dei due fratelli, da sempre rappresentato in questo modo. I Bronzi si possono, quindi, identificare come Eteocle e Polinice, del gruppo dei “Fratricidi”, nel momento in cui la madre tenta di impedirne la morte.
Eteocle e Polinice, figli di Edipo, si contendono il trono di Tebe. Il primo accordo tra i fratelli prevede un regno condiviso, ma successivamente Eteocle condanna all’esilio il fratello. Polinice arriva, poi, nella città di Argo, dove sposa Argia, figlia del re della polis, Adrasto, che lo appoggia nella riconquista di Tebe. Inizia così l’epopea dei Sette contro Tebe, una serie di lotte destinate a concludersi con la generazione successiva degli Epigoni.
I Bronzi di Riace sono stati realizzati ad Argo e in seguito trasportati nella Roma imperiale per un restauro. Da quel momento sembrano sparire dall’immaginario collettivo fino al loro ritrovamento. L’archeometria ci ha permesso di seguire la storia dei Bronzi dalla loro realizzazione ad Argo, nel Peloponneso, passando per il loro trasporto nella Roma imperiale, fino al loro restauro e alla lunga esposizione al pubblico romano.
Il restauro imperiale ha dovuto sostituire il braccio destro e l’avambraccio sinistro del Bronzo B, effettuando un calco degli originali e provvedendo a una nuova fusione, per poi saldare al torso le nuove membra. Per celare questa operazione, i Bronzi furono dipinti di nero lucido, le cui tracce si notano ancora oggi.
I Bronzi erano molto noti a Roma nel I secolo d.C., eppure dal IV secolo d.C. i Bronzi sembrano sparire dall’immaginario romano. Lo studio di una parte di anfora Athenian 273, trovata incastrata tra il polso destro e l’anca destra del Bronzo A, ci permette di formulare un’ipotesi. Il libro dell’Antologia Palatina riporta la descrizione delle statue del ginnasio pubblico di Costantinopoli, detto di Zeuxippos, che erano state trasportate da Roma antica alla Nuova Roma da Costantino e da suo figlio Costanzo II. Queste, tra cui dovrebbero figurare i Bronzi, furono imbarcate per raggiungere Costantinopoli, ma la nave dovette andare incontro a un naufragio di fronte a Riace. Il viaggio dei Bronzi di Riace potrebbe non essere finito. Numerose sono le ricerche e le analisi portate avanti dal loro ritrovamento ad oggi.
Verso la fine del 2021 il Sindaco di Riace, Antonio Trifoli, ha annunciato un grande scavo subacqueo nel tentativo di trovare un terzo bronzo. Questa decisione si fonda sulle dichiarazioni che nel 1972 Stefano Mariottini, il sub che ha ritrovato i Bronzi di Riace, ha rilasciato ai carabinieri. Mariottini ha raccontato di aver avvistato un gruppo di bronzi, tra cui “uno con le braccia aperte e una gamba davanti all’altra”. A questa descrizione non corrisponde nessuno dei due Bronzi rinvenuti. Inoltre, nel 2004 alcuni ricercatori a bordo di una nave statunitense hanno indicato la presenza di oggetti metallici vicino al luogo della precedente scoperta. Il giornalista calabrese appassionato di archeologia, Giuseppe Braghò sostiene questa tesi. Insieme hanno identificato e riunito un comitato scientifico di dieci componenti, guidato dal famoso archeologo subacqueoLuigi Fozzati. Il fine è quello di condurre nuove indagini sul sito. Gli scavi subacquei sono previsti in tre fasi, con svolgimento nel 2022. La ricerca del terzo Bronzo è reale.
Le ipotesi non finiscono con il mito del terzo bronzo, tuttavia. Si parla, infatti, di un intero gruppo statuario, composto da cinque bronzi. Le ipotesi messe in piedi in questi anni e decenni hanno richiamato l’attenzione di studiosi di mezzo mondo, ma a sostegno della tesi che i Bronzi di Riace fossero cinque c’è il professore Daniele Castrizio, docente di numismatica presso l’Università di Messina, membro del comitato scientifico del MArRC ed esperto conoscitore delle statue venute dal mare. Le indagini partono dalla presunta sparizione di elmi, scudi, lance oltre che altre statue nel ritrovamento avvenuto a Riace.
Secondo il Professor Castrizio, i Bronzi di facevano parte di un gruppo statuario che rappresenta il momento subito precedente al duello fratricida tra Eteocle e Polinice, fratelli di Antigone. Gli stessi della tragedia “I sette contro Tebe”, di Eschilo. Il gruppo statuario, in realtà, seguendo la letteratura, dovrebbe contare cinque statue, ma, ad oggi, solamente due sono in nostro possesso. Per i più scettici o per i più curiosi, a descrivere l’esistenza di queste cinque statue, presenti presumibilmente fino al IV secolo d.C. a Roma è Publio Papinio Stazio, autore del I secolo d.C, che ne parla espressamente nell’XI libro della Tebaide.
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