MILANO «O mi dai una macchina o mi dai il locale o mi dai quello che vuoi … perché se no il locale che hai ad Ibiza me lo devi dare a me (…) tu l’hai fregato e tu devi dargli i soldi, ora te lo dico in calabrese!». È questo il tenore delle presunte minacce da parte di Luigi Aquilano, genero del boss Antonio Mancuso finito in carcere in un’inchiesta della Dda di Milano, in una delle vicende di “recupero crediti” contestate dai pm e per le quali, però, il gip ha escluso l’aggravante del metodo mafioso.
Due degli indagati (i pm hanno chiuso l’inchiesta nei confronti di 27 persone), secondo la Dda milanese, sarebbero stati «uomini di fiducia di Aquilano» con compiti di «pianificazione e di individuazione delle azioni da compiere e delle strategie da adottare» sull’isola di Ibiza «individuando potenziali clienti a cui fornire il servizio di “recupero crediti” ed esercitando personalmente pressioni intimidatorie nei confronti dei debitori». Per il gip, tuttavia, questi due indagati sono «legati da rapporti di amicizia con Aquiliano» ed «entrano nella presente indagine in maniera per così dire estemporanea, solo quando al secondo viene richiesto da parte di soggetti che dimorano a Ibiza di “recuperare” dei crediti da soggetti italiani». E in merito «a tale attività, tuttavia, non vi è alcun elemento che possa ricondurla nell’attività programmatica del “gruppo”».
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