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«Il narcisismo ci pervade… ma non troppo»

Qualche giorno fa questo giornale ha avuto il merito di intervenire su una questione di sempre più stringente attualità, quella del narcisismo (mi riferisco all’articolo di Mario Campanella Il nar…

Pubblicato il: 11/07/2022 – 11:29
di Cinzia Levato
«Il narcisismo ci pervade… ma non troppo»

Qualche giorno fa questo giornale ha avuto il merito di intervenire su una questione di sempre più stringente attualità, quella del narcisismo (mi riferisco all’articolo di Mario Campanella Il narcisismo, la sindrome che ci pervade). È vero, forse negli ultimi tempi si sta esagerando a considerare il narcisismo come un fenomeno pervasivo, che permea il nostro modo di rapportarci agli altri individui e alla società in generale. È indubbio che in ogni ambito della vita contemporanea questa modalità di porsi e di interagire è predominante, incoraggiata dall’uso sempre più smodato dei social. Ma occorre essere cauti e fare delle distinzioni. Un conto è il narcisismo inteso come puro esibizionismo, volontà di collocarsi al centro dell’attenzione, altro è il disturbo narcisistico di personalità vero e proprio. 
Secondo il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) affinché questa sindrome possa essere diagnosticata devono essere presenti almeno cinque elementi, tra i quali un senso grandioso di importanza, una richiesta eccessiva di ammirazione, lo sfruttamento dei rapporti interpersonali e, soprattutto, la totale assenza di empatia. Certamente, non è corretto  tentare di spiegare il fallimento di molte relazioni sentimentali attraverso il narcisismo, anche se questo potrebbe risultare utile per attribuire un significato a qualcosa che magari non ha un senso né una spiegazione, vista la caoticità all’interno della quale oggi si dipanano molti rapporti amorosi. Ma, come dicevo, bisogna essere prudenti. 
Il disturbo narcisistico di personalità è poco diagnosticato perché chi ne è affetto quasi sempre è del tutto inconsapevole di soffrire  di questa sindrome e, dunque, non pensa minimamente di recarsi dallo psicologo per farsi aiutare. Le ripercussioni sulla vita di molte persone, in particolare donne (anche se il fenomeno riguarda, sia pure in quantità minore, anche gli uomini) sono gravissime e nefaste. I narcisisti mettono in atto precise tecniche di manipolazione che mirano a rendere la vittima del tutto dipendente e la privano della volontà di riprendere in mano le redini della propria vita. Queste tecniche vanno dal love bombing iniziale (bombardamento d’amore) alla svalutazione e allo scarto finale. Lo scopo è l’annientamento della vittima, la distruzione della sua autostima (tutto finalizzato unicamente a garantire al narcisista la sua dose giornaliera di approvigionamento energetico). La vittima non tenterà neppure di sfuggire al suo narcisista perché ormai all’interno di una vera e propria relazione tossica che crea dipendenza e perché sopraffatta dalle infinite manipolazioni subdolamente messe in atto dal narcisista (per citarne solo una, il gaslighting, che mira a disorientare la preda e a farla dubitare delle sue percezioni). Risulta sempre più evidente che esiste una stretta correlazione tra il disturbo narcisistico di personalità e il femminicidio che, in molti casi, è solo l’ultimo tragico atto del dramma di una relazione tossica.
Questi individui malati di narcisismo dovrebbero essere intercettati e aiutati a curarsi, perché il loro  comportamento aberrante affonda le sue radici in qualche trauma infantile e nel rapporto disfunzionale con le figure di accudimento. Ben venga, quindi, se di questo argomento si parla, certo non sempre correttamente, sui social (Facebook, YouTube) dove proliferano video di psicologi che mettono a disposizione le loro conoscenze e esperienze per fare opera di divulgazione. Ben venga se qualche volta le informazioni sono un po’ approssimative. L’importante è che se ne discuta. I danni arrecati alle persone sul piano psicologico e non solo sono incommensurabili e spesso irreparabili, le sofferenze procurate insostenibili. Occorre quindi diffondere quanto più è possibile la conoscenza di questo fenomeno (qualcuno si è spinto a definirlo la peste del secolo). Un ruolo di primo piano dovrebbe essere svolto dalle istituzioni, che sono chiamate a mettere in atto tutte quelle strategie utili a sensibilizzare l’opinione pubblica su una questione di cui si sentirà sempre più parlare.

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