«Per ogni reggino che si dica tale, in questi giorni il pensiero non può che andare ai moti. Il 1970 ha segnato una delle pagine più brutte della storia di Reggio, è vero. Ma al contempo rappresenta, oggi come allora, anche la pagina più alta di orgoglio popolare reggino. È lì che abbiamo visto sprigionato in tutta la sua forza e passione lo spirito identitario di e verso questa Città. Spirito che col passare degli anni è andato affievolendosi sempre più… ciò nonostante, non credo affatto che sia morto e sepolto. È sopito. Lo intravedo nelle idee e nelle azioni di qualcuno, non di molti a dire il vero. Ma c’è. E va risvegliato! Complice di questo torpore misto a rassegnazione c’è sicuramente una gestione inetta e a tinte fosche dell’Amministrazione comunale, irreparabilmente colpevole. Reggio oggi si presenta distrutta, nella mente e nel corpo, dopo 8 anni di regime sinistroide (di cui 6 affiancati dal Governatore comunista “nemico di Reggio”), preceduti da un commissariamento altrettanto distruttivo, voluto anch’esso dalla Sinistra. Quelli che governano oggi sono coloro che 10 anni fa festeggiarono il commissariamento di Reggio, portandola sul precipizio. Quella fu chiaramente una “sentenza politica”, nel momento forse di massima popolarità nazionale raggiunta da Reggio, perché erano stati centrati obiettivi importanti dalla governance di allora del CentroDestra. Tra questi il riconoscimento dello status di Città metropolitana, oggi in mano a surrogati di già improvvisati politici. CentroDestra che ha dovuto ricostruirsi ripartendo dalle macerie, annientato da giochi di potere di cui oggi i reggini vedono i risultati e si spiegano tante cose. Ricostruzione che non è ancora terminata, sta avvenendo a suon di battaglie e diverse vittorie, molte delle quali ottenute persino dall’Opposizione. Mi riferisco, per esempio, all’Hospice Via delle stelle, salvato dal fallimento e per la prima volta accreditato con la Regione Calabria, a fronte del totale disinteresse dell’Amministrazione comunale e regionale targata PD; mi riferisco al G.O.M., eccellenza tutta reggina entrata a pieno titolo e da protagonista nella rivoluzione della Sanità regionale avviata dal Presidente Roberto Occhiuto; mi riferisco al Porto, fermo a piani di decenni e decenni fa, ma adesso coinvolto in un grande progetto di rinnovamento e totale stravolgimento con il Sistema portuale dello Stretto grazie anche ad un emendamento mirato promosso in Parlamento, da 15 milioni di euro; mi riferisco pure all’Aeroporto dello Stretto, destinatario per la prima volta di una mole di risorse economiche invidiabile (25+2 milioni di euro). Il ‘Tito Minniti’ merita qualche parola in più, in quanto mio pallino e principale cruccio, spesso bersaglio di facili ironie di leoni da tastiera e da telecamera. A Roma 2 anni fa, sfruttando l’occasione del lockdown, stavano per abbassare la saracinesca del nostro aeroporto, gli enti di competenza stavano per decretarlo “non operativo”, nella totale impotenza delle autorità locali. Lo abbiamo impedito e abbiamo ideato nel frattempo un grande progetto di cui forse non si è capita ancora la portata. Vorrei ricordare, a me in primis, che in questo frangente storico si sono susseguiti la morte del Presidente Jole Santelli, 2 elezioni regionali in 1 anno e mezzo, il Covid con 2 anni di lockdown, la crisi di Alitalia ed il subentro di ITA, il turbolento cambio degli assetti societari in Sacal. E allora, proprio oggi che la sfiducia dei reggini sull’argomento è massima, vorrei rilanciare con forza quanto già asserito nel recente passato, sentendomi dare del visionario: abbattimento delle limitazioni, ammodernamento dell’aerostazione, piano integrato di collegamenti con i porti di Reggio e di Messina, reinserimento del personale ex Alitalia, coinvolgimento di compagnie lowcost: saranno questi gli step che si concretizzeranno, grazie anche al nuovo corso politico regionale. Fiducia e pazienza. E orgoglio pure. Chiedo solo questo ai reggini. Non solo per l’Aeroporto. La Città è sull’orlo del baratro, però ancora non è perduta. C’è bisogno di un moto d’orgoglio, come quello che ebbero i nostri padri e nonni nel ‘70. Non nelle modalità ovviamente, ma nei cuori, nelle idee e nelle azioni. Mi piacerebbe che tornassimo tutti combattivi come allora, come si presentano i Bronzi di Riace, nostro simbolo per eccellenza nel mondo, che finalmente iniziano ad essere conosciuti bene, lanciati sui palcoscenici internazionali. Reggio, rialzati e combatti. Finché c’è volontà di combattere, c’è possibilità di vincere».
*Deputato di Forza Italia
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