REGGIO CALABRIA I “neet” adolescenti del Sud riscoprono passioni, formazione e interesse per potenziali mestieri. Lo rileva il bilancio positivo del primo anno del progetto Sentieri Ponti e Passerelle, selezionato da impresa sociale Con i bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.
Il progetto, che si svolge in tre città del Mezzogiorno, tocca anche Reggio Calabria, Messina e ha Napoli come capofila. Sono 75, tra ragazzi e ragazze, i beneficiari coinvolti e hanno in comune che non studiano e non lavorano. Quasi al termine di questo primo anno, più del 60% hanno fornito risposte positive alle domande sulle attività svolte con i laboratori sul corpo, cibo e mare.
«A Reggio Calabria sono state svolte attività con 36 ragazzi, di cui 5 uditori, 7 sono ragazze e il resto ragazzi. Questo è il freddo bilancio numerico – dice Cristina Ciccone, coordinatrice territoriale del progetto -. Ma il dato più importante è la relazione umana e di fiducia che abbiamo costruito in questo anno, nonostante il Covid e le restrizioni con cui abbiamo fatto i conti».
Le attività e i laboratori hanno toccato i territori di Reggio Calabria, a partire dalla periferia di Arghillà e di altri quartieri di Reggio Calabria, ma anche le città Villa San Giovanni e Cannitello, S. Stefano in Aspromonte, Melia di Scilla, Condofuri, Cardeto e Melito.
«Questo è stato possibile grazie ad una sinergia che la cooperativa Res Omnia, capofila su Reggio Calabria di Se.Po.Pass, la cooperativa Casa del Sole, Casa di Myriam e il Centro Comunitario Agape, hanno messo in atto, ognuno per la loro parte, per aggregare e farsi prossimità, con le attività previste dal progetto».
«I nostri giovani – continua – hanno risposto con entusiasmo ad alcune attività, meno ad altre. Si sono appassionati maggiormente a quelle pratiche e all’aria aperta, si sono incuriositi nel conoscere la storia e le tradizioni del territorio, accorgendosi che queste sono parte di un ecosistema sociale di tradizioni che sfocia nel produttivo e quindi nelle opportunità di lavoro: come i prodotti del food o delle attività legate al mare».
«Seguendo l’obiettivo del progetto – conclude Cristina Ciccone – diamo loro informazioni e sollecitiamo alla conoscenza. Trascorrono con le educatrici, vero punto di forza del cammino formativo, ogni giorno 5 ore e ogni giorno, dal lunedì al venerdì, proviamo a fargli fare una scoperta nuova e condivisa, la più vicina alle loro inclinazioni. Crediamo nei percorsi che aprono strade e, come dice il progetto costruiscono ponti e passerelle per un futuro più inclusivo e su questo sentiero ci muoveremo per la restante durata del progetto».
«Abbiamo constatato – afferma il coordinatore Giovanni Laino di Associazione Quartieri Spagnoli Onlus, capofila del progetto – che il coinvolgimento in attività pratiche è molto servita e con alcuni artigiani hanno messo in pratica le loro conoscenze. Dai questionari di soddisfazione anonimi e dai genitori abbiamo notato che anche quando la frequenza non è stata intensa hanno dato un voto fra il 9 e i 10/10 al progetto. C’è ancora strada da fare per capire come far crescere questi ragazzi su un bagaglio di competenze e di saperi essenziali: sarà il nostro obiettivo nel secondo anno».
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