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Report Spiagge 2022

In Calabria su 614 km di costa il 29,4% è occupato da stabilimenti balneari e complessi turistici. Il 7,8% non è fruibile

In Italia è SOS spiagge libere: troppe concessioni balneari, toccano quota 12.166. A pesare anche erosione costiera e inquinamento

Pubblicato il: 29/07/2022 – 13:00
In Calabria su 614 km di costa il 29,4% è occupato da stabilimenti balneari e complessi turistici. Il 7,8% non è fruibile

CATANZARO Estate 2022, tempo di spiagge e mare. Ma nel Belpaese è sempre più difficile trovare una spiaggia libera dove prendere il sole. A pesare un mix di fattori: la crescita in questi anni delle concessioni balneari che toccano quota 12.166, l’aumento dell’erosione costiera che riguarda circa il 46% delle coste sabbiose, con i tratti di litorale soggetti ad erosione triplicati dal 1970, e il problema dell’inquinamento delle acque che riguarda il 7,2% della costa sabbiosa interdetto alla balneazione per ragioni di inquinamento. A fare il punto della situazione e dei cambiamenti in corso lungo le aree costiere è il nuovo rapporto di Legambiente “Spiagge 2022”, diffuso oggi a pochi giorni dall’approvazione del Ddl concorrenza che pone finalmente fine alla proroga infinita alle concessioni balneari fissando l’obbligo di messa a gara dal primo gennaio 2024, così come deciso dalla sentenza del Consiglio di Stato. Rimangono alcuni nodi, ben raccontati nel report, da risolvere subito come quello della scarsa trasparenza sulle concessioni balneari, i canoni per buona parte ancora irrisori, la non completezza dei dati sullearee demaniali e soprattutto l’assenza di un regolare e affidabile censimento delle concessioni balneari ed in generale di quelle sul Demanio marittimo. Quest’ultimo punto emerge chiaramente dal rapporto: il dato sui canoni di concessioni è fermo al 2021. Parliamo di 12.166 concessioni per stabilimenti balneari, secondo i dati del monitoraggio del Sistema informativo demanio marittimo (S.I.D.), effettuato a maggio 2021. In alcune Regioni troviamo dei veri e propri record a livello europeo, come in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari. Nel Comune di Gatteo, in Provincia di Forlì e Cesena, tutte le spiagge sono in concessione, ma anche a Pietrasanta (LU), Camaiore (LU), Montignoso (MS), Laigueglia (SV) e Diano Marina (IM) siamo sopra il 90% e rimangono liberi solo pochi metri spesso in prossimità degli scoli di torrenti in aree degradate. 

Le cinque proposte di Legambiente

Seppur l’approvazione del Ddl concorrenza abbia portato un’importante novità, per l’associazione ambientalista sono ancora molti gli ostacoli da superare per garantire una gestione delle coste attenta alle questioni ambientali. Per questo Legambiente lancia oggi un pacchetto di cinque proposte affinché nella prossima legislatura si arrivi ad avere finalmente una legge nazionale per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e allo stesso tempo un quadro di regole e un quadro di regole certe che premino sostenibilità ambientale, innovazione e qualità. Cinque i pilastri su cui si dovrà concentrare il lavoro: garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione, ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge, definire una strategia nazionale contro erosione e inquinamento e un’altra per l’adattamento dei litorali al cambiamento climatico. Sarà fondamentale per questo dare gambe ai decreti attuativi del Decreto Concorrenza per far sì che le prossime procedure di affidamento delle concessioni siano finalmente trasparenti. «In Italia – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Un’anomalia tutta italiana a cui occorre porre rimedio. L’errore della discussione politica di questi anni sta nel fatto che si è concentrata tutta l’attenzione intorno alla Direttiva Bolkestein finendo per coprire tutte le questioni, senza distinguere tra bravi imprenditori e non, e senza guardare a come innovare e riqualificare. È un peccato che non si sia riusciti a definire le nuove regole in questa legislatura, in modo da togliere il tema dalla campagna elettorale. Occorre, infatti, dare seguito alle innumerevoli sentenze nazionali ed europee, altrimenti si arriverà presto a multe per il nostro Paese per violazione delle direttive comunitarie e, a questo punto, anche di una legge nazionale che stabilisce di affidarle tramite procedure ad evidenza pubblica a partire dal primo gennaio 2024». 

Focus canoni irrisori

Nel report, Legambiente ricorda che tra i nervi scoperti c’è anche la scarsa trasparenza dei canoni pagati per le concessioni e la non completezza dei dati sulle aree che appartengono al demanio dello Stato. Grazie però alla relazione della Corte dei Conti «La gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi» si scoprono alcune cifre importanti. Per il 2020 le previsioni definitive sull’ammontare dei canoni parlano di 104,8 milioni di euro in totale in Italia, ma di una cifra accertata di 94,8 milioni, di cui 92,5 milioni riscossi. Si tratta di un decremento del 12% rispetto al 2019, in parte, secondo la relazione «da ascriversi alla situazione straordinaria generatasi dall’emergenza epidemiologica da Covid-19 e dai conseguenti numerosi provvedimenti normativi emanati per fronteggiarla». I dati della media 2016-2020 parlano di entrate accertate per 103,9 milioni di euro annui, con 97,5 milioni riscossi. A vedere questi numeri, senza confronto rispetto al giro d’affari del settore, sembra quasi che allo Stato non interessino i canoni delle spiagge. «Parlare di spiagge significa anche parlare di sostenibilità ambientale – spiega Sebastiano Venneri, responsabile territorio e innovazione di Legambiente – Occorre accelerare nella direzione della qualità e sostenibilità ambientale, replicando quelle esperienze virtuose e green messe in campo già da molti lidi e apprezzate sempre più dai cittadini che cercano qualità e rispetto dell’ambiente. A questo riguardo la Prassi UNI, nata dal lavoro di Legambiente insieme alle principali categorie di balneari, è un’esperienza preziosa e unica che definisce i criteri dei lidi sostenibili e accessibili e che spinge proprio in questa direzione. In più dal 2022 all’interno del Fondo previsto dalla Legge di Bilancio destinato alla realizzazione di interventi per l’accessibilità all’offerta turistica delle persone con disabilità, sono previsti finanziamenti per chi decide di accedere alla prassi UNI codificata grazie a Legambiente».

Buone pratiche e stabilimenti green

Anche quest’anno nel report “Spiagge 2022” si segnalano le buone pratiche contro l’erosione costiera per la gestione dei litorali e poi alcune storie di stabilimenti che puntano su un’offerta green e di qualità. Per citarne alcune, si va dalla Sardegna con il riforestamento della Posidonia nel Golfo degli Aranci al Piano Comunale delle Coste di Lecce che prevede tra i vari aspetti il monitoraggio permanente dell’erosione costiera, la protezione e ricostruzione dei cordoni dunali, la trasformazione degli edifici degradati in strutture leggere in armonia con il paesaggio. Da Rimini arriva l’esempio del progetto “Parco del Mare” (parte del più ampio progetto Rimini Venture 2.0) che si pone come obiettivo quello di rigenerare i 16 km costieri creando un corridoio ambientale e funzionale, dedicato al fitness, alla qualità della vita, alla alimentazione sana. In Veneto l’Associazione Unionmare Veneto, fra gli operatori balneari, ha avviato da tempo percorsi virtuosi che interessano le spiagge di Bibione, Jesolo, Caorle, Venezia, Eraclea, Sottomarina e Rosolina. I progetti sono i più vari, dalla prima spiaggia smoke-free (quella di Bibione) che ha fatto da esempio per tante altre realtà in giro per l’Italia, alla Spiaggia di Nemo, un riferimento per tutti coloro che lavorano sui temi dell’accessibilità, al progetto Sentinelle del Mare, in collaborazione con biologi marini che monitorano la situazione della biodiversità, al riutilizzo del legname degli schianti della tempesta Vaia per la realizzazione degli stabilimenti stessi. Inclusività è la parola chiave della Terrazza “Tutti al mare!” di San Foca, nel comune di Melendugno in Salento, è una spiaggia accessibile per persone con gravi patologie neuromotorie di San Foca.  L’iniziativa, nata nel 2015, è parte del progetto “Io Posso” di Gaetano Fuso, poliziotto salentino, colpito nel 2014 dalla Sclerosi Laterale Amiotrofica. 

La costa calabrese

In Calabria su 614 km di costa il 29,4% è occupata da stabilimenti balneari, campeggi, circoli sportivi e complessi turistici. Corrisponde al 7,8%, secondo il report di Legambiente, il tratto di costa «non fruibile». La costa della Calabria si sviluppa per 710 km, di cui 457 di costa bassa e 253 di costa alta (TNEC 2018). Dai dati ufficiali relativi allo Studio della Commissione De Marchi (1970) fenomeni di erosione accentuata erano già presenti in diverse zone del litorale, in particolare nelle aree interessate da opere infrastrutturali, quali porti, autostrade e ferrovie. Si stima che l’arretramento significativo della spiaggia interessasse circa 170 km. Secondo fonti APAT del 1995 lungo le coste calabre erano già state costruite 494 opere rigide tra pennelli e scogliere. Gli ultimi dati regionali pubblicati anche nelle Linee Guida Nazionali sulla erosione costiera (TNEC – 2018) sono riferiti al periodo 1985-2013 e riportano la presenza di 278,8 km di tratti di litorale in erosione, pari a circa il 61% del totale delle spiagge basse sabbiose, indicato in 457 km, mentre le spiagge alte sarebbero 253 km. Nello stesso periodo l’area di spiaggia erosa è stimata in 6,5 milioni di metri quadrati. L’ordine di grandezza del fenomeno erosivo ha comportato, data anche la particolare morfologia delle coste calabre, la perdita di almeno 200 km di coste basse negli ultimi 30 anni con un arretramento medio di circa 25 metri, che ha indirettamente prodotto un incremento delle coste alte nel periodo considerato di circa 150- 200 km (coste basse che sono diventate coste alte per la scomparsa della spiaggia). Tutto questo nonostante nel rapporto TNEC si riporti che vi sono 178 km di spiagge in accrescimento con 5,5 milioni di metri quadrati di nuove spiagge. Lo squilibrio della dinamica costiera risulta evidente.
Nel periodo 2008-2013 sono stati anche realizzati ripascimenti per 1,2 milioni di metri cubi e diversi interventi con altre opere rigide. L’incidenza sui fenomeni erosivi della costa della riduzione dell’apporto sedimentario dei fiumi e dell’incremento del livello marino, è certamente sensibile, ma minoritaria rispetto agli effetti legati alla artificializzazione del litorale, dovuta alle opere portuali ed alle varie strutture rigide di “protezione”. Secondo i dati ISPRA tratti dal “Rapporto sul dissesto idrogeologico 2021” in Calabria, tra il 2007 ed il 2019, il 26,2% della costa bassa ha subito fenomeni di erosione.

Le maggiori criticità in Calabria

In Calabria, viene evidenziato nel report, gran parte delle criticità derivano dalla presenza di infrastrutture portuali e dal relativo insabbiamento, con conseguenti fenomeni erosivi nelle aree adiacenti. È quanto avviene nelle zone di Gioia Tauro (RC), Reggio Calabria, Villa San Giovanni (RC), Vibo Valentia, Corigliano Calabro (CS) e Crotone. Le zone più colpite dall’erosione costiera nell’area metropolitana di Reggio Calabria sono quelle di Pellaro e Bocale. In particolare la riduzione degli apporti dei sedimenti da parte delle fiumare (che rappresentano la fonte prioritaria di ripascimento dei litorali) ha contribuito a questo fenomeno, unitamente alla realizzazione di manufatti ed opere, quali il porto di Saline Joniche (nel comune di Montebello Jonico), mai entrato in funzione e danneggiato dalle mareg- giate, e responsabile dell’erosione che colpisce il tratto di litorale compreso tra Saline e Melito di Porto Salvo. Questa condizione si ripete anche nei casi in cui sono presenti porti di minore grandezza. Ad esempio la spiaggia di Sant’Andrea Apostolo sullo Jonio (CZ), a causa del vicino porto di Badolato che accumula sabbia, si è ridotta in 5 anni di 150 metri ed è quasi scomparsa. Altra situazione purtroppo nota è quella del litorale attorno la foce dello Stombi, un porto-canale che rappresenta la via di accesso al complesso turistico-ricreativo del “Laghi di Sibari”, in provincia di Cosenza, e che mostra continui problemi di insabbiamento, mentre a nord della foce è sem- pre più evidente l’arretramento della linea di costa.

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