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«Necessario un cambiamento culturale nel Sistema Sanitario»

Un articolo Scientifico, apparso questa settimana sulla più importante rivista scientifica al Mondo, New England Journal Medicine, pone alcune riflessioni sugli operatori della sanità e sul Sistem…

Pubblicato il: 22/07/2022 – 22:01
di Gerardo Mancuso
«Necessario un cambiamento culturale nel Sistema Sanitario»

Un articolo Scientifico, apparso questa settimana sulla più importante rivista scientifica al Mondo, New England Journal Medicine, pone alcune riflessioni sugli operatori della sanità e sul Sistema Sanitario. All’inizio della pandemia di Covid-19, quando gran parte della Società si è chiusa, gli operatori sanitari hanno messo in gioco la propria sicurezza e hanno continuato a lavorare per prendersi cura dei pazienti.

Sebbene inizialmente i cittadini sbattevano le pentole, applaudivano dai loro balconi e mostravano cartelli di ringraziamento, le pentole hanno smesso da tempo di risuonare. Le espressioni di gratitudine sono state troppo spesso sostituite da ostilità, rabbia e persino minacce di morte nei confronti degli operatori sanitari per la esplosione della disinformazione sanitaria. Eppure medici, infermieri, operatori sanitari, farmacisti e personale appartenente alle organizzazioni sanitarie e di sanità pubblica continuano ad operare e combattere la pandemia e le sue conseguenze: long Covid, problemi psicologici, disparità di salute per la cura delle patologie croniche.

Il bilancio per gli operatori sanitari è allarmante. Centinaia sono morti di Covid, migliaia riferiscono sintomi di burnout e molti sono alle prese con insonnia, depressione, ansia. In verità il burnout era presente negli operatori della sanità già prima dell’arrivo del Covid-19. Le cause includono carichi di lavoro eccessivi e oneri amministrativi crescenti, carenze di organico, investimenti insufficienti nelle infrastrutture sanitarie pubbliche, disorganizzazione del sistema e frustrazione nel fornire le cure di cui i pazienti hanno bisogno.

Queste carenze sistemiche hanno spinto centinaia di operatori sanitari ad abbandonare la propria pratica clinica. Nei soli Stati Uniti, entro la fine dell’anno sono previste carenze per oltre 1 milione di infermieri e si prevede un gap di 3 milioni di operatori sanitari nei prossimi 3 anni. In Italia il fenomeno è anche di tale importanza e riguarda in particolare le strutture ospedaliere del Sud, dove la difficoltà di lavoro è maggiore. Mancano in Italia 15.000 Medici e circa 25.000 infermieri. Il tempo per il cambiamento è scaduto e perciò abbiamo bisogno di un cambiamento che trovi nelle cause un elemento decisivo. Affrontare il benessere degli operatori sanitari richiede prima di tutto valorizzare e proteggere gli operatori sanitari. Il burnout degli operatori sanitari è una seria minaccia per la salute e la sicurezza economica della Nazione.

Dovremmo migliorare il carico di lavoro, implementare le piante organiche e ridurre gli oneri amministrativi. Uno studio scientifico ha rilevato che il Medico dedica da 1 a 2 ore ogni giorno al lavoro amministrativo, i medici di Famiglia trascorrono quasi 2 ore al giorno al fascicolo sanitario elettronico. I sistemi sanitari dovrebbero rivedere regolarmente i processi interni per ridurre il lavoro duplicato e inefficiente. Uno studio Americano, il programma “Getting Rid of Stupid Stuff” di Hawaii Pacific Health, ha dimostrato come di questi cambiamenti hanno consentito di risparmiare 1700 ore anno di lavoro burocratico.

L’investimento sul sapere e sulla competenza è un elemento topico del cambiamento. La semplificazione del Sistema Sanitario con l’accorpamento delle competenze e delle attività, comporterebbe una riduzione significativa delle inefficienze. In tutto il Mondo si bada a ridurre il numero degli Ospedali, implementare la tecnologia ed accorpare le competenze. In Italia questa Strategia ha coinvolto solo poche Regioni e soprattutto le Regioni del Nord, mentre altre si trovano ad affrontare l’annoso dilemma di rispondere alla pancia delle rivendicazioni piuttosto che al bene della comunità.

Rivolgere gli investimenti pubblici nella forza lavoro e migliorare l’efficienza dei finanziamenti pubblici è un altro punto fondamentale da seguire. È tempo di rompere il tradizionale silenzio che circonda l’argomento e gli operatori sanitari. Il cambiamento culturale deve iniziare nei nostri sistemi e richiede anche la leadership forte ed autorevole con il coinvolgimento anche delle Società Scientifiche.

Apportare queste modifiche non sarà facile, ma sono essenziali e urgenti e richiedono che le parti interessate diano il contributo decisivo. Diversamente avremo un Sistema Sanitario povero di professionalità e perciò incapace di fornire prestazioni Sanitarie appropriate e ciò spingerà alla emigrazione sanitaria le classi sociali più agiate, mentre i poveri non avranno la possibilità di curarsi adeguatamente ed al pari come prevede la nostra Costituzione.

*Vice Presidente Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna

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