CATANZARO La Corte d’Appello di Catanzaro – Antonio Giglio presidente, Mara Rosaria di Girolamo e Giovanna Mastroianni a latere – ha emesso un’ordinanza con la quale accoglie l’istanza di ricusazione dei giudici Brigida Cavasino e Gilda Romano (rispettivamente presidente e giudice a latere del collegio nel processo Rinascita-Scott) per quanto riguarda la posizione dell’imputato Giuseppe Antonio Accorinti, accusato di associazione mafiosa, ovvero di essere a capo del gruppo criminale operante a Zungri e territori limitrofi.
La Corte dichiara «l’inefficacia degli atti a contenuto probatorio compiuti dal collegio composto dalle dottoresse Brigida Cavasino e Gilda Romano a partire dal 5 marzo 2021».
I giudici di d’Appello hanno, dunque, accolto l’istanza di ricusazione presentata dagli avvocati Francesco Sabatino e Daniela Maria Garisto, difensori di Accorinti, i quali hanno evidenziato come i giudici Cavasino e Romano avevano fatto parte del collegio che aveva valutato la figura di Accorinti nel processo Nemea, istruito contro la cosca Soriano. I due giudici, sostiene la difesa, avevano di fatto valutato anche la posizione del boss di Zungri «ricostruendo l’assetto strutturale e le modalità di funzionamento dell’associazione mafiosa operante sul territorio di Zungri con a capo l’Accornti… specificando altresì la faida esistente tra le due fazioni criminali…». In questo modo, sostiene la difesa, avrebbero anticipato la valutazione sul merito della colpevolezza dell’imputato.
La prima istanza presentata era stata dichiarata inammissibile dalla Corte d’Appello di Catanzaro.
In seguito Sabatino e Garisto avevano fatto ricorso in Cassazione e la Suprema Corte aveva annullato con rinvio la decisione della Corte d’Appello e aveva disposto un nuovo giudizio davanti a un diverso collegio.
La Suprema Corte rilevava che l’istanza non recava motivi infondati poiché i due giudici avevano formulato un giudizio di responsabilità di Accorinti «in ordine all’imputazione posta a suo carico nel processo in corso».
Nella seconda ordinanza della Corte d’Appello l’istanza di ricusazione risulta fondata. I giudici scrivono che la lettura della sentenza Nemea «rende evidente come il Tribunale di Vibo abbia ritenuto provata l’esistenza della cosca Soriano anche ampiamente valorizzando la contrapposizione a quella della cosca capeggiata da Accorinti. E così il Tribunale ha di fatto dato ingresso non solo alle dichiarazioni (dei collaboratori e degli stessi testi di polizia giudiziaria) sui Soriano quanto anche a quelle su Accorinti, necessarie per dapprima presentarlo come a capo di una cosca ed, a seguire, spiegarne gli scontri con Leone Soriano». «Il collegio che ha deciso il processo Nemea ha pertanto proceduto a una valutazione incidentale di merito» anche per quanto riguarda la posizione associativa di Giuseppe Antonio Accorinti, «e tanto vale a fondare l’incompatibilità della dottoressa Brigida Cavasino e della dottoressa Gilda Romano a giudicare l’Accorinti quale imputato nel processo Rinascita Scott» tra l’altro per l reato di associazione mafiosa. (ale. tru.)
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