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«Quella canzone memorabile e il lutto di Vasco»

«Nel rapporto dialogico tra amore e morte, la rockstar italiana esprime il meglio di sé, partendo da un lutto inesorabile e tangibile per trasformarlo in un vuoto esistenziale incolmabile reso tale…

Pubblicato il: 13/07/2022 – 8:47
di Mario Campanella*
«Quella canzone memorabile e il lutto di Vasco»

Ci sono poesie e canzoni che nascono come i fiori, vengono fuori già con le parole dice Vasco Rossi.
Non fu così per una delle sue più memorabili scritture, chiamata eloquentemente proprio Canzone, struggente testamento d’amore che, invece, fu partorita dopo un grande dolore.
Era il 1979 e Vasco aveva 27 anni. Era uscito dal limbo dell’anonimato ma tardava ad avere successo.
Il padre, camionista, che lo voleva vedere laureato, morì per un improvviso infarto.
Fu un colpo tremendo per il cantautore di Zocca.
La madre racconta che stette 15 giorni chiuso nella sua camera, sconvolto e disperato e ne emerse, improvvisamente, con un testo metafisico.
L’incipit era tutto dedicato al papà:”E nell’aria ancora il tuo profumo..” ma quella rappresentazione d’amore doveva virare su una storia d’amore diversa.
E così si espresse il sentimento perduto verso una donna che non c’èra più. 
Anche la frase successiva:”E questa sera nel letto metterò qualche coperta in più perché sennò avrò freddo senza averti addosso” raffigura la metafora della morte con la disperazione dell’amore perduto.
Il ritornello è un’evocazione di romanticismo puro: “È stato splendido, però, amarti” ma successivamente Vasco scrive uno strepitoso ossimoro forse mai completamente esaltato. 
Invoca: “Il destino splendido e crudele, crudele e splendido”, come causa di un amore indimenticabile che lascia, però, una cicatrice indelebile su di lui. 
Nel rapporto dialogico tra amore e morte, la rockstar italiana esprime il meglio di sé, partendo da un lutto inesorabile e tangibile per trasformarlo in un vuoto esistenziale incolmabile reso tale da un amore perduto. 
Canzone venne pubblicata solo tre anni dopo, il 1982, proprio l’anno che lo consacro al grande pubblico. 
Questo brano, raramente cantato negli ultimi tour, gli strappò lacrime inconsolabili in una delle consuete riunioni di prova in Puglia. 
Quelle lacrime che scesero dai suoi occhi profondi rimangono sospesi nel nostro pathos, tra amori smarriti e paure mai sopite. 

*Giornalista 

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