ROMA Il segretario dem Letta attacca: «La Meloni sta cercando di riposizionarsi, cambiare immagine, incipriarsi. Mi sembra una operazione abbastanza complicata quando i punti di riferimento sono la Polonia e Orban. Quella intervista mi sembra un modo per rifarsi l’immagine ma è l’esatto contrario del discorso in Spagna per Vox, è un’altra storia».
Il presidente di Fratelli d’Italia, dopo aver replicato al segretario dem accusandolo di essere «misogino» («Non ho bisogno di “incipriarmi” per essere credibile. Non accettiamo lezioni da chi si erge a paladino dell’atlantismo ma poi stringe patti con la sinistra radicale nostalgica dell’Urss»), risponde, dopo l’intervista dei giorni scorsi a Fox news, con un altro video alla stampa estera diffuso pure dalla France press. Niente svolta autoritaria, nessuna uscita dell’Italia dall’euro qualora il centrodestra dovesse vincere le elezioni.
«La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia da decenni ormai, condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le vergognose leggi contro gli ebrei». Ed ancora: «Nessun rischio per i fondi Pnrr» e «la nostra collocazione nel campo occidentale è chiara e cristallina, come abbiamo dimostrato ancora una volta condannando senza se e senza ma la brutale aggressione russa all’Ucraina». Messaggi che puntano a essere rassicuranti. Soprattutto verso Bruxelles: «La nostra idea di Europa è quella di un soggetto politico capace di rappresentare un vero valore aggiunto per i suoi cittadini, con meno burocrazia e più capacità di incidere sulle grandi materie. Vogliamo che l’Italia torni ad essere quella grande nazione, dinamica e innovativa, apprezzata in tutto il mondo, che ha contribuito a fare grande l’Europa. Siamo persone leali, oneste e determinate. E siamo pronti ad inaugurare una nuova stagione di stabilità, libertà e prosperità per l’Italia. Piaccia o meno alla sinistra».
L’intenzione è di evitare – in caso di successo alle urne – ogni tipo di muro contro muro, con la premessa di voler perseguire sempre gli interessi dell’Italia. Anche per questo motivo la presidente di Fdi ha subito rimarcato come i nomi dei ministri verranno fatti dopo il 25 settembre e che la forza politica che prenderà più voti indicherà, secondo i principi costituzionali, al Capo dello Stato il proprio candidato a palazzo Chigi. La strada sarebbe quella, nell’eventualità di una vittoria alle elezioni, di un confronto aperto con il presidente della Repubblica pure sulle figure chiave del governo, ovvero ministro dell’Economia, della Giustizia, dell’Interno e della Difesa. E di far sì che non si ripeta il “caso Savona” del giugno 2018, quando il presidente della Repubblica si oppose alla scelta di Movimento 5 stelle e Lega. Per il Mef la leader di Fdi ha fatto intendere di pensare ad una figura ‘tecnica’. Sul modello Ciampi. Nei giorni scorsi era emersa l’ipotesi Panetta, già direttore generale di Bankitalia e attuale membro del board della Banca centrale europea. Ma ci sarebbero anche altri profili allo studio, personalità ‘inattaccabili’ dal punto di vista della competenza e della professionalità. Per il ruolo di Guardasigilli non si esclude il nome del giudice Nordio. Si tratta di ipotesi, tutto dipenderà dal risultato elettorale. Saranno le urne, in caso di successo del centrodestra, a decidere a chi toccherà la poltrona del Viminale: Fdi potrebbe puntare pure sul dicastero dell’Interno qualora dovesse “staccare” la Lega. Salvini dal canto suo si dice convinto che il partito di via Bellerio risalirà nei sondaggi. Il segretario “ex lumbard”, dopo aver puntato sull’immigrazione e sull’autonomia («Meloni e Berlusconi sono assolutamente d’accordo», ha sostenuto oggi), rilancia oggi nuovamente il progetto della flat tax. «Vogliamo – ha spiegato – alzare il tetto da 65mila a 100mila euro per le partite Iva e poi nella fase 2 estendere questa tassazione anche ai lavoratori dipendenti e famiglie fino a 50mila euro di dichiarazione annua per i mono redditi o 70mila per chi ha due redditi». Mentre la Meloni ha illustrato la sua idea di fisco “a misura di famiglia”: «Bisogna agire sulla riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti e sulla riduzione delle tasse sull’impresa secondo il principio “più assumi, meno tasse paghi”».
Sulle tasse i leader della coalizione continuano ad attaccare la sinistra che – questa la tesi – «vuole la patrimoniale e mettere le mani nelle tasche degli italiani». «Noi siamo responsabili: procederemo con gradualità’ e nel rispetto dei conti pubblici. Non vogliamo certamente fare nuovo deficit», assicura poi Berlusconi. Il centrodestra ieri ha chiuso l’accordo sul programma e sta definendo lo schema dei collegi. Sul tavolo ora il dossier delle candidature. Fdi ha smentito l’intenzione di voler schierare l’infettologo Bassetti mentre resta in piedi l’ipotesi Tremonti (ma non si tratterebbe per un ruolo di governo al quale, invece, potrebbe essere destinato – magari come viceministro o sottosegretario – il responsabile economico Leo). Tra i possibili ingressi nell’esecutivo quello di Urso (ha ricoperto in passato il ruolo di ministro al Commercio Estero), mentre in Parlamento dovrebbe entrare “l’uomo” Rai di Fdi Rossi. Chi tornerà al Senato sarà anche Berlusconi che oggi ha annunciato ufficialmente la sua candidatura. Dovrebbe correre nel collegio che comprende il territorio di Monza e di Sesto San Giovanni. Il Cavaliere è tornato a dare il suo via libera alla candidatura della Meloni qualora il centrodestra dovesse vincere le elezioni e Fdi avere una percentuale più alta degli alleati. «Sono sicuro che si dimostrerebbe adeguata al difficile compito», ha osservato. Europa preoccupata da vittoria destra? «Ho l’impressione – ha rimarcato – che questa preoccupazione sia molto enfatizzata dalla nostra sinistra, il Pd in questi giorni sembra impegnato a creare un nuovo comitato di liberazione nazionale contro quelle che loro chiamano le destre, in Europa c’è molta più maturità». Tra i possibili nuovi arrivi nella coalizione al Senato e alla Camera Lotito con FI, la giornalista Maglie, l’ex giudice Matone e il sottosegretario Freni con la Lega.
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