CATANZARO «Non è una estate tranquilla, ammesso che ce ne siano mai state, per il mondo del lavoro industriale, specialmente metalmeccanico, soprattutto in Calabria. I segnali che costantemente stiamo ricevendo nelle ultime settimane, acuendo tendenze in atto da tempo, sono drammatici». Massimo Covello, segretario della Fiom-Cgil Calabria, è preoccupato. Sono circa 200 i posti a rischio nel settore industriale. Sarebbe un’inezia in altre aree del Paese, ma non nella regione più depressa d’Italia in cui la presenza dell’industria è sottodimensionata e rarefatta, ma garantisce comunque reddito a tanti piccoli imprenditori e ai loro dipendenti. «Tante aziende – dice all’Agi – annunciano procedure di licenziamento collettivo, riduzione di personale, interruzione di rapporti a termine, nel migliore dei casi l’attivazione di Cassa integrazione ordinaria, a zero ore, in attesa di capire se qualcosa cambia a settembre. Le cause temporali – continua sono note: la pandemia da Covid e la guerra che ha portato con sé inflazione galoppante, aumento del costo delle materie prime, scarsità o tempi lunghi nel reperirle».
Fattori che, sostiene Covello, «si sommano a quelli strutturali: assenza di politiche industriali, di sostegni alla commercializzazione, all’innovazione di prodotto e di processo, alla formazione professionale, al governo del mercato del lavoro, a clausole sociali cogenti e selettive nel sistema degli affidamenti e degli appalti, al costo del denaro al limite dell’usura, all’inefficienza della pubblica amministrazione, alla scarsità ed inadeguatezza dei servizi logistici, energetici, telematici; oltre che all’oppressività dell’economia illegale e criminale».
In queste settimane, spiega il segretario generale della Fiom Calabria, «la Map di San Marco Argentano, un’azienda d’eccellenza specializzata in sub forniture per l’automotive, la Consuleco di Bisignano, azienda di depurazione con un impianto tra i più moderni della Calabria, la Koper di Cutro, La Circosta di Roccella, l’azienda Almaviva di Cosenza, l’azienda Castagna e la Metalsud di VV, la Stirparo di Catanzaro, giusto – prosegue – per fare gli esempi più clamorosi a cui si potrebbero aggiungere decine di altre, ci hanno annunciato gravi problemi e come Fiom-Cgil territoriali e regionale, stiamo contrattando per impedire o ridurre le soluzioni più drastiche come i licenziamenti che renderebbero ancora più povera non solo socialmente, ma produttivamente ed economicamente, la nostra regione».
Il clima elettorale non aiuta. «Quello che fa specie – accusa Covello – è l’indifferenza delle istituzioni, in alcuni casi perfino delle associazioni di rappresentanza datoriale, come se questa situazione fosse ineluttabile e comunque non li coinvolgesse. È un quadro fosco – continua – che fa a pugni con i quotidiani annunci sull’enormità delle risorse finanziarie a disposizione rivenienti dai fondi comunitari a partire dal PNRR. È uno scenario pericoloso e regressivo, in cui prevale il si salvi chi può in una “logica della giungla” che alimenta anche guerre tra i poveri. C’è da dire – sottolinea Massimo Covello – che non sempre, anche come organizzazioni sindacali, riusciamo ad essere all’altezza. Ma è difficile dare voce e rappresentanza collettiva, solidaristica in questa situazione di solitudine sociale ed alimentato corporativismo. Servirebbe una presa di coscienza collettiva, un’azione, finora totalmente assente, di monitoraggio, coordinamento e sostegno da parte della Regione. I tavoli di settore annunciati, se sono stati attivati per gli altri, non si sono mai visti sulle problematiche industriali, del manifatturiero metalmeccanico. Non va bene e serve cambiare urgentemente, ma oggi – conclude – vedo che lo sguardo è rivolto alle elezioni, e queste, purtroppo, fanno a meno dei problemi concreti delle persone che lavorano per vivere e non ce la fanno più».
x
x