REGGIO CALABRIA Fortunato Martino è, per la Dda di Reggio Calabria, che ha firmato l’inchiesta Planning, l’imprenditore di riferimento della cosca De Stefano. Il rapporto, per gli investigatori, andrebbe oltre le questioni strettamente economiche. Fatto che – segnala il gip distrettuale Antonino Foti – «trova straordinario riscontro» nell’informativa finale della polizia giudiziaria. Un documento – allegato all’inchiesta firmata dal procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri e dai sostituti Stefano Musolino e Walter Ignazitto – nel quale emergerebbe «come Paolo Paviglianiti, candidato alle recenti elezioni comunali (e sostenuto anche da Andrea Chilà (uno dei membri di punta del clan Latella, ndr)), per come emerso in un dialogo intercettato tra il Martino ed il Barcaiolo), fosse animato dalla volontà di renderne edotti gli esponenti apicali della cosca De Stefano, sebbene questa sua intenzione fosse frenata dal timore che una visita a questi ultimi, nel periodo pre-elettorale, potesse insospettire gli investigatori». Martino si sarebbe, dunque, assunto «l’onere e la responsabilità di riferirne agli esponenti della cosca, facendosi garante con questi ultimi circa il corretto comportamento del candidato e all’ossequioso rispetto che questi aveva prestato alla citata consorteria mafiosa». Era, insomma, l’imprenditore «a descrivere un rapporto diretto, intenso, nutrito di reciproca fiducia e fondato su codici di rispetto mafiosi che lo legava ai dirigenti della cosca De Stefano, al punto che al Paviglianiti era sufficiente parlare con lui, affinché il suo rapporto di deferente rispetto con la cosca fosse garantito».
Paviglianiti, candidato della coalizione di centrodestra (otterrà un buon risultato in Forza Italia, 803 voti, pur senza essere eletto), parla con Martino nel piazzale della sua ditta, in via Ravagnese Superiore. Le videocamere delle forze dell’ordine riprendono l’incontro appartato, le cimici captano il colloquio. Per gli investigatori l’intercettazione avrebbe «consentito di documentare che il soggetto, successivamente identificato in Paolo Paviglianiti, si era rivolto a Martino per chiedere appoggio elettorale in occasione della propria candidatura alle elezioni comunali di Reggio Calabria che si sono svolte nel mese di settembre scorso» (l’anno di riferimento è il 2020, ndr).
«Nel corso della conversazione – è un passaggio dell’informativa finale riportato dal gip – Paviglianiti afferma di essersi rivolto anche ad altri soggetti, citando tale Nino non meglio identificato, il quale però in un primo momento si era reso disponibile salvo poi tirarsi indietro». Paviglianiti chiede a Martino «come debba comportarsi e quali “persone” sia il caso di interessare», manifestando «la paura di poter essere visto in compagnia di qualcuno di “scomodo”». A questo punto l’imprenditore considerato vicino ai De Stefano «gli dice che sarà lui ad indirizzarlo verso le persone giuste sostanzialmente vietandogli di andare a parlare con “persone” che potrebbero “compromettere”, anche a posteriori, la sua candidatura».
C’è un passaggio della conversazione considerato «cruciale» nel quale il candidato «chiede a Martino se sia il caso di andare a parlare con i De Stefano dicendosi preoccupato che questi possano rimproverargli di non averli informati della candidatura». È ancora Martino a rispondere «in maniera molto risoluta che non deve farlo e che eventualmente, nel caso dovesse decidersi, sarà lui stesso a parlargliene, assumendosi per altro la responsabilità di tale decisione. Paviglianiti alla fine ne conviene lasciando prevalere la paura che qualcuno possa vederlo insieme ai De Stefano».
«Non devi vedere nessuno… a Croce (Valanidi)… dove possiamo andare», dice Martino all’aspirante consigliere comunale. «Io non ho visto nessuno con la scusa che mi possano vedere – risponde Paviglianiti – entrare… e che nessuno mi possa dire… però se io vado dai De Stefano e i De Stefano». «No, ti devi fermare!», è l’esortazione dell’imprenditore. «Sì, appunto, perché mi spavento che mi veda qualcuno». Sintesi che potrebbe imbarazzare il candidato al consiglio comunale, che comunque non risulta indagato nell’inchiesta Planning. (p.petrasso@corrierecal.it)
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