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il caso

I tentativi di fermare le denunce dei gestori del Lido Jonio. La Procura fa appello contro un poliziotto e un imprenditore

I magistrati di Catanzaro hanno impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro. «Nessun motivo per dubitare della persona offesa» 


Pubblicato il: 22/07/2022 – 15:59
di Alessia Truzzolillo
I tentativi di fermare le denunce dei gestori del Lido Jonio. La Procura fa appello contro un poliziotto e un imprenditore

CATANZARO Appena 15 giorni dopo la pronuncia del gup Matteo Ferrante che, sede di udienza preliminare, ha emesso sentenza di non luogo a procedere per tentata concussione nei confronti di Giovanni Valentino, 67 anni, di Catanzaro e di un ispettore superiore della Polizia di Stato, Giovanni Mellace, la Procura di Catanzaro ha impugnato la decisione davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro

L’accusa

Secondo l’accusa, il poliziotto avrebbe agito su impulso di Giovanni Valentino, 67 anni, proprietario del “Lido Jonio ce l’hai”. L’atto incriminato si sarebbe svolto il 31 marzo 2021 quando Mellace si è recato al lido per chiede ad Aniello Grampone (gestore del lido insieme alla moglie Matilde Talotta) informazioni sulla sua presenza negli uffici giudiziari qualche giorno prima. «Vidi ca eu sacciu tuttu, lejiu tuttu e tutti i carti passanu de i manu mei… cu canusciu tutti i movimenti che fai», sono le parole attribuite a Mellace e rivolte a Grampone il quale, in effetti, si era recato giorno 22 marzo 2021 alla Procura di Catanzaro e il 26 marzo in Questura per sporgere denuncia su alcuni episodi che lo avevano riguardato. Mellace informa Grampone di essere a conoscenza dei suoi movimenti e anche di essere a conoscenza della scadenza del contratto di locazione tra lui e Valentino e di voler subentrare nel contratto in quanto titolare effettivo di un birrificio (il birrificio appartiene alla società Esperia intestata alla moglie di Mellace). Secondo l’accusa i gesti del poliziotto erano diretti a costringere Grampone a non proseguire la sua battaglia giudiziaria contro Valentino sulla gestione del lido (una vicenda in merito alla quale vi sono diversi procedimenti giudiziari).

Le ragioni dell’appello

«Dal punto di vista probatorio, dunque, abbiamo due soggetti (Grampone e Talotta) che offrono la medesima versione dei fatti in ordine alle parole pronunciale dal Mellace e non è stato rinvenuto alcun motivo di acredine tra Grampone e Mellace che lasciasse dubitare della versione offerta dalla persona offesa», è scritto nell’appello vergato dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri dall’aggiunto Giulia Pantano e dal sostituto Graziella Viscomi.
La Procura sottolinea come Grampone avesse denunciato il fatto che Mellace si era recato al lido per parlargli. Un incontro immortalato dalle telecamere della struttura. Mellace avrebbe detto a Grampone: «Sè, chi volivi l’altru jornu a lu tribunale? […] comunque vidi ca parravi cù Valentino, a vostra storia sacciu tuttu, parravi e mi dissa ca ti scadiu u contrattu e mò stu lidu mi l’accattavi eu […] Vidi ca eu sacciu tuttu, lejiu tuttu e tutti i carti passanu de i manu mei… cu canusciu tutti i movimenti che fai». Parole confermate anche dalla signora Talotta, moglie di Grampone.
A sua volta Mellace ha reso interrogatorio il 3 giugno del 2021 affermando di  essere stato lui a essere avvicinato da Grampone e non il contrario. Di non avere proferito minacce ma solo uno scambio di battute «privo di rilevanza». Inoltre ha prodotto una relazione di servizio, a sua firma protocollata il 24 marzo 2021, alcuni giorni prima dell’incontro con Grampone, in cui riferiva di essere stato contattato da Giovanni Laganà, il quale gli aveva, a sua volta, comunicato che Grampone stava facendo pressioni indebite per la risoluzione di una pratica amministrativa riguardante il lido. Secondo lo stesso gup non vi sono valide ragioni per tacciare Grampone di intenti calunniatori. E su queste basi l’accusa sostiene che «Grampone e Talotta offrono la medesima versione dei fatti in ordine alle parole pronunciale dal Mellace» e che «il dato dell’interesse al profferimento della minaccia è riscontralo proprio in relazione all’attività parallela di gestione del birrificio tenuta dal Grampone; quest’ultimo ha anche affermato che Mellace in passalo gli ha proposto per il suo locale la vendila della sua birra, proposta non accettata dal Grampone». «Il fatto “ignoto” cui risalire – scrive la Procura – consiste nel “mandato” del Valentino al Mellace affinché minacciasse Grampone».  (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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