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Estorsione ai danni di un market a Cassano, tre condanne

Il Tribunale di Castrovillari ha pronunciato la sentenza nei confronti di Luigi Abbruzzese e Antonio Pavone. Rocco D’Amato condannato per lesioni

Pubblicato il: 14/07/2022 – 12:53
Estorsione ai danni di un market a Cassano, tre condanne

CASTROVILLARI Il Tribunale di Castrovillari, in composizione collegiale (presidente Giuseppa Anna Ferrucci, a latere Carmen Lodovica Bruno e Luca Fragolino) ha condannato Luigi Abbruzzese (difeso dall’avvocato Natasha Gardi) e Antonio Pavone (difeso dall’avvocato Rosetta Rago) alla pena di 6 anni e 2 mesi di reclusione comminando una multa di 5.200 euro e Rocco D’Amato (difeso dagli avvocati Filippo Cinnante e Gaetano Bernaudo) alla pena di nove mesi di reclusione per le lesioni e assolto per l’episodio estorsivo. Pena sospesa per quest’ultimo. Il pm per la posizione di Abbruzzese aveva invocato una pena pari a 14 anni di reclusione, mentre per Pavone una pena di 12 anni. Per D’Amato, la procura aveva chiesto 6 anni e 9 mesi.

I fatti

I tre, in concorso tra loro e con l’aggravante di aver agito in gruppo esercitando il potere mafioso, avrebbero minacciato ed aggredito due persone. Si tratta dei titolari di un market situato a Cassano allo Ionio. Le vittime avrebbero chiesto agli imputati la restituzione di 4.500 euro: somma dovuta all’acquisto di merce. Le parti offese avrebbero più volte sollecitato la restituzione del denaro senza successo e – dopo l’ennesima richiesta – gli imputati avrebbero «cagionato lesioni personali, provocando a O.F. un trauma cranico minore da contusione e ad O.M. una contusione toracica ed al volto ecchimosi all’orbita destra, oltre ad uno stato ansioso».

La difesa di Abbruzzese

Nel corso del dibattimento il pm ha definito Luigi Abbruzzese «il boss della zona». Il legale dell’imputato, l’avvocato Natasha Gardi ha avuto modo di sottolineare come il suo assistito «non abbia mai subito condanne per associazione di stampo mafioso, né tantomeno è stato indagato e/o imputato per reati di cui all’art. 416 bis c.p». La famiglia di Luigi Abbruzzese, matura un debito di circa 4.500 euro presso il supermercato di proprietà delle parti offese «avevano un conto aperto, venivano a fare la spesa avvolte pagavano a volte mettevamo sul conto (…) si si avevano un conto aperto che poi saldavano». Privilegio concesso alla famiglia Abbruzzese poiché tra loro e una delle vittime vi era un rapporto di amicizia molto stretto. Il debito inizialmente non viene saldato e secondo la difesa di Abbruzzese, «l’unico modo per ottenere il denaro è quello di denunciare un fatto falso, lo scopo è impaurire Luigi e costringerlo a pagare il debito». I due titolari del market avranno modo di raccontare di un incontro avvenuto con lo stesso Abbruzzese. «Ci siamo chiariti, ci siamo visti al bar, abbiamo preso un caffè. Il giorno successivo siamo andati in caserma, a ritirare (la querela), e poi ci siamo chiariti e mi hanno dato i soldi». (f.b.)

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