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il ricordo

“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. In memoria di Antonio Marincola Politi d’Aragona

È passato più d’un secolo da quando il celebre poeta Giuseppe Ungaretti, verso la fine della grande guerra, donò al mondo “Soldati”, una delle poesie più belle d’ogni tempo.La lirica nasce da …

Pubblicato il: 31/07/2022 – 12:35
di Nunzio Raimondi
“Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. In memoria di Antonio Marincola Politi d’Aragona


È passato più d’un secolo da quando il celebre poeta Giuseppe Ungaretti, verso la fine della grande guerra, donò al mondo “Soldati”, una delle poesie più belle d’ogni tempo.
La lirica nasce da un’esperienza personale del poeta che narra della precarietà della vita in tempo di guerra, metafora di ogni tempo che mette in trincea il mondo e rende tutti combattenti per la sopravvivenza.
Ecco, io vorrei ricordare così Antonio Marincola, attraverso un aspetto un po’ meno conosciuto rispetto alla più nota poliedricità del Suo pensiero.
Antonio, intellettuale di spessore della nostra terra di Calabria, aveva un’idea della vita come d’una trincea nella quale, nei momenti critici, occorreva fermarsi, consapevoli di poter cadere da un momento all’altro.
Nonostante il Suo complesso lavorio intellettuale, le mille idee tutte originali, si avvertiva nel Suo tratto una tenera fragilità, talvolta anche segnata da un sentimento di finitezza.
Ed in questo si apprezzava il contrasto fra l’infinito prospettico delle Sue idee e la suggestione del Suo agire, connotato comunque dalla coscienza della limitatezza dell’umano avanzare.
Antonio aveva chiaro che il paesaggio si era ormai trasformato e quasi, talora, sembrava cedere alla fatalità. Egli, che negli anni giovanili era rimasto entusiasta quanto solitario veggente, aveva dovuto prendere atto, pur nel profluvio di idee sempre nuove, della modestia del contesto, spesso incapace di raccogliere la potenza dell’immaginario collettivo che aveva in sé.
E si sentiva in trincea nell’autunno del mondo, quasi che prefigurasse quell’immediato passaggio dalla vita ala morte.
Rassegnato ed allo stesso tempo inquieto, sapeva che oramai non avrebbe potuto far nulla per cambiare questo declino sociale, progressivo ed inesorabile e ripeteva spesso agli amici più intimi, con la Sua irresistibile ironia, un detto popolare catanzarese: “Quandu è guerra, panza n’terra…bumba va’ bumba vena, si ti cogghia ti strafutti”.
Ecco, Antonio, nel corso della vita è stato soldato e foglia: soldato, ossia fiero combattente nell’affermazione delle Sue idee e della propria calabresità, che amava d’un Amore soave e al contempo passionale.
Foglia, perché consapevole della fragilità della vita, in un tempo che considerava di guerra universale, nel quale tutto era stato messo in discussione e nella quale, “el sueño de la razón produce monstruos”: e con questo buio si andava pure “affievolendo la forza della speranza” (Benedetto XVII).
Non sei passato invano, Antonio; hai lasciato tanto, non Ti dimenticheremo.

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