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«In Calabria i farmaci arrivano in ritardo». Il rettore della “Magna Graecia” mette a confronto le Regioni

De Sarro ospite di “20.20” affronta il tema dei ritardi nell’accesso alle cure. «Troppa burocrazia, serve un nuovo modello». La difesa dei professionisti calabresi: «Abbiamo e formiamo eccellenze c…

Pubblicato il: 09/07/2022 – 13:57
«In Calabria i farmaci arrivano in ritardo». Il rettore della “Magna Graecia” mette a confronto le Regioni

LAMEZIA TERME I ritardi nell’accesso alle cure, come raggiungere l’equità a livello nazionale e le opportunità impresse dal Pnrr saranno al centro di un importante incontro promosso per il prossimo 12 luglio dall’Università della “Magna Graecia” di Catanzaro nella sede dell’ateneo (vedi sotto). “Qualità e accesso alle cure, Regioni a confronto”, questo il titolo dell’iniziativa che porterà nell’ateneo le esperienze nel settore da tutto il territorio nazionale.
Anche di questo ha parlato il magnifico rettore dell’Università “Magna Grecia” di Catanzaro Giovanbattista De Sarro, ospite di Danilo Monteleone in una puntata speciale di “In primo piano”, il talk di approfondimento andato in onda ieri sera su L’altro Corriere Tv (canale 75 del digitale terrestre).
I temi sono stati quelli che caratterizzano l’università, il sistema sanitario nella nostra regione e non solo. A partire dagli effetti del post pandemia. «Sono stati due anni abbastanza complicati – ha esordito il rettore – per un’evenienza rarissima che naturalmente ha creato problemi in tutto il mondo e che la Calabria ha affrontato bene. Credo che ne siamo usciti un pochino tutti a testa alta dando anche disponibilità a pazienti di altre regioni. Ci ha aiutato tanto anche la natura e cioè l’avere un minore inquinamento rispetto ad altre zone d’Italia, così come è stato determinante mangiare del cibo più genuino».

Ritardi nell’accesso alle cure

La sanità calabrese, come del resto quella di altre parti d’Italia, soffre di alcuni ritardi proprio nell’accesso all’utilizzo dei farmaci. «Da diversi anni ormai – ha reso noto Giovanbattista De Sarro – rappresento la Regione nel comitato scientifico dell’Aifa, ossia l’organismo che decide quali farmaci, già testati dall’Ema, vengono a essere disponibili sul territorio italiano. La cosa che più mi rammarica – ha spiegato il rettore – è che quando un farmaco è stato approvato e quindi è “uscito” in Gazzetta Ufficiale, i cittadini calabresi che pagano le tasse come gli altri cittadini d’Italia hanno la disponibilità dello stesso in ritardo rispetto ad altri. Questo perché la burocrazia, che è presente non solo in Calabria, ritarda questa disponibilità. Quindi qualcuno che ha maggiori potenzialità economiche va fuori regione in un centro del Servizio sanitario nazionale e là può avere più facilmente la disponibilità del farmaco. Ma la cosa che dispiace ancor di più – ha rivelato De Sarro – in questo circolo vizioso è che quel farmaco lo paghiamo sempre noi. E questo si traduce in circa in 300 milioni di euro che noi versiamo ad altre regioni. Sono risorse che togliamo ai nostri concittadini e alla nostra sanità che durante il Covid penso abbia dimostrato di essere uguale alle altre sanità delle regioni d’Italia. Il fatto che il Covid ha di fatto impedito l’emigrazione sanitaria ha reso possibile riscoprire che in Calabria ci sono degli ottimi medici a tutti i livelli».

L’ottima prestazione della sanità Calabrese nel periodo Covid

Il rettore ha tenuto a precisare che questa buona performance della sanità calabrese in periodo Covid non si è registrata «soltanto in strutture legate all’Università, ma in qualsiasi ospedale calabrese che ha messo in mostra tutte le sue potenzialità. I sacrifici che sono stati fatti durante il Covid – ha ricordato il rettore – non penso siano differenti da quelli affrontati da altre regioni in Italia. Ad esempio è emerso che qui la contagiosità all’interno dei Pronto soccorso è stata differente dagli altri, forse anche perché probabilmente gli altri ci hanno dato qualche informazione in più, ma penso anche perché in caso di emergenza come tutti i meridionali siamo molto bravi. E questo è vero se poi consideriamo che altre regioni operano con mezzi, strutture e apparecchiature che qui non abbiamo, ed è un peccato che sia così. Se avessimo queste apparecchiature anche il cittadino avrebbe maggiore fiducia».
Il rettore ha quindi parlato delle possibilità offerte dal Programma operativo regionale in merito alla dotazione di mezzi e infrastrutture proprio all’interno delle strutture sanitarie. «Questo è il percorso migliore che si poteva scegliere – ha assicurato De Sarro –, ossia dotare le strutture ospedaliere, ma anche i poliambulatori del servizio sanitario regionale, di nuove strutture. Sono strutture molto sofisticate: ci porteranno a coinvolgere di più i giovani che formiamo, nella speranza che, dopo averli formati, possiamo trattenerli in questa regione».

Giovani specialisti che vanno altrove

A proposito di giovani e di formazione, il consiglio regionale si è recentemente espresso sulla possibilità di un’assunzione pur in assenza di una specializzazione. Il rettore ha tenuto a sottolineare che spesso gli specialisti preferiscono andare in altre regioni «perché il più delle volte hanno l’opportunità di avere un posto a tempo indeterminato per il quale qui dovrebbero attendere. Tutti gli anni di commissariamento della sanità calabrese hanno portato un depauperamento delle forze giovani della nostra regione che sono finite anche in regioni vicine come la Campania, la Basilicata, la Puglia, o la Sicilia».
Occhiuto vorrebbe chiedere al governo la possibilità di inserire una premialità, una incentivazione economica. Secondo De Sarro è una delle strade percorribili. «Sono pienamente favorevole – ha evidenziato il rettore –. In Calabria mancano soprattutto i medici di pronto soccorso, ambito dove c’è una maggiore responsabilità, quindi è giusto che chi sceglie di lavorare in questo reparto abbia un’indennità maggiore perché ci sono dei rischi differenti. Per esempio anche gli anestesisti e i chirurghi hanno dei rischi maggiori rispetto a discipline in cui l’atto medico è più semplice. E allora è giusto differenziare. Questo naturalmente può essere differenziato. Lo è già da diverso tempo anche in altre parti d’Italia dove il direttore generale può differenziare i contratti in base all’impegno e ai risultati che portano i primari di ogni reparto».

Le diverse esperienze regionali a confronto

Secondo De Sarro ci sono evidenze tra i diversi sistemi sanitari regionali che meritano di essere raccontate. «Le regioni a noi contigue – ha analizzato il rettore – sono la Basilicata e la Sicilia. Loro hanno affrontato il problema dei farmaci, in parte, in maniera comune e, in parte, differente, rendendo i farmaci più prontamente disponibili. Hanno cioè superato quella burocrazia che c’è ancora anche in altre regioni, e non sono in Calabria, e che prevede di fare delle richieste all’interno dell’ospedale, poi di trasmettere il prontuario terapeutico ospedaliero in Regione che poi si deve riunire e così via… Naturalmente tutto ciò richiede molto tempo e lo Stato, intanto, ha reso disponibile già il farmaco su tutto il territorio nazionale. La cosa più semplice è che sia direttamente l’ente Regione che va a scegliere se il farmaco è utile o meno al territorio e poi vada essa stessa al confronto con le industrie per poterlo acquistare nel più breve tempo possibile. L’acquisto di nuovi farmaci, in alcune situazioni, fa sì che si risparmi sulla spesa per alcune patologie. Perché i nuovi farmaci dovrebbero essere più sicuri e penso che, al contempo, si cerchi di abbattere il più possibile i prezzi in quanto si devono rispettare gli standard a livello europeo».

Emergenza-urgenza a Germaneto

Il rettore ha chiarito anche quali sono state le difficoltà affrontate dell’ospedale hub di Catanzaro negli anni di emergenza sanitaria. «Questi due anni sono stati gestiti – ha riferito De Sarro – cercando di preservare tutta la parte assistenziale. Si pensi che, nella struttura, da 4 posti letto di malattie infettive si è passati a 60 posti letto e che, inoltre, sono stati aumentati di 6 unità quelli della rianimazione. Mi sembra che abbia fatto veramente dei grossi sacrifici e voglio ringraziare tutti i colleghi perché ognuno ha ridimensionato i posti letto e i medici dando un supporto a 360 gradi alle malattie infettive. Questo reparto ha fatto lo sforzo maggiore. Senza il geriatra, senza lo specialista in malattie dell’apparato respiratorio, senza il cardiologo, senza l’anestesista, senza il neurologo e potrei mettere tanti altri specialisti, questo reparto non avrebbe potuto lavorare. Tutti i colleghi hanno collaborato ed è stata una cosa sicuramente bella. Hanno dimostrato, docenti e studenti, di sapersi adattare. I nostri specializzandi, intanto, quelli che lavoravano nei centri Covid sono andati via a malincuore, alcuni in strutture importanti come Pavia. Fa rabbia perché se hanno vinto il posto lì, significa che erano i migliori e sono andati via dalla Calabria».

Parere favorevole su “Azienda zero”

Il rettore vede di buon grado la scelta del commissario Occhiuto di guidare la sanità attraverso “Azienda Zero”. «Potrebbe servire a ottimizzare la spesa sanitaria – ha spiegato De Sarro – e migliorare anche le scelte perché se la regia è unica a livello regionale penso che forniranno tutte le strutture con i migliori strumenti e le migliori apparecchiature. Prima questo dipendeva molto dalla singola azienda. Se invece abbiamo tutti la possibilità di avere una Ferrari perché non utilizzarla?», dice il magnifico con una metafora.
Il rettore si è anche espresso su un eventuale processo di unificazione sanitaria a livello accademico in Calabria. «È una situazione che andrebbe a ottimizzare – ha precisato De Sarro – tutte le realtà che ci sono in Calabria dal punto di vista della sanità calabrese. Credo di essere uno dei pochi che ha cercato di integrare anche gli altri Atenei. Ad esempio ho attivato 3 corsi inter ateneo a Reggio Calabria, dando una mano a quegli studenti a non attraversare lo Stretto e contribuendo anche ad aprire un altro corso di medicina con indirizzo differente dal nostro».
De Sarro ha anche chiarito le difficoltà nel realizzare il Dipartimento di emergenza urgenza a Germaneto. «Per poter fare un dipartimento di emergenza urgenza – ha premesso il rettore – ci vogliono risorse e le nostre che arrivano all’Azienda ospedaliera con 298 posti letto sono inferiori alle risorse che vengono date al Pronto soccorso dell’Ospedale pugliese Ciaccio. Non possiamo attivare un pronto soccorso senza risorse – ha detto a chiare lettere De Sarro –. Quali sono le risorse? Maggior numero di medici e di paramedici, aumentare anche i turni e tutta una serie di interventi che ha un costo che, naturalmente, col misero budget che ci viene dato noi non possiamo garantire. E c’è da considerare un’altra cosa: quanto vuole investire la Regione in questa emergenza-urgenza? Perché si tratta di un costo in più essendo a otto chilometri di distanza da un altro Pronto soccorso».

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