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Omicidio giudice Scopelliti, la figlia chiede verità e giustizia: «Trentuno anni sono troppi»

Rosanna Scopelliti, figlia dell’alto magistrato di Cassazione ucciso il 9 agosto del 1991: «Non posso più sentirmi chiedere di essere paziente»

Pubblicato il: 09/08/2022 – 19:13
Omicidio giudice Scopelliti, la figlia chiede verità e giustizia: «Trentuno anni sono troppi»

VILLA SAN GIOVANNI «Trentuno anni sono troppi. Sono da sempre convinta che ogni cosa abbia una data di scadenza. Resta lì, apposta da qualche parte in attesa di consumarsi. A un certo punto accade. Scade. E basta. Ci pensavo stamattina mentre immaginavo un messaggio da condividere con le persone che ogni anno ci sono vicine in questa ricorrenza». Così Rosanna Scopelliti, figlia dell’alto magistrato di Cassazione, Antonio Scopelliti, ucciso il 9 agosto del 1991 in un attentato mafioso a Piale di Villa San Giovanni, partecipando alla cerimonia di commemorazione sul luogo dell’attentato.

Rosanna Scopelliti: «Abolirei anche il cerimoniale»

«Siamo così abituati alla memoria – ha aggiunto – che abolirei anche il cerimoniale, ognuno saprebbe esattamente dove andare, cosa dire, come fare. Io per prima nella costante lotta tra emozione e razionalità». «Questa cosa qui, con tutte le sue strette di mano e pacche sulla spalla, oggi – ha affermato – per quanto mi riguarda, trova la sua data di scadenza. Non sono più disponibile a vivere il copione del familiare ‘in attesa’ della stella cometa della verità. Non raccoglierò strette di mano che non siano accompagnate dall’impegno, concreto, per la verità». «Mi spiace, ma non posso sopportare che il delitto Scopelliti resti un caso irrisolto. Non posso più accontentarmi della fiducia nel tempo che verrà. Non posso più sentirmi chiedere di essere paziente. Perché la giustizia ritardata – ha evidenziato – è ciò che recide il rapporto di fiducia vero e vivo tra Stato e cittadini: crisi della Giustizia che è quindi crisi dello Stato, lo scriveva papà in un articolo del 1975». «Lo dico con profondo rispetto per la Magistratura – ribadisce Rosanna Scopelliti – e con immutata stima e gratitudine verso il procuratore Lombardo per aver riaperto il caso. Io comprendo che ci siano molte emergenze, comprendo che ci siano casi ‘caldi’ e da prima pagina. Però posso assicurare che ristabilire la verità e dare pace alla memoria di un magistrato ucciso più di trenta anni fa sarebbe ugualmente importante per rinsaldare il rapporto di fiducia di cui parlavo». «Non ci sarà un altro anno di strette di mano. Non con me. Non con la comunità che ha amato Antonino Scopelliti. È una questione di dignità. Ognuno ha la propria. Ognuno la difende. E non sono più ammessi passi indietro. Lo Stato oggi più che mai – ha concluso – deve saper essere forte e coeso. Le Istituzioni responsabili, la memoria viva».

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