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«L’ospedale di Cosenza era “accartocciato” su se stesso. Il futuro passa dall’aumento dei posti letto»

Intervista al commissario dell’Ao bruzia Filippelli. «Situazione economica molto critica e poco personale. Ma qui ci sono eccellenze»

Pubblicato il: 03/08/2022 – 6:16
di Emiliano Morrone
«L’ospedale di Cosenza era “accartocciato” su se stesso. Il futuro passa dall’aumento dei posti letto»

Commissario Gianfranco Filippelli, come ha trovato l’azienda ospedaliera di Cosenza e che cosa ha fatto da quando, di recente, si è insediato?
«Ho trovato, purtroppo, una situazione molto critica. Mi riferisco a problemi economici, di carenza di personale e di professionalità alle quali affidare compiti di resilienza. Ho trovato anche carenze organizzative e soprattutto carenze di “motivazione”. In questo scenario, che è il risultato degli ultimi anni di gestioni “commissariali”, è difficile muoversi per un professionista che deve iniziare a comprendere le criticità e soprattutto a “pesare” le persone e il materiale umano a disposizione. In primo luogo, ho concentrato tutti gli sforzi per assumere, nei tempi più veloci possibili, il personale sanitario già autorizzato dalla Regione, nonché per migliorare le condizioni del Pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza, punto di riferimento dell’intera provincia».

Quali sono i punti di forza e quali sono le criticità dell’ospedale di Cosenza?
«I punti di forza sono rappresentati da gran parte dei servizi sanitari e delle prestazioni che un ospedale Hub può erogare. Esistono delle professionalità di assoluto valore, all’interno dell’ospedale di Cosenza. In quanto alle criticità, queste stesse professionalità, come spesso è accaduto negli anni scorsi, non possono esprimersi al meglio. Ho inoltre trovato un ospedale “accartocciato” su di sé, con gravi accorpamenti che ne hanno ridotto la capacità produttiva e l’erogazione di servizi assistenziali fondamentali. Un esempio per tutti è la riduzione dei posti letto in area medica e in area chirurgica. Ciò è insopportabile».

Qual è, oggi, la situazione dei trapianti di fegato e che cosa ritiene che si debba fare al riguardo, anche con riferimento all’Azienda ospedaliera cosentina?
«Per i trapianti di rene l’ospedale di Cosenza è una realtà importante. Per il trapianto di fegato abbiamo tutte le competenze per poterlo fare. Tenga conto che è in itinere la rete trapiantologica regionale e la valutazione del numero reale dei fegati da poter trapiantare. Si sta lavorando in tal senso». 

L’ospedale di Cosenza ha potuto assumere diverse unità di personale. Che cosa è cambiato con i nuovi innesti e che cosa può cambiare in futuro?
«Con mia meraviglia, tanto personale che si poteva assumere, già autorizzato, non è stato assunto. Ho dato un forte impulso in tal senso, il che ci sta consentendo di pensare al graduale ritorno ad una normalità nelle attività di ricovero, cura e diagnostica. Ma tanto si deve fare nel programmare il nuovo piano di assunzioni. L’ospedale di Cosenza deve ritornare ad essere un sicuro punto di riferimento per tutta la Calabria».

Che cosa ne pensa della riforma dell’assistenza territoriale, che anche in Calabria sta avendo corso?
«È un momento storico di particolare importanza. Con i fondi del Pnrr, finalmente si avranno gli strumenti economici per costruire la rete territoriale dei servizi, che sono la base per rendere gli ospedali fruibili alle persone che hanno problematiche serie, da affrontare e gestire proprio in ospedale. Se la rete territoriale sgraverà l’ospedale di tanta attività sanitaria, spesso inappropriata, la nostra realtà migliorerà molto. Tanto possono fare i medici di base, le Aft (Aggregazioni funzionali territoriali, nda) dei medici, la medicina distrettuale e l’assistenza domicilare, ma quella reale, che spesso oggi rimane scritta solo sulla carta. Ora è giunto il tempo del fare, senza alcun alibi ulteriore. Oggi i rapporti di collaborazione tra Azienda ospedaliera e Asp di Cosenza sono molto stretti per la forte intesa tra me ed il mio collega Antonello Graziano, che dirige l’Azienda sanitaria provinciale. Ciò ci fa guardare al futuro prossimo con maggiore speranza di migliorare la situazione attuale».

Le Rsu hanno lamentato il mancato rispetto di alcuni impegni da parte dell’Azienda ospedaliera cosentina, in merito all’organizzazione del lavoro e al pagamento di varie indennità, tra cui quella Covid. Come la direzione aziendale sta agendo al riguardo?
«Si sta facendo una ricognizione dei fondi disponibili ad hoc e c’è tutto l’interesse a mantenere gli impegni assunti per ricreare un clima di assoluta collaborazione ed incentivazione. In merito alle indennità Covid, appena la Regione ci erogherà le somme spettanti, saranno immediatamente liquidate».

Dalla politica è arrivata una doglianza: nella provincia di Cosenza, mancherebbero più di 350 posti letto per acuti. Qual è il suo punto di vista in proposito? Nel merito sono previste iniziative dell’Azienda ospedaliera, anche sul piano della riorganizzazione dei servizi?
«La mancanza di personale ha causato la drastica riduzione dei posti letto. Bisogna assolutamente premere l’acceleratore sulle nuove assunzioni, per ridurre tali criticità».

Come vi state preparando, in ospedale, per un’eventuale, nuova ondata Covid nel prossimo autunno?
«Già l’attuale ondata anomala di infezioni Covid ci ha messo a dura prova in tutto il mese di luglio. In tempo reale sono stati riaperti tantissimi posti letto per ammalati Covid “puri” e tanti ammalati di altre patologie gravi risultati positivi al virus. Abbiamo riconvertito in reparto Covid la Medicina dell’ospedale di Rogliano. I reparti di Malattie infettive e Pneumologia stanno dando un grande contributo assistenziale. L’intensa collaborazione con l’Asp di Cosenza ci ha consentito di trasferire ammalati nei reparti Covid degli ospedali di Cetraro e Rossano, che erano stati chiusi e che sono stati riaperti in 24 ore, con un enorme sforzo organizzativo. A breve, nell’ospedale di Cosenza apriremo un reparto multidisciplinare dedicato ai pazienti Covid affetti anche da patologie diverse. In particolare, per l’autunno speriamo che si normalizzino le problematiche contrattuali del personale medico ed infermieristico che lavorerà nelle Uca, ex Usca, il quale ha svolto e svolgerà un ruolo essenziale, con i medici di base, nella gestione domiciliare della gran parte delle persone affette da Covid».

Nell’ospedale di Cosenza ci sono problemi in merito ai bilanci? In ogni caso, come vi state muovendo per ottimizzare la gestione del conto economico?
«È un tasto dolente. Ho trovato un disavanzo economico importante, ma l’Azienda ospedaliera ha bisogno di interventi e sostegni economici significativi, essendo un ospedale molto datato che necessita di iniziative strutturali e di manutenzione molto impegnative ed urgenti. In questa direzione stiamo dialogando molto con il commissario del governo, il presidente Roberto Occhiuto». 

A lungo si è discusso del nuovo ospedale di Cosenza. Che cosa c’è di concreto sull’argomento?
«È un tema molto interessante e Cosenza ha bisogno di un nuovo ospedale. Ma la sua realizzazione è alquanto lontana. Per ora, devo pensare all’ospedale dell’Annunziata, al Mariano Santo e al Santa Barbara di Rogliano».

Come procede lo snellimento delle liste d’attesa, in relazione allo stop determinato dall’emergenza Covid?
«Si sta lavorando anche di sabato e di domenica per recuperare le prestazioni rinviate. Sono fiducioso, da questo punto di vista».

Spesso la sanità calabrese è al centro dell’informazione nazionale. C’è dell’esagerazione nei vari articoli e servizi? Ci sono elementi per un racconto diverso dell’offerta sanitaria e della qualità dell’assistenza?
«I problemi e difficoltà ci sono, è inutile negarlo. Tuttavia, si enfatizzano troppo gli aspetti negativi, spesso in modo inappropriato. Si dovrebbero approfondire la notizia ed i fatti, evitando di creare allarmismi ed un clima di sfiducia nella popolazione. L’unica certezza è che ci sono tantissimi medici, infermieri, Oss e molte altre figure professionali che, pur in una situazione di disagio, garantiscono i bisogni di salute di numerosissime persone che si rivolgono all’ospedale. Questo personale lavora incessantemente, con sacrificio, abnegazione e spirito di servizio. Ciò viene spesso trascurato dai media». 

Crede che la sanità calabrese difetti nella comunicazione? 
«Tutto è migliorabile». 

Quale messaggio vuole dare agli utenti e ai pazienti per migliorare il rapporto con l’ospedale di Cosenza?
«Sono molto fiducioso nel futuro dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. Ho messo in campo tutta la mia passione e professionalità medica per contribuire alla ripresa delle attività ospedaliera a Cosenza. Nei prossimi mesi si assisterà ad un miglioramento graduale di tantissime attività ospedaliere. Molti reparti ritorneranno in spazi nuovi e più confortevoli. Tutto ciò sarà possibile con i nuovi innesti di personale che stiamo facendo. Anzitutto sarà il Pronto soccorso a migliorare dal punto di vista strutturale e del personale. Prometto, a brevissimo, l’apertura dei nuovi spazi che devono essere solo arredati ed anche l’attuazione di una nuova modalità organizzativa: il Fast Track, che velocizzerà di molto le risposte sanitarie per patologie meno gravi; nello specifico mediante l’accesso diretto nel reparto di riferimento, cioè senza passare dal Pronto soccorso, che invece si occuperà solo di patologie più importanti. Ho una mia visione su come far funzionare meglio l’ospedale: tutto passa dall’implementazione dei posti letto in area medica e chirurgica. Solo così il “sistema” può essere normalizzato e le attività sanitarie produttive potranno ritornare a livelli alti. Ripeto, l’ospedale di Cosenza fornisce prestazioni di altissima specializzazione e competenza. Il mio obiettivo è potenziare tali attività assistenziali e diagnostiche, garantendo la mission di un ospedale Hub di riferimento regionale». (redazione@corrierecal.it)  

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