COSENZA La sfida vera consiste nel rendere effettivamente sostenibile il patrimonio immobiliare. Una partita importante non solo per aiutare una filiera produttiva decisiva per l’intero assetto economico del Paese come quella dell’edilizia privata, ma anche per offrire reali possibilità di contrastare l’innalzamento dei costi energetici che pesano sulle tasche dei cittadini. Soprattutto alla luce delle tensioni dettate dalla guerra in Ucraina e all’inflazione galoppante. Senza contare le chance in termini di nascita di una catena produttiva legata alla realizzazione di nuovi materiali e tecniche innovative connesse alla green bulding. Tutti temi che, in una regione come la Calabria in cui il peso specifico delle imprese edili con tutta la sua filiera è tutt’altro che irrilevante in termini di occupazione e produzione di ricchezza, diviene elemento basilare per far crescere l’economia complessiva. Con un occhio attento all’ambiente e alla riduzione dei costi per imprese e famiglie. Un tema, quest’ultimo, particolarmente sensibile in una regione fragile e a rischio di emarginazione come è la Calabria.
Per questo la scommessa da portare avanti in tal senso diviene una scelta di politica economica strategica per il futuro della regione.
Ma la strada degli incentivi finora adottata in Italia, nonostante i buoni propositi, resta ancora un libro dei buoni propositi. Anche per la Calabria.
La massa di risorse finanziate per rinnovare ed efficientare il patrimonio immobiliare privato non ha centrato pienamente l’obiettivo per il quale erano nati i bonus varati dai vari governi Conte e poi Draghi che si sono succeduti.
Obiettivo che era appunto quello di rendere gli edifici privati più moderni, più efficienti energeticamente e, in una parola, più sostenibili. Invece la misura principe adottata per ottenere quei risultati – cioè il superbonus 110% – è finita per alimentare appetiti – per nulla nobili – di alcuni (in primis le grandi aziende di produzione di materiali) trasformandosi in un moltiplicatore dei costi per realizzare gli interventi. Due conseguenze che sono andate a pesare sulle tasche dei cittadini e dello Stato.
Ecco perché la sfida vera resta quella di una reale attivazione di interventi, finalizzata all’efficienza energetica degli immobili e all’ottimizzazione dell’impiego delle risorse e dei materiali costruttivi. Senza alimentare bolle speculative.
Per comprendere l’importanza strategica del comparto per l’economia calabrese basti pensare che le oltre 22mila imprese del settore rappresentano circa il 12% delle aziende complessive. E che nel settore lavorano quasi la metà dei lavoratori operanti nel totale dell’industria calabrese, ovvero circa il 9% degli addetti se rapportato all’intero sistema economico regionale. Il valore aggiunto dell’edilizia, che tra il 1998 ed il 2006 è cresciuto a ritmi del 3,4% in media ogni anno, si è ridotto negli anni successivi di oltre un terzo, portandosi nel 2012 intorno a 1794 milioni di euro, con un calo del 9,6% rispetto all’anno precedente. In termini di valore aggiunto, il peso del settore sull’intera economia regionale, pari al 7,6% nel 2006, è sceso al 6,2% nel 2012.
Ma grazie alla spinta degli incentivi governativi, soprattutto quello del super bonus 110%, il settore ha registrato una nuova vampata di vitalità. Dai dati di Infocamere-Unioncamere, emerge che il tasso di crescita ha superato il 3% in un anno. Un dato superiore alla media nazionale. E nell’ultimo semestre l’incremento ha sfiorato il 2%. Anche in questo caso, segnando una crescita maggiore del resto del Paese.
E per misurare l’andamento dell’impatto degli incentivi in edilizia si possono confrontare i dati Enea per il super ecobonus che è lo strumento maggiormente attivato in Italia e in Calabria. L’ultima rilevazione dello scorso giugno vede attivati in Calabria 7.571 interventi (su un totale nazionale di 199.124) con un avanzamento dei lavori a circa il 70% (praticamente coincidente con il dato nazionale) e per investimenti conclusi ammessi a detrazione di circa 1 miliardo di euro. Gran parte degli interventi però hanno riguardato edifici unifamiliari e immobili indipendenti. Mentre il numero degli interventi su condomini è stato nettamente minoritario: appena il 14,6% del totale. Immobili, questi ultimi, che viceversa avrebbe dovuto godere di particolare attenzione per via del maggiore impatto in termini di ecosostenibilità.
Non solo bonus per supportare la transizione ecologica degli edifici e l’uso di materiali ecosostenibili. Ma una strategia di maggiore respiro. Anche al fine di far nascere distretti per la realizzazione di materiali innovativi. Ne è convinto Mario Maiolo, delegato alla ricerca del dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente dell’Università della Calabria nonché presidente di Green HoMe s.c. a r.l., società di gestione del Polo di Innovazione dell’Edilizia sostenibile.
Professore l’edilizia in Calabria ha da sempre un grande impatto sull’economia calabrese. Quale è stato il contributo per farla uscire dalla crisi post pandemica del pacchetto degli interventi governativi?
«Per analizzare correttamente l’evoluzione di un settore importante e strategico per l’intero Paese, non è sempre conveniente riferirsi alle sole dinamiche attuali o recenti specie se si vuole comprendere lo sviluppo futuro, e in particolare in un contesto territorialmente limitato quale quello della Calabria, occorre valutare una fase strutturale più lunga temporalmente. In particolare, il settore delle costruzioni ha subìto a partire dal 2008 un ridimensionamento sia in termini di valore aggiunto e investimenti che nei livelli occupazionali. I recenti segnali di ripresa del settore costruzioni rappresentano una inversione di tendenza se confrontata con il quinquennio precedente. Nel 2021 gli investimenti nel settore delle costruzioni mostrano dei segnali di vitalità davvero incoraggianti. La crescita risulta trainata, in particolare, dal comparto della riqualificazione abitativa, il cui incremento supera il 20%. Tale stima, molto più alta di quanto previsto a inizio dello scorso anno, tiene conto degli effetti eccezionali degli incentivi fiscali (bonus facciate al 90% e Superbonus 110%). Potremmo dire che l’impatto finanziario di questo strumento in Calabria (di fatto attivato sostanzialmente nell’ultimo anno) è confrontabile all’impatto di una annualità di spesa comunitaria della nostra Regione e a circa una annualità del bilancio della Regione Calabria. Questo scenario rischia di modificarsi significativamente già dai prossimi mesi. Infatti, la inattesa guerra in Ucraina ha determinato un drammatico scenario nel sistema economico mondiale, con l’incremento delle incertezze sul futuro, l’impatto dell’inflazione, la revisione dei tassi di interesse delle banche centrali, la questione del debito e delle bolle speculative legate ai prezzi dell’energia, delle materie prime, lo scenario di revisione delle dipendenze energetiche nei prossimi anni, oltre a nuovi rischi legati alla pandemia che non accenna ad allentare la morsa. Tutto questo inciderà in modo significativo sui prezzi di mercato e limiterà le opportunità espansive di settori come quello, appunto, dell’edilizia».
Ritiene che la strada dei bonus possa essere uno strumento utile da riproporre per far sviluppare la filiera?
«Certamente i bonus rappresentano uno strumento di grande attrattiva, ma, molto spesso, la fruizione di tali agevolazioni, indifferenziate, non garantisce il soddisfacimento di particolari obiettivi di innovazione, strettamente legati ai principi della sostenibilità sotto il profilo ambientale ed economico. I bonus, certamente, hanno garantito la diffusione di nuove tecnologie edilizie, prima vincolate all’impiego di notevoli capitali economici da parte dei cittadini: l’abbattimento degli oneri immediati ha concesso l’accesso a una platea di fruitori sempre più estesa. Tuttavia, il senso di “dovere civico”, legato a sua volta al senso di “dovere ambientale” è ben distante dalla realtà dei bonus, i quali, molto spesso, rappresentano uno strumento esclusivamente legato al risparmio economico anche se, comunque, hanno attratto l’attenzione su temi importanti quali la sicurezza e il risparmio energetico. Il sistema incentivante è necessariamente legato alla contingenza economica e la stagione dei bonus ha rappresentato una leva importante in questi tempi che pertanto è destinata a mutare. Vorrei pensare a una nuova stagione di incentivi per favorire l’affermazione della economia circolare, vincolando la possibilità di beneficiare di importanti sgravi economici e fiscali solo utilizzando materiali di riuso certificato e limitando significativamente il consumo di energia. Sicuramente vedo la necessità, anche su base regionale, di sostenere il miglioramento e l’adeguamento antisismico dei nostri centri storici utilizzando solo materiali, tecniche e tecnologie sostenibili».
Ma i bonus hanno avviato procedure virtuose per attivare un’edilizia sostenibile anche in Calabria?
«Come spesso avviene nella nostra regione per tutte le fasi economiche, anche l’impatto dell’incentivazione mediante “bonus” legati all’edilizia è avvenuto in ritardo, e più che altrove, ha subito il condizionamento della incertezza normativa che ha caratterizzato l’applicazione di questi strumenti. La modesta “possibilità a pagare” condizionata dai bassi redditi medi della Calabria e del Sud non ha favorito, in una prima fase di incertezza normativa, il ricorso ai “bonus”. Ma nell’ultimo semestre, grazie ad una ripresa della fornitura dei materiali, anche in Calabria vi è stato un incremento significativo delle attività di ristrutturazione. Alcuni segnali positivi li abbiamo monitorati anche noi, registrando una dinamica che ha visto i giovani laureati trovare immediata occupazione in questo ambito produttivo e, in particolare, abbiamo notato che la domanda occupazionale verso i laureati in campo energetico, impiantistico e strutturale non viene soddisfatta da un’equivalente offerta. Dato che non si era mai registrato in modo così importante negli ultimi 30 anni. Quindi mi aspetterei a fine 2022 un bilancio molto positivo anche per la Calabria».
Perché è così importante portare avanti politiche sostenibili nel settore edilizio anche nella regione?
«Alla luce del patrimonio edilizio di una regione come la Calabria, caratterizzata da un livello di sensibilità sotto il profilo economico, ambientale e sociale, con luci e ombre, è prioritario un riordino programmatico e pianificatorio per attuare misure finalizzate alla messa in sicurezza del territorio. In particolare, prevenire e mitigare i danni derivanti da eventi sismici nonché ridurre l’inquinamento dai rifiuti prodotti nel settore, recuperare e valorizzare edifici di pregio storico. Così come è necessario la ristrutturazione delle filiere per l’integrazione e la valorizzazione delle risorse locali; lo sviluppo delle Smart Cities; il riutilizzo delle risorse, con una possibile seconda o terza vita dei materiali, con particolare attenzione alla conservazione e al recupero del patrimonio edilizio esistente, di interesse storico e non. Lo sviluppo di queste attività permetterà di rispondere alle esigenze del contesto territoriale regionale nell’ambito dell’edilizia sostenibile promuovendo la diffusione di sistemi edilizi e componenti tecnologici ad alta efficienza energetica secondo i requisiti Nzeb, adatti al contesto climatico del Mediterraneo».
Ci sono margini per fare nascere anche nella regione una filiera legata all’edilizia sostenibile?
«Certamente sì. Il mio primo pensiero, molto utile per far comprendere le opportunità che ci sono in Calabria, va all’enorme potenziale che la Regione ha nella filiera bosco-legno oggi affiancata da un’altra potenzialità che può essere rappresentata dalla filiera della canapa e della ginestra. Tutte filiere integrate, anche, in un grande progetto di un sistema integrato locale di boschi edilizia e bioeconomia. Nell’ambito delle attività del Polo di Innovazione della Edilizia Sostenibile della Calabria (gestito da Green Home s.c.ar.l. – di cui attualmente ne sono il presidente), sono in atto, nello specifico, una serie di attività di ricerca scientifica e industriale finalizzate alla strutturazione di cinque filiere volte a garantire il principio della sostenibilità nel comparto edile. Si va dalla produzione di pannelli e di materiale da costruzione con legno e canapa al recupero e alla riqualificazione di edifici esistenti, mediante impiego di sistemi di facciata multifunzione eco-compatibili innovativi. Senza contare il recupero degli scarti edili, la valorizzazione e l’impiego del legno calabrese certificato ai fini strutturali, per realizzare un prototipo di “casa mediterranea” interamente realizzata con legno autoctono, canapa e ginestra. Occorre anche aggiungere le potenzialità economiche indotte dal mercato dei crediti di carbonio che nelle foreste hanno un importante “salvadanaio”. Per quanto concerne l’edilizia sostenibile il settore delle costruzioni in legno rappresenta un segmento di mercato particolarmente interessante. Ancorché destinato a rimanere minoritario nell’ambito dell’edilizia sostenibile, che ha visto in questi ultimi anni trend di crescita significativi nel nostro paese e nuove opportunità di sviluppo in quelle aree geografiche ove il settore ha tradizioni ormai datate, come ad esempio nel mondo tedesco e nei paesi del nord Europa. Manca una cultura delle costruzioni in legno “tarata al clima mediterraneo”. Il legno è particolarmente apprezzato, tra i materiali da costruzione, sia per le eccellenti caratteristiche prestazionali e di risparmio energetico, sia sotto il profilo della sostenibilità ambientale. Ogni metro cubo di cemento sostituito da legno equivale ad una tonnellata in meno di anidride carbonica immessa in atmosfera. Le costruzioni in legno rappresentano a livello europeo una quota di mercato di circa 7,5 miliardi di euro. In Italia il mercato è stimato in circa 550 milioni, un valore simile a quello austriaco. Si potrebbe pensare, quindi, a un piccolo distretto industriale in Calabria esclusivamente dedicato all’ edilizia sostenibile, riqualificando una delle aree industriali della nostra regione che versa in stato di degrado infrastrutturale, strutturale ed economico, rappresentando così plasticamente un’ iniezione di fiducia verso uno sviluppo possibile e sostenibile». (r.desanto@corrierecal.it)
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