PALM BEACH Gli agenti dell’Fbi si sono presentati, a sorpresa, nel resort di Donald Trump a Palm Beach, Florida. Qui, nel golf club di Mar-A-Lago dove l’ex presidente vive da quando ha lasciato la Casa Bianca nel gennaio 2021, si è consumato il raid più clamoroso della storia americana: è stato lo stesso tycoon a rivelarlo con un lungo comunicato, un atto d’accusa a Washington, alla «corruzione della burocrazia», in cui Trump ha parlato di «persecuzione politica», di «attacco alla sua candidatura» alle presidenziali del 2024 (non ancora annunciata) e ha indicato nei «democratici radicali di sinistra» i mandanti di quello che è stato definito un atto da «Paese del terzo mondo».
L’intervento dell’Fbi, autorizzato dal dipartimento della Giustizia, sarebbe legato al trasferimento di centinaia di scatole contenenti documenti prelevati dalla Casa Bianca e che dovevano, invece, essere consegnati agli Archivi di Stato.
Il trasferimento di ogni documento è considerato un reato federale. Gli agenti, secondo la Cnn, hanno portato via scatoloni pieni di documenti.
L’intervento è arrivato poche ore dopo l’incontro tra l’ex procuratore John Rowley, difensore di Trump, e uomini del dipartimento Giustizia. Gli agenti dell’Fbi cercavano prove dei documenti nascosti dall’ex presidente durante le operazioni di trasloco dalla Casa Bianca.
Secondo David Axelrod, ex consigliere di Barack Obama, se il ministro Merrick Garland, notoriamente molto cauto nel procedere verso Trump, ha «autorizzato il raid» allora «ci sono prove evidenti che lo hanno giustificato».
Trump è di parere opposto e lo ha fatto capire con un messaggio molto duro.
«La mia bella casa a Mar-a-Lago, Palm Beach, Florida, è attualmente sotto assedio, occupata da un esteso numero di agenti Fbi». Trump ha parlato di raid «non annunciato» e lo ha definito «non necessario e inappropriato».
L’ex presidente ha accusato il sistema della giustizia, e paragonato il suo caso a quello di Watergate, ma solo per ribaltarne i piani: «Lì – ha dichiarato – erano entrati nella sede del comitato democratico, qui i democratici hanno fatto irruzione nella casa del 45esimo presidente degli Stati Uniti».
A capo dell’Fbi c’è Christopher Wray, in carica dal 2017, nominato proprio da Trump. Al momento del raid, secondo il Washington Post, il tycoon non era nel suo resort.
L’ex presidente ha trascorso molto tempo nell’altro resort, quello di Bedminster, in New Jersey. A gennaio i National Archives erano riusciti a recuperare quindici scatoloni di documenti e altri oggetti che l’ex presidente avrebbe dovuto consegnare agli archivi nazionali, ma si parla di centinaia di scatoloni portati via dalla Casa Bianca e pieni di documenti, tra memoriali, agente, lettere, note, stampate di lettere inviate per posta elettronica, fax e atti relativi all’ufficio del presidente.
«Gli atti presidenziali sono documenti fondamentali per la nostra democrazia – aveva commentato l’archivista federale David Ferriero, in una dichiarazione scritta pubblicata a febbraio – e il governo deve rendere conto al popolo». I consiglieri di Trump hanno sempre negato che gli scatoloni contenessero atti importanti, ma solo ricordi personali dell’ex presidente.
Il raid, il primo di questo genere nella storia americana, potrebbe portare a un’accelerazione del percorso politico di Trump, sempre più deciso a candidarsi per le presidenziali del 2024. «I democratici vogliono fermarmi a ogni costo – ha accusato – anche alla luce dei recenti sondaggi».
«Io – ha aggiunto – mi sono opposto alla corruzione burocratica di Washington, ho ridato il potere al popolo e continuerò a combattere per il nostro grande popolo americano».
I temi per la nuova campagna elettorale ci sono già tutti.
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