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Lavoro sommerso, in Calabria «un quinto degli occupati non è regolare»

Il report di Rome Business School. Al sud il tasso di lavoro irregolare sull’occupazione totale è del 17,5%

Pubblicato il: 15/07/2022 – 8:07
Lavoro sommerso, in Calabria «un quinto degli occupati non è regolare»

ROMA Rome Business School, parte di Planeta Formación y Universidades creato nel 2003 da De Agostini e dal Gruppo Planeta, ha pubblicato lo studio “Il lavoro in Italia: le sfide di dipendenti, imprenditori e startupper. Criticità, opportunità e trend futuri”. I ricercatori, Giacomo Salvanelli Crime Analyst e imprenditore esperto di innovazione, e Valerio Mancini, Direttore del Centro di Ricerca di RBS, analizzano lo stato dell’occupazione e il precariato in Italia nel contesto post-pandemico, l’importanza di sviluppare nuove skill e competenze per il mondo del lavoro 2.0, e gli scenari, le sfide e le opportunità del mondo delle startup in Italia. La crescita dell’occupazione italiana ha raggiunto nei primi mesi del 2022 livelli che non si vedevano da prima della pandemia. Confrontando il trimestre marzo 2022-maggio 2022 con quello precedente (dicembre 2021-febbraio 2022) si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 136mila occupati in più. Tuttavia, è aumentato fortemente il precariato, rimane il divario di genere, il 24,5% dei giovani sono oggi disoccupati ed è in continuo aumento il fenomeno delle “grandi dimissioni” (Istat). Se da una parte oltre 307 mila persone si sono congedate da un contratto a tempo indeterminato, il tasso di occupazione si attesta a marzo 2022 al 59,9%, ma non si tratta di un lavoro stabile. Effettivamente gli occupati in Italia sono oltre 23 milioni, più di prima della pandemia, ma di questi, i dipendenti a termine sono 3 milioni 150 mila, una cifra che non si si vedeva dal 1977.

Il dilemma del precariato irregolare

Secondo i dati dell’Inps, tra gennaio e marzo 2022 sono state attivate 1.865.000 assunzioni, con un aumento del +43% rispetto allo stesso periodo del 2021. La crescita ha interessato tutte le tipologie contrattuali, in particolare le assunzioni di stagionali (+113%) e intermittenti (+85%), seguite da contratti per il tempo indeterminato (+44%) e apprendistato (+43%). Si tratta quindi per la maggior parte di contratti che non offrono stabilità ai lavoratori. A confronto, gli aumenti nelle altre categorie di assunzioni risultano essere contenuti: tempo determinato (+35%) e somministrati (+29%). Allo stesso modo, sono in aumento anche gli irregolari. Un mondo parallelo che “vale” 202,9 miliardi di euro e rappresenta l’11,3% del Pil italiano. Secondo un di Confartigianato, è irregolare il 14% dei soggetti che svolgono attività indipendente (3.2 milioni), una quota che rappresenta il terzo settore più numeroso dell’economia italiana. Questi lavorano soprattutto nelle imprese artigiane, edilizia, estetica e autoriparazione. Il fenomeno del lavoro sommerso riguarda da vicino tutte le regioni italiane. Nel Mezzogiorno il tasso di lavoro irregolare sull’occupazione totale è del 17,5%, nel Centro Nord il 10,7% e nel Nord Est il 9,2%. In fondo alla classifica c’è la Calabria, dove non è regolare un quinto (21,5%) degli occupati, seguita da Campania (18,7%) e Sicilia (18,5%). Al contrario, il tasso più basso di lavoro irregolare (8,4%) si registra nella Provincia autonoma di Bolzano (Confartigianato, 2022). Nonostante ciò, nel Nord si annida il maggior numero di evasori che si fingono imprenditori. La classifica regionale vede in testa la Lombardia, seguita da Campania (121.200), Lazio (111.500) e Sicilia (95.600). A livello provinciale, Roma detiene il primato con 84.000 irregolari, seguita da Napoli (59.500) e Milano (47.400), sono lavoratori non sono autorizzati a esercitare, che non hanno seguito percorsi di formazione né hanno titoli o certificati professionali, e non danno garanzia sulla sicurezza e qualità del lavoro.

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