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Per restare in Calabria «ci vò Gulìa» – FOTO

In dialetto il termine assume il significato di desiderio, voglia. Così Matteo e i suoi amici hanno iniziato a ridare luce agli spazi urbani

Pubblicato il: 23/07/2022 – 7:02
di Fabio Benincasa
Per restare in Calabria «ci vò Gulìa» – FOTO

COSENZA Per restare in Calabria «ci vò Gulìa». Lo dice sorridendo Matteo Falbo, uno dei fondatori di Gulìa Urbana: il progetto di arte che «crea emozioni dal 2012». Una crew di giovani calabresi decisi a trasformare borghi spenti e soggetti allo spopolamento in centri attrattivi e rigorosamente colorati. Al concetto abusato di resilienza, gli attivisti di Gulìa Urbana preferiscono l’utilizzo di un termine dialettale calabrese, diventato col tempo una filosofia di vita. «Sviluppiamo e valorizziamo il tessuto urbano e sociale attraverso l’arte ed eventi culturali». Il sodalizio nasce nel chiuso di un magazzino di Rogliano, nel cosentino. Le solite chiacchiere tra amici, qualche idea buttata su carta e quella «gulìa» di essere protagonisti del cambiamento. Il termine “gulìa” nel dialetto calabrese assume il significato di desiderio, di voglia. E Matteo insieme ad Andrea Falbo (il presidente) e Giacomo Marinaro (Direttore Artistico) hanno così iniziato a riqualificare gli spazi urbani partendo dalla cura e dalla manutenzione di alcune aree del territorio. Fino ad arrivare all’ organizzazione di interventi artistici inerenti all’urban culture.

Il Musa di Mendicino

L’ultimo e ambizioso progetto si lega all’arte della seta in uno dei borghi più caratteristici della Calabria: Mendicino. «Più di un anno di lavoro e dieci incontri» sono stati necessari per arrivare alla creazione del “Musa”: il museo urbano della seta all’aperto. Sono quattro gli artisti che lavoreranno ai murales: la polacca Ne Spoon, il francese Remy Uno e i calabresi Antonino Perrotta, originario di Diamante, e il catanzarese Claudio Morra. Dipinti segnati da un unico filo conduttore: la seta. «Noi di Gulìa Urbana pensiamo che i musei all’aperto, attraverso la street art, possano dare nuova vita ai borghi». Il turismo è in continua evoluzione, e per Matteo oggi vige la regola del «turismo instagrammabile». «Le nostre opere sono molto social e quelle del Musa garantiranno ai turisti, visitatori e viaggiatori una passeggiata tra i vicoli del centro storico con la testa rivolta verso l’alto e non piegata sugli smartphone».

La filosofia di Gulia

Perché tanta Gulìa? «Siamo partiti dieci anni fa rivalutando una villettina a Rogliano, il posto dove giocavamo», dice Matteo. «Crescendo è diventato il posto dove non dovevamo andare e questo per noi era inaccettabile. Ecco perché abbiamo pensato di dover fare qualcosa e dopo il primo evento – senza budget – abbiamo ridato vita ad un angolo spento del nostro paese». «E’ stato bellissimo rivedere i bimbi tornare a giocare». L’impegno di Gulìa Urbana non si limita alla sola Calabria. «Tra le opere di riqualificazione più importanti – confessa Matteo Falbo – vi è sicuramente quella realizzata nel quartiere Paolo VI a Taranto. Si tratta di un sito posto a 15 km dal centro, un quartiere che conta circa 40.000mila abitanti e all’interno del quale abbiamo avuto la possibilità di concludere sei opere». Sono state 18 quelle realizzate in tutta la città di Taranto. «Abbiamo dato entusiasmo a molti ragazzi, alcuni di loro avrebbero intrapreso strade sbagliate».

Matteo Falbo – Gulìa Urbana

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