COSENZA Il Sostituto procuratore di Catanzaro, Vito Valerio, ha proposto appello avverso la sentenza pronunciata dalla Corte di Assise del Tribunale di Cosenza (il nove marzo del 2022), nella parte in cui il collegio giudicante ha assolto l’imputato Luigi Abbruzzese alias “Pikachu” da tutti i reati contestati e assolto per alcuni capi l’altro imputato, Marco Abbruzzese detto “Lo Struzzo”. Quest’ultimo è stato condannato a 4 anni per l’occultamento del cadavere di Luca Bruni, detto “Bella Bella”. (leggi qui)
Secondo il pubblico ministero, «questo processo porta in luce un altro ennesimo segmento della medesima vicenda omicidiaria di Luca Bruni, una sorta di terza fase dell’accertamento investigativo nello specifico riguardante la partecipazione all’omicidio anche degli Zingari – Banana ovvero di Luigi e Marco Abbruzzese». La terza fase che fa seguito ad una prima fase (relativa alla ricerca degli esecutori materiali) e dei principali protagonisti. Per il pm, «La Corte di Assise di Cosenza ha ritenuto che 1’analisi conclusiva sui contributi dichiarativi offerti dai collaboratori di giustizia – principali fonti di prova nel processo – dovesse condurre ad una pronuncia terminativa liberatoria per gli imputati». Nel corso del procedimento, il pentito Daniele Lamanna ha raccontato dettagli inquietanti riguardo l’omicidio Bruni «dalla sua esclusiva prospettiva di uomo d’azione» al quale Franco Bruzzese «affida sostanzialmente il ruolo di esecutore materiale assieme ad Adolfo Foggetti». Lo stesso Lamanna – il Pm ripercorre i racconti resi dal collaboratore di giustizia – chiarisce i motivi della riluttanza a partecipare insieme ai “Banana” alle riunioni della mala bruzia. «Si tratta di una prospettiva criminale di (non) alleanza, i “Banana” non sarebbero stati meritevoli di far parte dell’associazione unitaria». Le affermazioni del pentito, osserva il pm, «sono allora chiare precise coerenti e lucidissime· sono così genuine e spontanee che non nascondono (anzi la spiegano) la sua diffidenza criminale rispetto al gruppo dei Banana. Una “intolleranza” che per quanto disdicevole è razionalmente ammissibile nella prospettiva criminale ma che nulla ha a che vedere con indimostrate questioni di risentimento personale, astio o rancore ed a ragione delle quali solo una volta eventualmente accertate si potrebbe leggere un intento dichiarativo ritorsivo del collaborante nei confronti degli imputati onde inficiare la sua credibilità».
Nell’appello, il pm fa riferimento al deficit di credibilità soggettiva di Daniele Lamanna. La Corte di Assise «aggiunge una valutazione di sostanziale inutilità delle dichiarazioni del collaboratore rispetto alla posizione di Luigi Abbruzzese ed irrilevanza delle stesse anche per la posizione di Marco Abbruzzese». Che per il pubblico ministero invece rappresentano «due indicazioni precise e di straordinaria valenza probatoria, ma che la Corte non ha sufficientemente considerato».
Marco Abbruzzese, meglio conosciuto come “Lo Struzzo” è stato condannato a 4 anni per l’occultamento del cadavere di Luca Bruni. Secondo il pm Vito Valerio «Bruzzese, regista dell’omicidio non partecipa all’esecuzione (…) e sa per aver egli dettato le direttive (ed aver ricevuto successivamente conferma di quanto fatto) che Marco Abbruzzese era lì sul posto ed armato, all’insaputa degli esecutori e per la sicurezza di Maurizio Rango, cioè per intervenire sia nel portare a compimento l’omicidio di Bruni laddove Lamanna – amico della vittima – si fosse all’ultimo tirato indietro e sia nel proteggere lo stesso Rango», in caso di agguato da parte dello stesso Lamanna. «Quale contrasto si rinviene tra quanto detto da Bruzzese e quanto riferito dagli esecutori?», si chiede il pubblico ministero. Ed ancora «la Corte di Assise deprezza apoditticamente anche il contributo dichiarativo offerto dagli altri collaboratori di giustizia per essere gli stessi troppo generici e/o comunque de relato in ordine alla partecipazione degli imputati all’omicidio». In definitiva, il pm chiede alla Corte d’Appello di Catanzaro la riforma della sentenza della Corte d’Assise di Cosenza e di affermare la penale responsabilità di entrambi gli imputati.
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