CATANZARO In Calabria il gioco d’azzardo è cresciuto in modo abnorme, arrivando a quasi 2 miliardi di euro (paragonato alla popolazione calabrese equivale ad una spesa pro capite annua di circa 1000 euro). La provincia dove si gioca di più è quella di Cosenza, in cui sono stati spesi 637 milioni di €, seguita da Reggio con 577 milioni e Catanzaro con 307 milioni (dati settembre 2021 diffusi dalla Regione nel contesto del progetto “Gap”) generando problemi sia economici che sociali. Le regioni del Sud, presentano una più elevata incidenza rispetto alla media nazionale di disoccupazione e sottoccupazione – oltre che dell’infiltrazione nel tessuto sociale da parte di bande criminali, che prosperano sul gioco e sul connesso fenomeno dell’usura (il 10% dei giocatori patologici è vittima di usura) – che le rende maggiormente vulnerabili. Dato importante è quello dei familiari danneggiati: il gioco “passivo” coinvolge, per ogni giocatore-dipendente, tra le 5 e le 7 persone. Cifre che la segreteria del Sindacato UGL di Cosenza fornisce in una preoccupata analisi del suo Centro Studi. Interessi e profitto sono legati a questioni che sconfinano nel patologico: la ludopatia colpisce oltre 1 milione e 300mila italiani, dei quali almeno 12mila (il 10%) sotto cure medico-psicologiche.
L’Agenzia Dogane e Monopoli di Stato che gestisce la parte legale del business, nell’ultimo Libro Blu (2021), ha presentato i dati principali relativi a macchinette, lotterie, Gratta e Vinci e giocate online. Il volume di denaro è aumentato del 3,5%, attestandosi su un valore di 110,54 miliardi di euro. Negli ultimi 5 anni censiti (2015-2019) le dimensioni hanno seguito un trend crescente con un più +25,3% per quanto riguarda la raccolta, più +14,4% per la spesa e ben +29,5% di incassi per il pubblico erario). Un enorme giro d’affari, dunque, sul quale le reti criminali, come appurato da fonti investigative e giudiziarie, hanno messo le mani.
«Stupisce e preoccupa quindi che il Consiglio regionale ha modificato una norma della Legge Regionale n° 9/2018: “Interventi regionali di prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e per la promozione di una cultura della legalità”. Si proroga (per la 3 ª volta!) il termine entro il quale titolari di sale gioco, rivendite di generi di monopolio e sale scommesse esistenti alla data di entrata in vigore, avrebbero dovuto adeguarsi ad una doverosa restrizione normativa per eventuali nuove attività: divieto di installazione di apparecchi per il gioco d’azzardo in locali che si trovino, a distanza di 300 metri per i comuni con popolazione fino a 5000 abitanti o 500 metri con popolazione superiore a 5000, dai “luoghi sensibili” quali luoghi di culto, scuole, di aggregazione giovanile ed oratori. Provvedimenti pensati per la tutela delle fasce deboli. Invece si rinvia ancora ma “solo” al 31 dicembre di quest’anno, mentre il tentativo iniziale era per differire il termine addirittura a fine 2024. Si dirà “ma basta promulgare una legge?” Si tratta, e come Sindacato di lavoratori e cittadini responsabili lo rimarchiamo anche a chi nelle Istituzioni talvolta …lo…dimentica, di favorire una cultura improntata all’etica pubblica (e questo interessa anche l’educazione e la scuola). L’ovvia riflessione è che vada sostenuto un impegno culturale-educativo non solo giudiziario e repressivo – specie nei confronti delle categorie deboli e dei più giovani, contro fenomeni degenerativi, quali la diffusione pervasiva del gioco d’azzardo, sfociante in ludopatia ed a rischio di contiguità con ambienti della criminalità più o meno organizzata. Rammentiamo anche – di peculiare interesse e finora del tutto negletta o quasi – l’istituzione del No slot day e della settimana regionale contro bullismo e cyberbullismo in collaborazione con le scuole, con approccio multidisciplinare per ottimizzare le azioni sul territorio, confrontare, condividere, valutare e mettere in rete buone pratiche, progetti, finalizzati a prevenire e contrastare il fenomeno».
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