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Omicidio Martello, la spirale di vendette tra cosche del Tirreno Cosentino

La Dda di Catanzaro ricostruisce la storia dello scioglimento della federazione criminale tra i clan della costa. Settantamila euro ai Bruni per la vendetta, l’ascesa di Nella Serpa e i rapporti co…

Pubblicato il: 25/07/2022 – 19:03
di Alessia Truzzolillo
Omicidio Martello, la spirale di vendette tra cosche del Tirreno Cosentino

CATANZARO Due omicidi, il 12 luglio del 2003 a Fuscaldo, e il 21 luglio del 2004 a Paola. Nel primo caso la vittima era Luciano Martello, caduto sotto 12 colpi di pistola calibro 7.65, bersaglio di una guerra di mafia tra i Serpa-Bruni-Tudis-Besaldo e gli Scofano-Martello-La Rosa.
Per la morte di Martello sono già state condannate diverse persone ma uno dei concorrenti all’omicidio è stato arrestato nei giorni scorsi in seguito alle indagini della Dda di Catanzaro. Si tratta di Luigi Berlingeri, alias “Angioletto”, “Faccia di ghiaccio”, “Il Cinese”, 52 anni che avrebbe partecipato al gruppo di fuoco che ha compiuto l’agguato.
Nel secondo caso la vittima era Antonio Maiorano, ucciso perché scambiato dagli esecutori per Giuliano Serpa, attuale collaboratore di giustizia, vero obbiettivo dei killer. Maiorano è stato colpito da tre proiettili calibro 9×19.
Anche in questo caso, dopo una sentenza che ha colpito mandanti ed esecutori, il cerchio è stato chiuso dalla Dda con l’arresto di Alessandro Pagano, con l’accusa di avere partecipato all’organizzazione del delitto e avere fatto da specchietto per fornire indicazioni sugli spostamento della vittima; Pietro Lofaro, accusato di avere deliberato sull’omicidio e avere fornito supporto logistico e operativo all’agguato; Romolo Cascardo, accusato di avere procurato le armi e consegnato 10mila euro circa ai due esecutori materiali dell’omicidio.
A contribuire a venire a capo di questi due “cold case” sono state le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Gennaro Bruni, Daniele Lamanna e Franco Bruzzese per l’omicidio Martello, e del collaboratore Michele Bloise, uno dei partecipanti all’omicidio Maiorano.

Quando si dissolve la federazione criminale

A giugno 2007 è Giuliano Serpa a raccontare che nel 2003 gli assetti criminali erano cambiati e che la federazioni criminale si era dissolta. I gruppi mafiosi nel Paolano erano composti da Mario Scofano-Luciano Martello con l’appoggio del cosentino Domenico Cicero contro il clan Serpa, guidato da Pietro, Ulisse e Giuliano Serpa e Giancarlo Gravina, alleato con i Bruni-Zingari di Cosenza e con Franco Tundis e Pasquale Besaldo (rispettivamente su Fuscaldo e Amantea). Le frizioni portano all’omicidio di Luciano Martello nel luglio 2003 ma prima vi erano stati degli attentati, come una bomba collocata sotto la sua auto a marzo 2003 che però si era sganciata prima di esplodere, mancando il bersaglio.
Martello va a trovare Serpa all’ospedale, che si era rotto una gamba, e gli dice di essere stato in tre luoghi e in tutti e tre i luoghi in cui era stato gli avevo detto «di guardarmi in mezzo a me». Martello, racconta il pentito, «sospettava che l’unica persona che si poteva andare ad avvicinare a casa e piazzare sta bomba sotto la ma macchina, l’unico Pietro Serpa».
Pietro Serpa viene ucciso da un a commando composto da Gennaro Ditto e Valerio Crivello. Da allora è stata la sorella Nella Serpa a occuparsi degli affari del clan. Ma il coinvolgimento di Nella Serpa costituì «un fattore destabilizzante» poiché l’altro fratello, Giuliano Serpa e il fratello Ulisse (cugini di Nella) avevano un diverso approccio anche per quanto riguarda i rapporti con gli altri clan. Per esempio, Nella Serpa manteneva ottimi rapporti coi Bruni (detti Bella Bella) di Cosenza mentre Giuliano e Ulisse avevano detto loro di non volerci avere a che fare.

70/80mila euro per uccidere Martello

Inoltre Nella Serpa era accecata dall’idea di uccidere Martello e aveva incaricato i cugini dell’agguato. Ma questi si erano mostrati prudenti, anche perché in quel periodo l’attenzione delle forze dell’ordine era concentrata proprio sul loro rivale. Nella Serpa decise allora di ordinare l’omicidio a Michele Bruni. Secondo il collaboratore di giustizia Giuliano Serpa, i Bruni avrebbero partecipato all’omicidio di Martello sia per denaro che per vendicare l’offesa della morte di un loro associato. “Sia per l’offesa che per questione di soldi – racconta il pentito – cioè, Nella Serpa dice che lei ha 70-80mila euro con i cosentini. Poi se è vero o non è vero, questo io non lo posso appurare…”, racconta Giuliano Serpa.

La morte di Pietro Serpa e la spirale di vendette

Sentito il 22 gennaio 2008, anche Ulisse Serpa corrobora il racconto del fratello Giuliano. Ulisse Serpa dice chiaramente che non si fidavano della cugina «perché è sempre stata invidiosa nei nostri riguardi… Perché lei voleva essere la reggente, voleva essere al centro dell’attenzione su Paola».
Nella Serpa promette armi e soldi pur di vendicare il fratello. Il cugino spiega che il capo riconosciuto era Giuliano Serpa mentre «dall’altra parte» c’era Luciano Martello, prima di esser ucciso anche il cugino Pietro era con loro e anche Gennaro Ditto e Mario Scofano che però era stato rimpiazzato su Paola dai cosentino, ovvero Cicero-Lanzino e Chirillo.
Dunque, inizialmente Pietro Serpa stava con i Martello-Scofano. Poi si allontana dopo l’attentato a Giancarlo Gravina, avvicinandosi di più ai cugini Ulisse e Giuliano.
Il gruppo, dopo l’attentato a Gravina, decide di fare vendetta contro Martello ma si rende conto di non possedere la forza per portare avanti il piano. Si rivolgono allora ai Bruni con i quali Pietro Serpa aveva ottimi rapporti, tanto che Ulisse Serpa racconta che lo stesso Michele Bruni aveva “battezzato” Pietro Serpa.
Michele Bruni accetta di aiutarli in quella guerra, consiglia loro di «tamponare un pochettino», di aspettare e poi gli avrebbe fatto sapere come procedere.
Il primo attentato a Martello va male: Pietro Serpa aveva portato i ragazzi di Franco Tundis a piazzare la bomba sotto l’auto di Martello. L’ordino però si sgancia prima di esplodere.
Martello mangia la foglia e capisce che chi lo ha colpito è qualcuno vicino a lui.
Nel frattempo, però, viene ucciso Pietro Serpa e questo scatena una spirale di vendette.
Nella Serpa comunica ai cugini che a uccidere il fratello erano stati Gennaro Ditto, Rolando Siciliano e Valerio Salvatore Crivello detto “Il Palermitano”, mentre il mandante era Luciano Martello. In questa spirale di vendette si consumano attentati che lasciano feriti (Ditto e Gravina), c’è la sparizione di Rolando Siciliano e l’omicidio di Luciano Martello. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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