CROTONE «Siamo nell’epoca in cui i detenuti affetti da patologie psichiatriche, sono come in una nota canzone paragonabili agli amori, “fanno dei giri immensi e poi ritornano”; è quanto succede alla casa circondariale di Crotone, dove ieri, sabato 30 luglio, un detenuto che già aveva avuto problemi in quell’istituto ha ferito due agenti. Il detenuto aveva in passato già avuto dei problemi nell’Istituto di Crotone, ma vi è stato assegnato nuovamente in via temporanea. Ci domandiamo: ma era proprio impossibile non dirottarlo verso altra sede o fuori regione?». Se lo chiede Claudio Caruso, segretario nazionale del sindacato “Polizia Giustizia”. «Ieri – spiega Caruso – il detenuto in questione, un italiano, dando improvvisamente in escandescenza, si è avvicinato indebitamente ad un cancello molto vicino all’uscita, ove avesse superato quello, si sarebbe trovato nell’intercinta e, probabilmente, sarebbe riuscito ad uscire dall’Istituto. L’agente della terza sezione ha dato l’allarme ed è intervenuta in supporto l’unica unità che si trovava in prossimità del luogo dell’accaduto. Sono intervenuti entrambi ad evitare l’imponderabile, erano in due, ed hanno provato ad allertare via radio. Ma nel tentativo di contenere il detenuto, uno dei due riporterà una frattura al dito di una mano con prognosi di 18 giorni mentre l’altro una seria escoriazione».
«Questo è quello che succede nella quotidiana vita degli Istituti Penitenziari della
penisola – evidenzia Caruso –: un giorno parliamo di vere e proprie aggressioni fisiche ed il giorno dopo parliamo di danni fisici per contenere detenuti affetti da turbe psichiatriche. L’intervento dei due agenti della Polizia Penitenziaria ha evitato di fatto una possibile evasione ed avrebbe meritato un elogio o un encomio, ma i due, oltre al danno hanno ricevuto anche la beffa, perché a causa della cronica carenza di personale, non sono stati neanche accompagnati in Ospedale per le cure del caso… Serve una seria riflessione sulla Esecuzione Penale e sugli strumenti per tutelare i poliziotti penitenziari. Non si può tergiversare oltre».
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