LAMEZIA TERME Sindaco di Rende, assessore regionale alla Cultura, deputato e sottosegretario. È Sandro Principe l’ospite di Danilo Monteleone nel corso dell’ultima puntata del talk “20.20”, andato in onda ieri sera su L’altro Corriere Tv.
Il politico rendese di lungo corso esordisce analizzando le vicende giudiziarie che lo hanno colpito, da quel 23 marzo 2016 in cui viene posto ai domiciliari con l’accusa di corruzione elettorale aggravata e concorso esterno in associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetista, fino allo scorso 26 maggio, giorno dell’assoluzione nel processo “Sistema Rende” «perché il fatto non sussiste».
E poi, non mancano i grandi temi politici, una panoramica sugli ultimi 35 anni della storia di Rende ed un primissimo giudizio sull’azione amministrativa del presidente della Regione.
«Lo stato d’animo è quello di una persona che ha subito una via crucis – inizia Principe – un incubo. Oggi, analizzando la situazione, la vivo con maggiore serenità se penso al dolore che ho provocato ai miei cari. Questi sono accadimenti che fanno crollare le famiglie, ma per fortuna al mio fianco ho avuto persone che mi hanno molto sostenuto, compreso l’avvocato Sammarco che mi è stato vicino non solo da un punto di vista professionale ma anche e soprattutto umanamente. L’assoluzione, da una parte aumenta quella serenità, dall’altra accentua l’amarezza perché significa che in tutta quella storia non c’era nulla. Sono stato intercettato per sette anni, il processo è durato più di sei, per fortuna il sistema giudiziario ha gli anticorpi che sono rappresentati dalla magistratura giudicante che ha dimostrato nel mio caso, e in tantissimi altri, di essere serena, autonoma, di saper studiare le carte e di emettere sentenze giuste».
L’ex sindaco di Rende narra anche la genesi delle traversie giudiziarie. «Quando è iniziata la stretta finanziaria sui comuni, per cui era impossibile fare assunzioni, abbiamo deciso di esternalizzare alcuni servizi. I miei funzionari mi avevano suggerito di utilizzare le cooperative di tipo B, quelle che contemplano il 30% di persone disagiate, per tutta una serie di agevolazioni fiscali. Se si utilizzano cooperativa di tipo B chi le dirige è obbligato ad assumere persone disagiate e qualche ex detenuto. E questa è la prima questione dalla quale è scaturito il teorema contro di me. La seconda riguardava la stabilizzazione di 19 Lsu, un elenco fornitici dall’ufficio del lavoro. Tra questi c’era un signore che all’epoca aveva avuto vicende per materiale esplodente (che Principe definisce tric trac, ndr) sfociate in un procedimento giudiziario. Dalle due questioni si è tratto lo spunto per allestire un vero e proprio teorema, un abito su misura dopo aver scelto l’obiettivo. Si è voluto ipotizzare che a Rende ci fossero dei problemi ed il leader politico era la persona su cui puntare».
«Noi abbiamo realizzato una città dal nulla in 35 anni – racconta a seguire –. Abbiamo accolto anche l’Università della Calabria con grandi difficoltà, con l’esproprio di 250 ettari di terreno pur mantenendo la pace sociale. Per realizzare la città a Rende si sono eseguiti investimenti per miliardi di lire. Ebbene, per questo enorme compendio di lavori pubblici e privati, non c’è un’opera che abbia suscitato dei dubbi. Abbiamo realizzato opere anticorpi delle devianze: una trentina di istituti scolastici, musei, biblioteche, centro sociali, restaurato opere d’arte. Tutti elementi di contrasto alla cultura mafiosa».
Sandro Principe punzecchia, poi, Marcello Manna, nella doppia veste di sindaco e rappresentante dell’Ato. «L’impianto di città per fortuna è rimasto tale, ma mi auguro che l’attuale amministrazione non attui lo strumento urbanistico che ha predisposto, perché se fosse approvato si andrebbe a toccare l’impostazione e il disegno urbano della città che per il momento non è stato alterato. È stata, però, alterata la vivibilità della città, l’efficienza dei servizi, la pulizia, la raccolta dei rifiuti. Rende oggi non è più la città in cui non si vedeva una carta per terra. La raccolta differenziata ha trasformato i condomini in piccole discariche. E poi l’autorità che dovrebbe gestire il ciclo dei rifiuti, diretta dal sindaco di Rende, pur vantando le risorse necessarie non è riuscita a realizzare l’ecodistretto. Rende non è più quella di una volta sotto il profilo dei servizi, della visione sul futuro, della programmazione e della capacità di eseguire opere in modo tempestivo».
Tra le cose di “casa”, l’ex assessore regionale sottolinea la necessità di realizzare il nuovo ospedale di Cosenza nell’area universitaria. «La medicina di oggi – dice – non può prescindere dalla ricerca e dalle tecnologie. Con un’Università in cui si insegnano già le materie del primo triennio della laurea in Medicina, con a disposizione 250 ettari di terreno che permetterebbero di risparmiare notevolmente sugli espropri, scegliere Vaglio Lise è una visione miope, e non lo dico per questione di campanile, a Rende conviene e non poco Vaglio Lise. E poi la proposta Unical non è conflittuale con la facoltà di Medicina di Catanzaro. Oggi in Calabria servono 250 medici l’anno e Catanzaro ne sforna 110, 120».
Quando gli si chiede un giudizio sull’azione politica del governo regionale, Principe sottolinea subito «la stima per la persona».
«Siamo stati colleghi in consiglio regionale, io ero assessore alla Cultura, lui capogruppo dell’Udc. Ho applicato leggi patrocinate da Occhiuto, quindi stimo la persona. In lui vedo molta buona volontà, ma non conosco le persone di cui si circonda, non conosco la sua giunta. Dovremo valutare il suo governo più in là perché ad oggi siamo nella fase degli annunci ben confezionati da parte di un politico di vecchio corso. Occhiuto oggi deve passare ai fatti, è atteso da alcune grandi sfide sull’idrico, sui rifiuti e deve recuperare terreno nonostante i problemi della Calabria non siano di sua responsabilità».
«In sanità – sottolinea ancora Principe – noto che i suoi input vengono attuati con estremo ritardo. Dal primo giorno la Calabria ha gestito con grandi difficoltà la fase pandemica. In questi ultimi otto mesi qualche posto in più in terapia intensiva lo si poteva allestire. Non vorrei che alla lucidità ed alla lungimiranza del giovane presidente, non faccia seguito una organizzazione della macchina burocratico-amministrativa della Regione che deve eseguire le direttive della politica».
Principe presenta delle similitudini con i temi ambientali. «Se a settembre si aggredisce il problema dei fanghi, come ci si può accorgere a luglio che le pompe non funzionano?».
L’invito dell’ex sindaco di Rende è quello di «guardarsi intorno e rinnovare il più possibile la macchina burocratica della Regione perché se non risponde alla politica non si va da nessuna parte».
«Un tempo – sottolinea parlando del decadimento dei valori della politica – i partiti avevano un ruolo, l’Italia è stata la Repubblica dei partiti che l’hanno trasformata nella quinta potenza mondiale. C’erano percorsi, si partiva dai comuni e poi i migliori venivano proposti per le Regioni ed in Parlamento. Oggi mancano la formazione della classe dirigente e soprattutto i valori, le anime delle forze politiche, ovvero i programmi ed i progetti».
In questi anni si sono distinte «aggregazioni che sono soltanto dei comitati elettorali guidati da uomini soli al comando che preferiscono non approfondire le tematiche e che badano solo ad allearsi con altre piccole forze politiche con le quali non condividono nulla, non sono d’accordo su niente».
«L’esempio dettato da Pd e M5S è emblematico, in questa direzione. Letta parla di “campo largo” ma queste carenze nella formazione della classe dirigente sono una miscela esplosiva che ha portato all’attuale crisi del sistema politico italiano, testimoniato dall’astensione dell’elettore. Il centrodestra è in disaccordo su molti temi ma quando deve gestire il potere si compatta anche se ci sono differenze. Se il sistema elettorale resterà quello in vigore, e Salvini non lo vuole cambiare, allora la destra è destinata a vincere. Il centrosinistra mantiene un residuo di idealità ed a volte sulle questioni litiga e non pensa che litigando si perde il treno elettorale. Le differenze sono troppo marcate: Pd e Cinque stelle su Europa, nucleare, politica atlantica, gestione dei rifiuti hanno idee diverse. Quel “campo largo” è solo un soggetto per competere, ma l’elettore lo percepisce e se va votare preferisce chi si compatta mentre i vecchi aderenti del centrosinistra non condividono nulla e non vanno a votare. Parliamo oggi di populismo perché – conclude Sandro Principe – la sinistra ha perso il contatto con il popolo». (redazione@corrierecal.it)
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