COSENZA «Vogliamo essere i primi in Italia a sperimentare la nascita di un Polo di Innovazione che interpreti il sentimento della ricerca sul dolore, un centro di eccellenza capace di soddisfare i bisogni dei cittadini su tutto il territorio nazionale, ma anche di rispondere ai bisogni di tutti gli italiani che oggi non hanno un luogo a cui rivolgersi se colpiti da malattie dolorose croniche ad alta complessità». Così, al Sole 24 Ore, il dottor Francesco Amato, che dirige l’Uoc Centro Hub di Terapia del Dolore della Regione Calabria. Il Centro gestisce e tratta tempestivamente e in maniera globale il dolore che va considerato, come dichiara il prof. Amato, «un’esperienza personale. Pertanto bisogna tener conto dei fattori biologici, psicologici e sociali che lo caratterizzano».
«Il nostro approccio interventistico predilige le terapie cosiddette minimamente invasive – spiega ancora Amato -. Per esempio, la microchirurgia del rachide cervicale, lombare e dorsale per il trattamento di crolli vertebrali, per la discopatia degenerativa o erniaria, per la sindrome da dolore post chirurgico non responsivo a terapia farmacologica nonché l’applicazione della radiofrequenza». I Centro Hub punta a migliorare l’efficacia della terapia nel breve e nel lungo periodo utilizzando dispositivi di ultima generazione come i neurostimolatori midollari. Approccio che apre opportunità inesplorate in pazienti che non hanno al momento opzioni terapeutiche come, per esempio, gli oncologici, e migliora i risultati sulle attuali indicazioni cliniche.
Il Centro Hub Regionale di Terapia del Dolore – Presidio Ospedaliero “Mariano Santo” mette a disposizione dei pazienti affetti da patologie con dolore cronico una piattaforma per la gestione di attività di Televisita e Telemonitoraggio. Strumento per rafforzare il legame tra il paziente e il medico che lo segue all’inizio, durante e dopo nella continuità assistenziale. «Nuove frontiere, nell’ambito della telemedicina, si apriranno anche grazie all’avvento sul mercati di device in grado di essere gestiti da remoto – conclude il prof. Amato -. Questi processi di remotizzazione di cura consentono al paziente di curarsi a domicilio».
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