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«Caro Gratteri, intervenga lei»

Caro dott. Gratteri,mi rivolgo a lei proprio nel giorno in cui si celebra il martirio di via D’Amelio, che fu la conferma della deflagrazione dello Stato, colpito a morte dalla mafia ma anche dall…

Pubblicato il: 19/07/2022 – 10:05
di Mario Campanella *
«Caro Gratteri, intervenga lei»

Caro dott. Gratteri,
mi rivolgo a lei proprio nel giorno in cui si celebra il martirio di via D’Amelio, che fu la conferma della deflagrazione dello Stato, colpito a morte dalla mafia ma anche dalle misteriose concussioni che penetrarono nell’apparato pubblico e che dettarono impunemente l’agenda di un Paese amorfo e privo di anticorpi.
A distanza di 30 anni la mafia, nelle sue varie declinazioni lessicali, è tutt’altro che estinta, capace di azioni anche clamorose che mostrano una certa spavalderia e la consapevolezza di essere ancora tristemente in vita.
Succede che a Trebisacce, nell’ambito dei lavori del megalotto della 106, da mesi le imprese interessate ai lavori siano oggetto di intimidazioni consistenti, che comprendono anche la devastazione di mezzi, presumibilmente per la colpa di non voler pagare le tangenti o, ipotesi collaterale, di non affidare i subappalti alle famiglie ‘ndranghetistiche.
È assai evidente che la competenza su questi fatti appartenga alla Dda che lei dirige ed è anche probabile che lei se ne stia interessando, com’è suo costume.
Non appartengo alla pletora di quelli che la blandiscono, seppure io sia consapevole del suo valore, né voglio negare la nefasta compresenza dei poteri politici nell’azione di strozzamento dell’economia calabrese negli ultimi 50 anni.
Parecchi anni fa, proprio a Cosenza, un appartenente alle famiglie mafiose mi disse che il loro prezzo era di gran lunga inferiore a quello pagato ai politici che determinavano l’aggiudicazione degli appalti.
Quello che succede a Trebisacce, denunciato coraggiosamente dalla Cgil e segnalatomi dalla giovane dirigente del Pd, Emanuela Mundo, sovverte il principio di sovranità democratica e consegna segmenti della regione alla prepotenza delle ‘ndrine.
L’impresa Laino sta portando coraggiosamente avanti i lavori ma mi chiedo fino a quando sarà possibile. L’arrogante sentimento di superiorità della ndrangheta fa sì che gli episodi di intimidazione non si fermino. Vogliono la tangente e la vogliono ad ogni costo.
Lo Jonio è stato incredibilmente privato del Tribunale e della Procura, nonostante rappresenti un’area demografica, economica e culturale rilevante.
È necessario che intervenga lei e che il Prefetto rafforzi la vigilanza sui cantieri per evitare che si affermi il nefasto principio definito da Sciascia :”Tacendo, tacendo campar”, base essenziale dell’omertà siciliana.
Diamo una speranza concreta a chi si ribella alla ‘ndrangheta e costruiamo insieme quella cultura della legalità che deve interessare tutti i corpi sociali della Calabria
Mi rivolgo a lei proprio in ragione del suo prestigio e della conoscenza di un territorio, quello cosentino, ritenuto erroneamente immune dal cancro mafioso.
Non credo al dogma dell’infallibilità della magistratura ma credo in lei. Riporti la fiducia in chi sta soffrendo e resiste, quasi eroicamente, non arrendendosi alla violenza becera.

*giornalista

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