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«I clan De Stefano e Vrenna alleati di Borghese nel tentativo di golpe»

Il saggio di Fulvio Mazza analizza i rapporti tra ‘ndrangheta e Avanguardia nazionale in una delle fasi più “calde” nella storia del Paese

Pubblicato il: 23/07/2022 – 13:50
di Giuliano Carella
«I clan De Stefano e Vrenna alleati di Borghese nel tentativo di golpe»

CROTONE «Borghese e l’ambiente neofascista vollero fare un’alleanza con la mafia, ma non con tutta, nello specifico con quella calabrese e siciliana perché gli serviva la “manodopera”». È tutto documentato attraverso materiali inediti e di difficile reperibilità contenuti nel saggio storico di Fulvio Mazza “Il Golpe Borghese – Quarto grado di giudizio”. A cinquant’anni esatti dal colpo di Stato mancato, Luigi Pellegrini Editore ha dato alle stampe la seconda edizione del tomo. Lo storico e giornalista calabrese ha approfondito l’argomento attraverso un incontro pubblico svoltosi presso la Villa comunale di Crotone. Assieme a lui il preside in quiescenza Vittorio Emanuele Esposito, lo storico Pino Fabiano e l’assessora alla Cultura del Comune pitagorico, Rachele Via.
«Il 17 marzo 1971, esattamente 50 anni fa, l’edizione pomeridiana di “Paese Sera” e, con maggiore consapevolezza e dirompenza, quella successiva del 18 marzo, denunciarono il “Golpe” tentato nel dicembre 1970 dai neofascisti guidati da Junio Valerio Borghese lunedì 18 luglio alle ore 18». L’inizio della ricostruzione documentale di Mazza prende le mosse dalla prima enunciazione pubblica del golpe.
Ma c’è una parte meno nota che riguarda i rapporti tra Borghese e i suoi accoliti e la criminalità organizzata al Sud. «Sia i siciliani che i calabresi – ha dichiarato Mazza nel corso dell’iniziativa – rimasero un po’ sorpresi da questa richiesta e così hanno fatto tra di loro una sorta di referendum, cioè sono stati interpellati i vari referenti mafiosi per decidere se aderire o meno. Aderirono più cosche come quella di Palermo. In Calabria – è poi entrato nel merito lo storico – aderirono solo le cosche di Reggio Calabria che, per non essere sole e quindi per poter contare su un appoggio maggiore, riuscirono così a convincere la cosca Vrenna. Aderirono dunque i soli clan di Reggio e Crotone». 

Così Borghese assoldò la ‘ndrangheta

Andando a sfogliare questo “quarto grado di giudizio”, ovvero quello storico, è a pagina 54 che compare per la prima volta la parola «’ndrangheta».
«Un inedito e acceso dibattito interno alla ’ndrangheta – riporta Mazza – si tenne in merito alla partecipazione della stessa organizzazione criminale al “Golpe”, scatenato dai dubbi che sussistevano circa l’idea di appoggiare Borghese. Tale confronto – sottolinea lo storico –, piuttosto anomalo in un’organizzazione tutt’altro che democratica qual essa era, avvenne a seguito anche di contatti diretti che Borghese avrebbe avuto nell’ottobre 1969 a Reggio Calabria, in occasione di alcuni incontri con i capi mafia in quanto possibili sostenitori del progettato “Golpe”. La presenza di Borghese in Calabria è un dato acclarato».
Dunque Borghese diresse in prima persona questa fase organizzativa del golpe. Ma di tutt’altro parere fu il magistrato Vincenzo Macrì che svolse le indagini su quei fatti annotò come «i racconti del collaboratore di giustizia Stefano Serpa, il quale aveva riferito di aver visto a Montalto (tradizionale sede di summit ’ndranghetisti) Borghese, Delle Chiaie, ecc. non trovarono riscontri».
Di tutt’altro parere è comunque l’inchiesta documentale di Mazza. «Con Reggio Calabria in testa, difatti – annota lo storico –, la Calabria fu una delle regioni italiane che diede il maggior apporto al “Golpe”, probabilmente la principale in assoluto in rapporto alla popolazione».
Mazza riporta anche alcune anticipazioni del libro di Alessandro Milito di prossima uscita. «Ciò che più incuriosisce […] è – si legge più avanti nel libro – l’importanza che la Calabria e la sua Reggio hanno rivestito in più momenti nella vicenda golpista. È proprio la stranezza di una regione, spesso così marginale, a destare interesse e a porre numerosi interrogativi; periferica in tutto, ma centrale nel Golpe; una centralità che si deve allo stretto rapporto tra ’ndrine del reggino e destra eversiva […]. Una ’ndrangheta pronta a rifornire di esplosivi i camerati di Avanguardia nazionale, condividendo con quest’ultima gli intenti eversivi e la volontà di minare alle istituzioni democratiche e alle fondamenta della giovane repubblica».
Altra testimonianza dei rapporti Borghese-‘ndrangheta è «l’acuto occhio giornalistico di Arcangelo Badolati» per Mazza. «Pure la ’ndrangheta calabrese – riporta il giornalista – venne chiamata alle armi. A Reggio, in occasione dei moti, erano confluiti esponenti di primo piano della eversione nera. Ospite fisso nella città dello Stretto – riferisce Badolati – era persino Pierluigi Concutelli, che passerà poi alla storia come lo spietato assassino del giudice Vittorio Occorsio. I rapporti tra i movimenti ex traparlamentari e il gruppo guidato da Paolo De Stefano furono immediati e andarono sempre più consolidandosi sino a promettere a Borghese da 1.500 a 4.000 soldati».

L’adesione dei De Stefano di Reggio e l’alleanza con i Vrenna di Crotone

Mazza spiega inoltre: «Interessante, in relazione al dibattito interno che contraddistinse la ’ndrangheta in quel periodo, è anche l’annotazione circa il fatto che i De Stefano, persa la collaborazione con le solite cosche, dovettero cercare nuove alleanze nella lontana Crotone ove dominava la cosca di Vrenna».
Quel momento  storico che vede la ‘ndrangheta muovere i primi passi nelle zone grigie dello Stato è poi stato «avallato» dall’allora giudice istruttore Guido Salvini. È stato l’uomo che per primo scoprì un’altra verità su quella notte e che avrebbe potuto cambiare la storia d’Italia. Il giudice scrisse: «Gli appartenenti alla ’ndrangheta, armati e mobilitati per l’occasione sull’Aspromonte, erano stati messi a disposizione dal vecchio boss Giuseppe Nirta, estimatore di Stefano Delle Chiaie il quale era in grado, secondo lui, di «ristabilire l’ordine nel Paese» […]. I De Stefano erano favorevoli a questo disegno ed in particolare al programmato golpe Borghese, mentre invece furono contrarie le cosche della Jonica tradizionalmente legate ad ambienti democristiani».

La zona grigia tra ‘ndrangheta e Avanguardia nazionale

Secondo l’indagine storica la Calabria era anche una delle zone di maggior forza di Avanguardia nazionale. «Nella “Relazione Paglia” – prosegue Mazza nel suo libro – per evidenziare soprattutto la nonchalance con la quale viene descritto il connubio politico-mafioso fra An e delinquenza organizzata: “In tutt’Italia, la struttura dell’Avanguardia rispecchia fedelmente i principi generali già elencati: agli attivisti di piazza, inquadrati ufficialmente, fanno riscontro i membri dell’apparato clandestino. Punto di forza è naturalmente la Calabria: in tutte e tre le province, l’Avanguardia ha raggiunto posizioni di indiscutibile autorità riuscendo perfino a scalzare dalle piazze i missini (l’emorragia di giovani verso la linea dura dell’Avanguardia è incessante). Responsabile delle due “strutture” in Calabria è il marchese Felice (Fefè) Zerbi di Reggio Calabria. Persona di grande prestigio, gode di incondizionate protezioni anche presso l’ambiente mafioso che in più di un’occasione è stato assai utile all’Avanguardia».
L’indagine storica ha quindi un punto fermo sull’argomento: «In ogni caso, come per la ’ndrangheta, anche in Cosa nostra si aprì un dibattito interno per discutere l’adesione al “Golpe”».
Ricostruendo anche un filo rosso che portava a un sostegno di parti dello Stato al progetto golpista e ai suoi legami al Sud con le mafie Mazza scrive: «(…) il sostegno, diretto e indiretto, che gli apparati dello Stato diedero alla ’ndrangheta tramite i golpisti di Borghese aiutò non poco la struttura mafiosa calabrese ad acquisire un rilevante ruolo nazionale e internazionale. Si trattò, per dirlo con le parole del procuratore Nicola Gratteri, di “patto inconfessabile” foriero di tragici eventi, in Calabria e nell’Italia intera». È anche questo un tragico epilogo che riporta il saggio di Mazza nella strettissima attualità. (redazione@corrierecal.it)

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