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il retroscena

La “punizione” di Salvini: la Lega rischia zero collegi in Calabria. Pd verso una blindatura “straniera” al femminile

Carroccio troppo litigioso. Una delle ipotesi per il centrodestra assegna tre collegi a Fi, tre a Fdi e uno ai centristi. Nei dem prende quota il ticket formato da Irto e da una donna non calabrese…

Pubblicato il: 09/08/2022 – 6:57
La “punizione” di Salvini: la Lega rischia zero collegi in Calabria. Pd verso una blindatura “straniera” al femminile

CATANZARO L’estrema litigiosità potrebbe sortire un effetto del tutto sgradito ai vertici regionali del Carroccio. È uno scenario probabile – anche se non vi è, al momento, nulla di definito –, accreditato da fonti romane del centrodestra: ai salviniani di Calabria potrebbe non andare alcun collegio uninominale nella distribuzione i cui princìpi sono stati fissati su base nazionale da Meloni, Salvini e Berlusconi. D’altra parte, fa notare più di un ben informato, l’espressione del leader del Carroccio durante l’incontro con gli amministratori del partito a Catanzaro diceva (quasi) tutto. E anche la sua frase su una possibile autocandidatura in Calabria non era certo un endorsement per l’immagine che il movimento ha dato di sé nelle ultime settimane. Soltanto uno scenario, appunto, ma durissimo da digerire per il Carroccio locale, vedrebbe assegnati tre collegi uninominali a Forza Italia, tre a Fratelli d’Italia e uno ai centristi della coalizione. Conseguenza: una bocciatura per la leadership leghista e blindatura soltanto per due, cioè i titolari dei primi due posti alla Camera e al Senato nel listino plurinominale (postazione che pare quasi certa per Domenico Furgiuele, coordinatore della campagna elettorale designato proprio da Salvini, e probabile per l’assessore regionale ai Servizi sociali Tilde Minasi). Certo, se Salvini – come ha promesso (o minacciato, a seconda dei punti di vista) – dovesse decidere di autonominarsi in testa a uno dei due listini bloccati, la bocciatura sarebbe ancora più sonora. La prospettiva agita, ovviamente, colonnelli e graduati della Lega calabra, al lavoro per correre ai ripari. Non è detto che l’impresa non riesca ma il messaggio è arrivato forte e chiaro: bisogna cambiare registro e farlo in fretta. 

Seconda ipotesi: la Lega riesce a ricucire lo strappo con se stessa e a presentarsi agli elettori (anche) nei sette collegi uninominali assegnati a Camera (cinque) e Senato (due). In questo caso la suddivisione cambierebbe in maniera sensibile: tre postazioni a Forza Italia, due a Fratelli d’Italia e due al Carroccio. Nelle geometrie variabili verrebbe meno il collegio assegnato ai centristi (che sarebbe comunque recuperato altrove). Nomi per l’uninominale? Si fanno quelli di Francesco Cannizzaro, chiamato alla riconferma nel Reggino alla Camera, e Andrea Gentile, papabile per un nuovo tentativo (dopo quello fallito nel 2018) nel collegio Cosenza-Tirreno sempre della Camera. Il resto è sospeso, con qualche new entry che scalpita e tutti gli uscenti desiderosi di riconferma. Ancora qualche giorno e il quadro sarà sostanzialmente delineato, anche (e soprattutto) per gli ambitissimi posti blindati nei listini: per i tre partiti del centrodestra soltanto i primi saranno ragionevolmente certi dell’approdo romano, a meno di clamorosi exploit. 

Gli scenari nel Pd. Verso la “blindatura” di una donna di profilo nazionale

Se gli scenari nel centrodestra sono due ma per lo meno la coalizione è definita, il centrosinistra ha più da faticare dopo lo strappo tra Letta e Calenda che ha posto fine a uno dei patti elettorali più brevi (e burrascosi) di sempre. L’avvento di figure “straniere” a scompaginare i piani dei dem calabresi è l’ipotesi più avversata a questi latitudini, eppure è assai probabile che il Pd affidi a un esterno uno dei due posti “blindati” (probabilmente al Senato). La voce, dapprima sussurrata, è diventata nella giornata di ieri un rumore consistente sull’asse Roma-Calabria. Con il placet di Nicola Irto, segretario regionale del Pd, la prima posizione nel listino bloccato al Senato potrebbe andare a una donna con un profilo nazionale. Una dirigente del partito, una sindacalista (la strada porta a Susanna Camusso), o una tecnica di area sono le ipotesi più accreditate. Quale che sia il profilo scelto, si scontrerà inevitabilmente con il malumore del territorio che, da settimane, chiede a Enrico Letta che non ci siano nelle liste “paracadutati” e personaggi che con la Calabria hanno poco a che fare. Lo scenario impatta anche con un altro dei rumor circolati nelle settimane di avvicinamento al voto: quello che vedrebbe Nico Stumpo, uno dei maggiorenti di Leu più vicini al ministro della Salute Roberto Speranza, titolare del primo posto “blindato” al Senato nel centrosinistra. Dovesse passare la linea della parità di genere (una donna non calabrese nella prima postazione utile per Palazzo Madama), a Stumpo sarebbe assegnato un posto in prima fila in una regione diversa dalla Camera. Per il Pd come per il centrodestra esiste uno scenario alternativo: un’area del partito premerebbe infatti per blindare – sempre nel nome della parità di genere – la sindaca di Siderno Mariateresa Fragomeni assieme all’ex consigliere regionale Carlo Guccione (o, in alternativa, ancora Nico Stumpo). Difficile, però, che si arrivi a questo assetto: significherebbe bypassare Nicola Irto, la cui presenza nel prossimo Parlamento viene data praticamente per certa. (redazione@corrierecal.it)

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