Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

il contributo

«Una giustizia giusta passa anche dalla salute in carcere»

«E’ di pochi giorni fa la notizia dell’ennesima aggressione ai danni di alcuni agenti di polizia penitenziaria da parte di un detenuto presso la casa circondariale di Cosenza; la denuncia è partit…

Pubblicato il: 08/07/2022 – 14:18
di Mariella Pecora*
«Una giustizia giusta passa anche dalla salute in carcere»

«E’ di pochi giorni fa la notizia dell’ennesima aggressione ai danni di alcuni agenti di polizia penitenziaria da parte di un detenuto presso la casa circondariale di Cosenza; la denuncia è partita dal sindacato Polizia e Giustizia che, attraverso le parole della vicesegretaria generale Torella, ha fortemente stigmatizzato l’accaduto. Le cronache, non solo calabresi, sono piene di notizie analoghe, in ogni luogo dello Stivale. Narrano di carceri affollate e di continue aggressioni ai danni del personale di polizia e dei sanitari che li hanno in cura. Aggressioni che si sono fatte sempre più frequenti anche nelle carceri minorili. Accanto a questi fenomeni, atti di autolesionismo, ai quali far fronte. La vicenda cosentina mi ha indotto, trattandosi di un detenuto psichiatrico, alcune riflessioni sulla condizione dei detenuti, ed in particolare sulla condizione dei detenuti psichiatrici in Calabria. L’assistenza sanitaria dei detenuti è compito delegato dallo Stato alle Regioni attraverso le Aziende del SSR, fatto questo assolutamente recente- precedentemente al 2008 l’assistenza sanitaria nelle carceri era compito del Ministero della giustizia senza il contributo del Ministero della salute- rivestendo anche un carattere sociale, se è vero che la maggior parte dei detenuti appartiene a ceti sociali disagiati con un difficile accesso alle cure: diventa la detenzione il primo luogo ove ricevere assistenza sanitaria, mettendo in pratica così il concetto di equità sociale. Il passato ancora recente racconta di ospedali psichiatrici giudiziari dove i detenuti erano destinati spesso all’ergastolo bianco, un internamento infinito privo di qualsiasi funzione riabilitativa. Una Commissione d’inchiesta del 2011 ha sancito il fallimento del modello di cura degli OPG decretandone la chiusura -entro il 31 marzo 2015- e la loro trasformazione in R.E.M.S , residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Una recente sentenza della Corte Costituzionale ha ribadito come l’assegnazione alla R.E.M.S sia, comunque, una misura di sicurezza disposta dal giudice penale. In una R.E.M.S la gestione interna è di esclusiva competenza sanitaria mentre la parte perimetrale è affidata al servizio di vigilanza e sicurezza organizzato dalle singole Regioni in accordo con le Prefetture. Il rischio principale delle R.E.M.S. è che nel loro interno si riformi un microsistema di tipo carcerario gestito però da personale socio – sanitario; questo può portare a confusione e ad una gestione poco adeguata. In Calabria esiste una sola R.E.M.S , sita in Santa Sofia d’Epiro; nel resto d’Italia se ne contano all’incirca una ventina, e con quelle di prossima attivazione –compresa quella di Girifalco, la cui apertura si attende nelle prossime settimane- si arriverà a trenta. I posti letto in Calabria, mentre scrivo, sono venti, per come prescritto dalla legge, una goccia nell’oceano delle necessità di cura di questi soggetti. E’ evidente come allora nelle carceri, non solo calabresi, ai problemi di sovraffollamento si sommino problemi di forzosa coesistenza negli istituti di detenzione anche di soggetti che –al di là dello scontare la pena- avrebbero bisogno non solo di cure, che vengono comunque garantite; ma di un approccio riabilitativo globale che, al contrario, non viene loro garantito. E di tutto ciò i cittadini portano il peso sociale: un detenuto psichiatrico non trattato adeguatamente tornerà in società con il suo carico sanitario e –appunto-sociale che ricadrà sulle robuste ma provate spalle dei nostri disomogenei SSR. Diverse delegazioni di deputati calabresi del Pd si sono fatte negli anni carico di tali problematiche, visitando le carceri calabresi in giorni simbolicamente dedicati al riposo come il ferragosto; è nota l’attenzione riservata dal Pd ai temi della giustizia, ed alla necessità che le misure restrittive della libertà abbiano come fine ultimo il recupero sociale del soggetto che ha commesso il crimine.​ Il recente ”disco verde” alla Camera alla proposta di legge del deputato Pd Siani che prevede misure alternative alla pena detentiva in carcere per le mamme di figli molto piccoli è una importante conquista di civiltà; ora si attende il passaggio al Senato (che dovrebbe essere una formalità). Sebbene esistano già misure quali gli istituti di custodia attenuata, non sono questi la soluzione ottimale: il Partito Democratico vigili affinché vengano garantiti i diritti delle bambine e dei bambini a non restare in carcere qualora la propria mamma fosse sottoposta a detenzione».

*Membro della Direzione Regionale Pd Calabria

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x