CATANZARO Un confronto a più voci sull’accesso alle cure e le sue disparità. Un passaggio necessario per arrivare all’elaborazione di un nuovo modello. Il percorso (ve ne abbiamo parlato qui e qui) è arrivato al suo primo momento di sintesi negli spazi dell’università Magna Graecia di Catanzaro nel convegno “Qualità e accesso alle cure”, che ha messo sul tavolo le esperienze istituzionali delle realtà del Meridione.
Per Giovanbattista De Sarro, rettore dell’ateneo che ha ospitato l’incontro, «è una giornata aperta al confronto tra realtà meridionali che condividono probabilmente le stesse problematiche. Speriamo sia l’inizio di una collaborazione con regioni vicine che così facendo possono dare una svolta alla problematica dell’accesso alle cure». Il magnifico della “Magna Graecia” ha espresso la propria valutazione del rettore sulle decisioni intraprese dalla Regione, che vanno verso la “sburocratizzazione”: «Sono meravigliato e contento di questo Dca che ha preso molti spunti soprattutto dalla Campania e dalla Sicilia, secondo me sarà una grossa novità affidata a dei giovani, la farmaceutica è affidata alla giovane dottoressa Rita Scarpelli, e speriamo che la gioventù possa servire ad accelerare il tutto».
Scarpelli, responsabile del settore farmaceutico per la Regione Calabria spiega che «il percorso intrapreso è quello di ridurre la burocratizzazione che abbiamo avuto fino ad oggi sull’inserimento dei farmaci in prontuario, quindi accelerare l’inserimento e l’accesso alle cure per i pazienti. Abbiamo adattato il modello previsto dalle altre regioni nel contesto sanitario regionale calabrese e ci aspettiamo di accelerare sempre di più l’inserimento e garantire l’accesso al farmaco nel più breve tempo possibile. Da noi – continua Scarpelli – la commissione regionale rimane in supporto a quelle che sono le attività del settore farmaceutico, dall’inserimento del farmaco alla stesura delle linee di guida sull’appropriatezza prescrittiva per area terapeutica indicata specialmente per quelle categorie di farmaci fortemente impattanti sulla spesa farmaceutica. Rimane come strumento di supporto per tutte le attività settore farmaceutico».
Filippo Mancuso, presidente del consiglio regionale spiega che «c’è una grande attenzione sulla sanità da parte di questo governo regionale. Adesso la sanità è in mano a un commissario che coincide con il governatore Occhiuto e si cerca di portare integrazioni alle norme che possano migliorare i servizi ai pazienti». Mancuso non nasconde che «l’accesso alle cure è molto lungo: dalla presentazione del farmaco alla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale sono circa 400 giorni, e poi da questo per farlo diventare prescrivibile ai malati passano ancora 10-12 mesi. Questo non è più possibile». Ricorda poi che ci sono farmaci «che molti calabresi sono costretti a farsi somministrare fuori regione. Paghiamo circa 300 milioni di euro per le prestazioni fuori regione. Con questo Dca si cerca di apportare correttivi che ritengo importantissimi affinché i calabresi abbiano l’accesso alle cure negli stessi tempi in cui li hanno i pazienti di altre regioni».
Infine, su una delle questioni più sentite nell’ambito della sanità Calabrese, Mancuso ribadisce: «Penso che integrare università e ospedale (si riferisce all’Ao Pugliese Ciaccio e all’Aou Mater Domini, ndr) sia una necessità per la nostra regione, sia per la qualità delle cure offerte sul territorio sia per salvaguardare l’università, le scuole di specializzazione che necessitano che producano i servizi agli ammalati».
Passaggio centrale nella giornata è il confronto tra le esperienze regionali, chiamate a relazionare sulla propria storia. Ugo Trama, dirigente per le Politiche del farmaco in Campania, spiega: «In Campania si è riformulato un tavolo di accesso alle cure farmacologiche e ai dispositivi medici. Un modello centralizzato e multidisciplinare che tiene conto delle peculiarità, le esperienze professionali, quindi centri di coordinamento. Pensiamo al Centro Farmacoeconomia e Farmacoutilizzazione che supporta la regione nelle valutazioni, nell’analisi dei flussi, perché abbiamo anche l’obiettivo del contenimento della spesa farmaceutica in appropriatezza e quello del Centro di Farmacovigilanza. Tutto questo si completa con una grande sinergia con la centrale di committenza acquisti, in Campania c’è la Soresa che ci supporta».
«La giornata di oggi è di grande interesse – spiega Trama –, ci confrontiamo tra regioni del Sud dove le criticità sono le stesse e dove, alla luce del Pnrr che vede un forte investimento sulle regioni del Sud, si può avere quel punto di partenza per rilanciare una sanità equa su tutto il territorio nazionale».
Il “caso Sicilia” viene illustrato da Pasquale Cananzi, responsabile del servizi di Farmaceutica. La Sicilia viene indicata come una regione che ha compiuto un percorso virtuoso sul tema. Per Cananzi le indicazioni positive derivano dal fatto che «la Sicilia nel 2019 ha fatto una scelta precisa, quella di garantire rapidamente l’accesso alle innovazioni alle terapie farmaceutiche e lo ha fatto abrogando la Commissione regionale del farmaco sulla considerazione che, dopo le valutazioni compiute dall’Agenzia europea dei medicinali e dall’Agenzia italiana del farmaco, risultava pleonastico porre in essere un ulteriore valutazione da parte di una ulteriore commissione. Quindi, a quel punto, è avvenuta la svolta perché le procedure risultano essere assolutamente più funzionali alle esigenze dei pazienti. A pochi giorni dalle determine dell’Aifa in Sicilia possiamo rendere disponibili farmaci. Sulla base di queste considerazioni nasce poi il confronto con le altre realtà regionali nella consapevolezza che fare rete, cercare sinergie diventa determinante per ottimizzare e fare una sintesi delle migliori pratiche».
Adele Emanuela De Francesco è, invece, la direttrice dell’Unità operativa di Farmacia del Policlinico universitario di Catanzaro. La manager riflette sulle più recenti scelte. «È importante considerare il percorso che è stato seguito fino ad oggi – dice – e che comunque vede la Regione dal 2009 impegnata in questo ambito. La Farmaceutica ha avuto sempre una grande attenzione da parte regionale anche da parte aziendale. Quello di cui ci si è resi conto era la necessità di semplificare percorsi e soprattutto sburocratizzare alcune alcuni meccanismi, anche se i farmaci sono stato sempre resi disponibili ai pazienti in Calabria. Ciò che è oggi più significativo è che, da questo momento in poi, i cittadini avranno un accesso più veloce alle terapie. Quindi l’obiettivo era quello di migliorare l’efficienza e l’efficacia. Tutto questo viene fuori da un confronto con altre regioni che avevano inserito alcune buone pratiche e hanno portato degli ottimi risultati. Sulla base di questo ci si è mossi per semplificare il processo anche in Calabria». La volontà è quella di rendere omogeneo il sistema regionale. «Altra vera novità – spiega De Francesco –, infatti, è l’unificazione. C’è un solo prontuario regionale e tutte le Aziende sanitarie provinciali e le Aziende ospedaliere fanno riferimento a quest’unico prontuario, sia per le capacità di accesso, che per le possibilità e le indicazioni sui prescrittori. Il prontuario, infatti, è soprattutto il sistema di governance clinica, non è un elenco numero di farmaci e dà anche indicazioni su chi può prescrivere una molecola anziché no».
Vincenzo La Regina, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliero-universitaria Mater Domini considera l’incontro tra esperienze regionali «un segnale per due ordini di motivi. Uno, perché si tratta di un segnale di grande civiltà e mi riferisco al fatto che non possiamo avere 20 sistemi sanitari, ma dobbiamo avere un sistema che rispetti i principi di egualità, equità e, soprattutto, opportunità per tutti all’accesso alle cure. Vedo tutto questo come una svolta che può segnare anche per la Calabria un secondo tempo. Cioè definire il ruolo dell’Università e quindi del Policlinico. Penso che esso deve riacquistare centralità e lo si può fare mettendo a sistema le belle esperienze che già ci sono, così come le persone e i professionisti di cui disponiamo. Bisogna ripartire dalle cose positive, mettendo al centro le esigenze del paziente. Occorre ridare dignità alla sofferenza». Riguardo alla presenza dell’università nel sistema, La Regina dice che «deve essere un valore aggiunto. L’università è sinonimo di ricerca e di innovazione per cui io penso che questo Policlinico debba riprendersi il suo ruolo che è quello del confronto sulle questioni che riguardano la scienza, di produrre delle novità e quindi anche la ricerca. Credo che questo sia un buon segnale. Partiamo dalle cose concrete e questo è un passo in avanti». (redazione@corrierecal.it)
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