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«La salute, un bene comune da tutelare»

È di questi giorni il blocco dei ricoveri nell’Unità operativa di Medicina del presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore, ma potrei ricordare il documento inviato tempo fa dal sindaco di Bova …

Pubblicato il: 05/08/2022 – 13:14
di Rubens Curia*
«La salute, un bene comune da tutelare»

È di questi giorni il blocco dei ricoveri nell’Unità operativa di Medicina del presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore, ma potrei ricordare il documento inviato tempo fa dal sindaco di Bova alle varie autorità in cui scriveva: «Il tempo medio che intercorre tra la telefonata alla centrale operativa del 118 e l’arrivo del primo mezzo di soccorso è di circa 43 minuti»; ricordo che i Lea prevedono 18 minuti!
La Corte Costituzionale nel novembre del 2019 bocciò il ricorso che la Giunta regionale della Calabria aveva presentato contro la legge 60 /19, il cosiddetto “Decreto Calabria”, citando, non solo l’articolo 32 della nostra Costituzione, ma anche il 117 «concernente i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». Pertanto la “Corte” giustificava l’eccezionalità della 60/19 perché questi diritti non erano garantiti nella nostra regione poiché la salute è, a mio parere, un Bene Comune da tutelare.
Leggendo la Treccani scopriamo che «la Calabria è una regione a carattere prevalentemente montuoso con un importante patrimonio boschivo», infatti solo il 10% è pianeggiante il resto è montagna e collina. Nel bel libro “Manifesto per riabitare l’Italia” curato da Cersosimo e Donzelli gli autori ci richiamano ad «invertire lo sguardo nell’osservare la Calabria, dall’Appennino che si è spopolato al mare… è l’Italia dei vuoti: del declino demografico, dello spopolamento dell’abbandono edilizio, …del degrado dei servizi pubblici (dalla scuola, alla farmacia, dall’ufficio postale, al presidio ospedaliero)».
Comunità Competente che è una «rete informale di 59 associazioni, fondazioni e Comitati di cittadini» dal primo luglio 2019 si batte, con proposte concrete, contro questa deriva culturale che ha marginalizzato nell’organizzazione della sanità queste aree che “il Piano di rientro dal debito” sta, in modo strisciante svuotando aggredendo gli ospedali di montagna come i presidi ospedalieri di San Giovanni in Fiore o di Serra San Bruno, ridimensionando gli spedali generali e gli ospedali spoke (vedi la vicenda dell’ospedale di Polistena).
Abbiamo avanzato delle proposte che andavano a sostenere la sanità territoriale da subito, non attendendo il Pnrr che darà i primi risultati nel 2026! Finalmente si stanno attivando le Aggregazioni Funzionali Territoriali h/12 che sono ambulatori gestiti dai medici di medicina generale, ma dobbiamo puntare anche sulle Unità Complesse di Cure Primarie che funzioneranno h 24, dobbiamo valorizzare gli specialisti ambulatoriali interni, assumere, perché ci sono, gli psicologi, le ostetriche e le assistenti sociali nei Servizi Territoriali. Dobbiamo valorizzare un policentrismo territoriale che garantisca i servizi di cittadinanza grazie alla Strategia nazionale delle Aree Interne “SNAI” voluta all’epoca dal Ministro Barca che deve divenire “strutturale” e maggiormente finanziata dal Governo nazionale.
Tuteliamo il patrimonio storico, artistico e culturale di queste Aree e della gente con la sua umanità e ospitalità, il poeta Franco Arminio parla di “economia sentimentale” il cui capitale sono i borghi, i paesi invisibili e ci invita a costruire il futuro scavando nel passato.
Tutto questo rappresenta il presidio ospedaliero di San Giovanni in Fiore o la chiusura di una guardia medica, dobbiamo stare dalla parte di queste comunità con i fatti perché le parole sono, ormai, stanche.

*portavoce regionale di Comunità Competente

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