PALERMO È giunto il momento di pensare al «Tribunale distrettuale. Noi abbiamo un pubblico ministero specializzato per reati di mafia. Sono necessari cinque anni perché un pm capisca cos’è la mafia, poi inizia a lavorare. Quando è divenuto bravo, dopo otto anni, e quindi ha acquisito potere viene mandato a fare procura ordinaria oppure, se vuole continuare a fare Dda, viene mandato in un’altra regione e si interessa di un’altra mafia che ha connotati completamente diversi». Nicola Gratteri, tra i relatori nella giornata organizzata dal Comitato direttivo centrale dell’Anm a Palermo per ricordare il sacrificio di Falcone e Borsellino, non si è sottratto a un’analisi di sistema sulla giustizia e le sue disfunzioni.
«Fare indagini sulla ‘ndrangheta, sulla camorra o su cosa nostra, sono tre cose diverse – ha detto il procuratore di Catanzaro –. E questo non lo ha capito il legislatore. E allora dobbiamo cominciare a pensare che se si lascia il vincolo degli otto anni, anche se io non sono d’accordo e la ritengo una regola anti aziendale, bisogna pensare a giudici specializzati. Ogni mattina partono dal mio ufficio sette macchine blindate con sette sostituti che vanno in sette tribunali, uno dei quali dista quasi due ore di macchina. Anche per un’udienza di un’ora, io ogni mattina perdo sette magistrati. Diventa impossibile, nei piccoli tribunali, fare processi di mafia. Nel Tribunale di Vibo in questo momento ci sono almeno sette maxi processi, ossia processi che si aggirano intorno ai 100 imputati. In questo momento solo a Vibo Valentia è talmente difficile formare i collegi che non c’è processo dove non vi siano tre, quattro istanze di ricusazione. Non si può andare avanti così, con questa spada di Damocle, se dopo un anno la Cassazione ritiene che un giudice non possa presiedere quel processo. Queste sono situazioni importanti e gravi delle quali gli addetti ai lavori dovrebbero assumersi le responsabilità. Pensiamo allora all’istituzione del Tribunale distrettuale e, di conseguenza, alla geografia giudiziaria. Perché non ha senso mantenere tribunali che distano 20 chilometri l’uno dall’altro. Cominciamo ad avere l’idea in Italia di creare dei tribunali medi, perché sono quelli che risultano mediamente più performanti».
Il procuratore ha portato l’attenzione anche sui vuoti d’organico perché «non si riesce a creare più magistrati rispetto a quanti vanno in pensione. Però il Csm continua ad autorizzare i fuori ruolo. Ma non applicati al Ministero della Giustizia, all’Ufficio legislativo, all’Ufficio ispettivo o al capo di Gabinetto. Ci sono magistrati che ho visto al Ministero portare fogli di carta. Non si può andare avanti così. Ci sono 250 magistrati fuori ruolo a fronte di un vuoto organico di più di mille magistrati. Non ci possiamo permettere questi lussi».
Il procuratore ritiene che «ancora abbiamo un po’ di legislazione antimafia in Italia, quello che in quest’anno non sono riusciti a smontare. Qui a Palermo noi oggi abbiamo portato in dote riforme come l’improcedibilità e la riforma delle carceri. Non hanno fatto in tempo a smontare altre cose – ha detto Gratteri riferendosi all’opera del governo –. Io sono favorevole alla rieducazione, sono favorevole al lavoro come forma di rieducazione, sono favorevole a creare mille bollati in Italia. Però non è possibile che in questo momento vengano trovati 28,6 milioni di euro per costruire le case dell’amore nelle carceri e non trovi i soldi per pagare i centri per i tossicodipendenti. Noi abbiamo le carceri piene di persone affette da disturbi mentali perché non ci sono le Rems (residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, ndr)». Secondo il procuratore se ci sono 28,6 milioni di euro vanno privilegiate situazioni come il recupero dei tossicodipendenti e la cura delle persone affette da disturbi mentali.
Riguardo al problema della criminalità organizzata in Europa, il procuratore di Catanzaro ha spiegato che due settimane fa ha incontrato, a Roma, alla Procura Nazionale due ministri olandesi, il ministro della Giustizia e quello per la Sicurezza. «Erano terrorizzati – ha detto Gratteri – perché in un anno gli hanno ucciso un avvocato, un giornalista e un collaboratore di giustizia. Ho detto loro che sono 30 anni che vado ad Amsterdam, a Rotterdam e vi dico che c’è la ‘ndrangheta. E voi non mi avete creduto». In Olanda, fa sapere il procuratore, hanno già stanziato 100 milioni di euro per costruire nuove carceri e sono pronti a fare qualsiasi riforma normativa. E sono venuti in Italia in cerca di suggerimenti. In realtà, ha fatto notare Gratteri, già 30 anni fa l’antimafia andava in Olanda a fare indagini e parlava di ‘ndrangheta. «Oggi vi parlo della mafia albanese che è la mafia emergente in Europa che discute alla pari con le organizzazioni criminali di Caracas, Santa Marta, Cartagena. È una mafia che parte da uno Stato estremamente corrotto, da cui è uscita potentissima e ricchissima, e ora è in joint venture con la ‘ndrangheta in Colombia, Bolivia e Perù. Stanno arrivando in Europa tonnellate di cocaina». In Olanda, inoltre, spiega Gratteri, c’è la Maffia, che «è la terza generazione di nordafricani, ferocissimi che stanno dominando pezzi dell’Olanda. E così è se noi pensiamo alla Germania. Si parla si sistemi europei». Carente però è la normativa che contenga l’espandersi del fenomeno criminale. «Se io vado in Germania e non c’è un limite al contante – è l’esempio portato da Gratteri – da Palermo posso andare a Francoforte con una valigia di soldi a comprare un’auto, nessuno mi chiede quei soldi dove li ho presi».
Le maggiori sigle internazionali di contrasto alle mafie – Eurojust, Europol, Interpol – risiedono lontane dall’Italia, fa notare Gratteri. Si trovano tutte e tre in Olanda. «Questo fa capire la debolezza dell’Italia sul piano europeo», ha detto Gratteri. La stessa sede del progetto ICan (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) si trova a Lione, in Francia. «Ma non vi sembra ridicolo? – chiede il magistrato – E queste cose accadono nel silenzio assordante di tutti. Nessuno prende posizione. Nessuno dice nulla». (a.truzzolillo@corrierecal.it)
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