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‘Ndrangheta in Veneto, un solo imprenditore parte civile contro i clan

Il titolare di una impresa edile l’unico a testimoniare nel processo Taurus. Il gip nelle motivazioni: «Nessun altro ha collaborato»

Pubblicato il: 10/08/2022 – 7:38
‘Ndrangheta in Veneto, un solo imprenditore parte civile contro i clan

VERONA «Non si è registrata una spontanea collaborazione degli imprenditori con le forze dell’ordine». Lo scrive il gup Luca Marini nelle motivazioni delle condanne in abbreviato del processo Taurus contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel Veronese. Uno schema (purtroppo) che si ripete. Con una sola eccezione, quella di Alessandro Arcamone, unico imprenditore che ha avuto il coraggio di costituirsi parte civile contro i clan. «Cosa mi ha spinto a non accettare quel patto con i malavitosi? Semplicemente il fatto che sono cose che non vanno assolutamente fatte – spiega l’uomo al Corriere del Veneto –. Se ci rivolgessimo tutti alla criminalità, non faremmo altro che alimentare questo fenomeno che, al contrario, dobbiamo combattere e cercare di eliminare. Molti vi ricorrono perché, presi dalla disperazione, sono convinti che sia un metodo che può portare ad ottenere risultati immediati. Ma bisogna dire di no, qualsiasi sia la posta in gioco». 

Il racconto delle minacce in Tribunale

Anche Arcamone aveva paura. Non ha denunciato subito. Ma il 24 marzo scorso ha deposto per ore al maxi processo Taurus. «C’è modo e modo per ottenere il pagamento di un credito — aveva raccontato —. È vero che io avevo contratto un debito di 40-50 mila euro, ma questi soldi mi sono stati sollecitati in modo illecito». Le minacce gli sarebbero arrivate da Agostino Napoli: ricatti e “sollecitazioni” dal 2014 al 2016. «È stato un momento molto difficile, pieno di tensioni e molte volte ho avuto paura di perdere il controllo della situazione; ho anche temuto che potesse finire tutto in tragedia», racconta ora Arcamone. 
Al Tribunale scaligero – si legge ancora sul Corriere del Veneto – Arcamone ha anche raccontato di come le sue società allo stesso riconducibili andarono in dissesto e lui perse tutto. In questa fase i presunti ‘ndranghetisti si rivolgono a lui. «Ma io decisi di non scendere a patti — spiega l’imprenditore — e il 3 febbraio del 2015 denunciai per truffa ed estorsione il mio ex socio e Bpvi. che, come ormai noto, tra il 2016 e il 2017 fecero uno tra i più importanti crack finanziari del Veneto».

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