LAMEZIA TERME Tre mandati in consiglio regionale per un totale di «14 anni, otto mesi e 22 giorni (dal 16 aprile 2000 al 7 gennaio 2015), arrotondati a 15 anni» come stabilisce la legge che disciplina la concessione dei vitalizi ai consiglieri regionali. Perché di questo si parla: dell’assegno che sarà corrisposto da qui in avanti a Francesco Talarico, ex consigliere regionale ed ex assessore al Bilancio in quota Udc che ha compiuto a gennaio 55 anni (quota minima per poter godere del benefit, seppure decurtato). Il politico centrista ha dovuto soltanto completare la quota mancante di versamenti (circa quattro mesi) per avere diritto al riconoscimento del bonus. Che, vista l’anzianità di carica, va «determinato nella misura dell’80 per cento dell’indennità lorda di carica». Di conseguenza «al vitalizio va applicata una riduzione del 5 per cento dovuta a liquidazione anticipata». Lunga premessa (tra le altre cose, alla data della richiesta del vitalizio – il 24 giugno 2022–, «l’ex consigliere Talarico era in possesso dei requisiti soggettivi e oggettivi richiesti dalla legge») per arrivare a determinare la cifra: 6.204,37 euro lordi mensili corrisposti, secondo l’atto pubblicato nel Bollettino ufficiale, dal 1° luglio. Fin qui il documento ufficiale. Che si intreccia con la cronaca dei mesi scorsi.
Talarico, infatti, il 28 ottobre 2021 è stato condannato a cinque anni di reclusione per il reato di scambio elettorale politico-mafioso (la norma sui vitalizi prevede la sospensione soltanto in caso di condanna definitiva con interdizione dai pubblici uffici). Il processo celebrato con il rito abbreviato è quello nato dall’inchiesta “Basso Profilo”, incentrata sugli illeciti rapporti tra le cosche crotonesi con imprenditori di spessore ed esponenti della pubblica amministrazione collusi con le organizzazioni criminali. L’ex assessore, che – secondo l’accusa rappresentata in aula dai pm Paolo Sirleo e Veronica Calcagno – avrebbe beneficiato del sostegno delle cosche per tentare la scalata al Parlamento nelle Politiche del 2018, è, inoltre, stato dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici ed è stato condannato, insieme ad altri, a risarcire la Presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno, entrambi costituiti parte civile.
«Talarico – spiega il gup Simona Manna nelle motivazioni della sentenza depositata nello scorso aprile – sapeva bene a chi “affidarsi” ed era pienamente cosciente, essendo emerso in plurimi passaggi intercettivi, qual era la posta in giuoco e quale era il tornaconto, in termini di utilitas, che avrebbe dovuto assicurare».
Sarebbero stati, si legge nelle motivazioni della sentenza, «Saverio e Tommaso Brutto» a proporre «a Talarico l’appoggio di Gallo (Antonio, imprenditore e figura centrale nell’inchiesta “Basso Profilo”, ndr) in cambio di contatti con Lorenzo Cesa e con Franco Lotito, al fine di sostenere le iniziative economiche intraprese in Albania dai Brutto e dal Gallo», in seguito emergerà dalle indagini come «Gallo avesse accettato di sostenere la candidatura di Talarico avvalendosi dei suoi contatti nel territorio reggino, accordandosi con esponenti politici locali, tra cui l’ex senatore Antonio Caridi e lo zio di questi, Bruno Porcino, nonché con titolari di attività imprenditoriali, tra cui Antonino Pirrello e Natale Errigo, organizzando anche un incontro a Roma tra questi ultimi e Talarico, in occasione del quale Pirrello ed Errigo promettevano i loro voti in cambio dell’appoggio istituzionale del Talarico». (p.petrasso@corrierecal.it)
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