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la saga dem

Il Pd a due teste di Corigliano Rossano: una con Stasi, l’altra contro (con vista sulla resa dei conti)

Il congresso ha esasperato da dicotomia interna ad un partito sempre più lontano dal popolo e la presenza degli stasiani ne ha accentuato le tribolazioni

Pubblicato il: 15/07/2022 – 9:36
Il Pd a due teste di Corigliano Rossano: una con Stasi, l’altra contro (con vista sulla resa dei conti)

CORIGLIANO ROSSANO Sono ore, giorni tribolati per il Partito democratico di Corigliano Rossano. Il congresso celebrato nei mesi scorsi ha sostanzialmente esasperato la dicotomia interna al partito, peraltro già logorato dalle correnti e dai veti incrociati di sempre. Un partito che non ascolta più il popolo e si infervora solo per la spartizione di poltrone, quasi fosse in una eterna partita a scacchi nella quale conta lo scacco al “re”. Il Pd locale è come se vivesse in un universo tutto suo, in cui l’unico obiettivo è l’incarico, il “grado” da esibire sul colletto.
D’altronde la storia si ripete da anni e non insegna nulla. Negli ultimi cinque lustri il Pd ha mostrato il peggio di sé: mancate partecipazioni alle elezioni, liste non completate, guerre fratricide, discutibili primarie, pacchetti di tessere, circoli solo sulla carta, accordi col centrodestra, esasperata autoreferenzialità, riunioni clandestine, inciuci anche fuori dalle mura.

Lo storico

L’effetto a tutto questo lo hanno offerto, negli anni, le urne. Alle ultime elezioni regionali i dem in città hanno ottenuto il 7,01%; alle regionali precedenti il 14,09% (ma concorreva Aldo Zagarese che da solo ha ottenuto più voti della tornata 2021); nel 2019 alle prime elezioni amministrative di Corigliano Rossano il partito non ha ufficialmente partecipato alla competizione, tradendo però candidato prescelto, Promenzio; alle Politiche 2018 a Corigliano l’egida dem ha racimolato il 10,29% ed a Rossano il 10,41%; alle ultime elezioni comunali di Rossano nel 2016, in una coalizione – nei fatti – di centrodestra il Pd ha raccolto l’8,59%; alle ultime amministrative coriglianesi nel 2013 il 10,9% ed ancora prima, nel 2009 alle elezioni vinte da Pasqualina Straface i democrat si erano apparentati con una fetta di centrodestra, rappresentata da Giuseppe Geraci, già sindaco e deputato di Alleanza nazionale, ottenendo un lusinghiero 15,94%.

Il “colpo di grazia”

Una babele, quindi, oggi inasprita dall’ingresso su quello scacchiere degli stasiani, un gruppetto di fedelissimi del sindaco di Corigliano Rossano tesseratisi nel corso dell’ultima campagna e rappresentati all’ultimo congresso cittadino dalla mozione Mariolina Cacciola, giunta terza al primo turno ma decisiva in fase di ballottaggio grazie ad un “accordo” col secondo classificato, poi eletto segretario, Franco Madeo.
L’entrata in campo degli stasiani – eterodiretti dal loro guru, accusato per giunta di aver tentato un’opa ostile, antipartitico per eccellenza, il quale da tempo ha metabolizzato l’idea secondo cui senza un partito alle spalle ben difficilmente potrà continuare a fare politica – ha definitivamente inferto il colpo di grazia ad un partito che si poggia su equilibri sottilissimi, già diviso da territorialità, personalismi, correnti, potentati.
La rappresentanza plastica dem, oggi a Corigliano Rossano, in fondo è abbastanza chiara: una creatura a due teste (principali): da una parte il segretario Madeo in combutta con l’ala stasiana e dall’altra l’area riconducibile a Giuseppe Tagliaferro che al primo turno aveva ottenuto la maggioranza dei voti congressuali. Totale? Il direttivo oggi esprime 17 esponenti dell’area Madeo-Cacciola, 13 invece sono con Tagliaferro, anche se ci sarebbe già qualcuno che sta prendendo le distanze dall’attuale segretario, dopo essere venuto a conoscenza dell’accordo con gli stasiani, sulla base dell’appoggio alla ricandidatura dell’attuale sindaco nel 2024.

La genesi congressuale

In fase precongressuale Mariolina Cacciola aveva incontrato sia Tagliaferro che Madeo. Il primo, pur disposto ad aprire al dialogo sui grandi temi della città non ha accettato la conditio sine qua non della ricandidatura del sindaco e dell’aperto sostegno alla risicatissima maggioranza Stasi in Consiglio comunale. A sostegno della mozione Tagliaferro, peraltro, ci sono due dei tre consiglieri comunali tesserati, Gino Promenzio e Aldo Zagarese, perni delle forze di opposizione. Immaginare i due appoggiare la maggioranza Stasi sarebbe fantascienza, un paradosso spazio-temporale, un viaggio nel multiverso.

La resa dei conti

Ad oggi, dopo le mille tribolate vicende attraversate dal Pd negli ultimi anni, il partito si può distinguere in due macro aree – ma con un’altra infinità di piccole altre al loro interno –: quella con il sindaco e quella contro, con una forbice strettissima (poco più del 50% da una parte, il resto dall’altra).
Sulla base di questi numeri – e con quello “storico” alle spalle – governare il Pd nei prossimi mesi sarà impresa titanica, anche perché pure tra chi ha sostenuto il neo segretario Madeo c’è una quinta colonna. Lo scontro sarà, poi, totale quando il partito dovrà schierarsi alle prossime amministrative e decidere se sostenere o meno la ricandidatura di Flavio Stasi nel 2024. Madeo pare abbia già ipotecato il partito che rappresenta, accettando – per essere eletto segretario – le condizioni degli stasiani; Tagliaferro – forte della spinta Zagarese-Promenzio – in rappresentanza dell’altra metà del partito, non ne vorrà sapere.

La doppia conferenza stampa

Per rendere, infine, l’idea dell’atmosfera che regna nel Pd coriglianorossanese, basterebbe considerare gli ultimi episodi della saga, l’indizione di una conferenza stampa – sabato scorso – da parte del segretario Madeo ed un’altra, convocata da Tagliaferro appena terminata quella di Madeo, per il lunedì successivo.
Insomma, tribolazioni di un Pd a pezzi, in estrema sintesi riassumibile in un partito a due teste, una con e l’altra – fifty-fifty – contro Stasi. (l.latella@corrierecal.it)

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