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la riflessione

«Perdonare di cuore al proprio fratello»

Insegna San Giovanni Crisostomo che l’uomo che non perdona il torto subito, volge il coltello contro se stesso e si fa del male con la propria asprezza.Ma il Dottore della Chiesa, nella omelia n.6…

Pubblicato il: 11/08/2022 – 10:58
di Nunzio Raimondi*
«Perdonare di cuore al proprio fratello»

Insegna San Giovanni Crisostomo che l’uomo che non perdona il torto subito, volge il coltello contro se stesso e si fa del male con la propria asprezza.
Ma il Dottore della Chiesa, nella omelia n.61 sul Vangelo di Matteo che la liturgia oggi invita a meditare, elenca pure i numerosi vantaggi che il Cristiano riceve dal perdono del Prossimo.
Fra questi, in fine, ne cita uno, sul quale vorrei soffermarmi brevemente adesso.
«E tutti ti renderanno onore, persino i nemici, anche se sono diavoli. Ma ancor di più: così facendo non avrai più nemici».
Penso che questa riflessione meriti qualche approfondimento, non soltanto per la sua sconvolgente attualità ma perché essa parla al cuore di chi ritiene che il perdono sia soltanto un atto interiore, intimo e nascosto. Mentre il Santo Vescovo di Costantinopoli ci avverte che il perdono possiede un effetto espansivo (così come l’odio rafforza invece l’egoismo e, quindi, l’emarginazione) e finanche mette a tacere i nemici, «anche se sono diavoli».
Ecco, perdonare al nemico non è affatto un’azione melensa e sdolcinata, non si svolge fra due nel segreto, come in confessione, ma semmai esso è un fatto di comunità in misura che vale a divulgare l’Amore che l’ispira, per non svuotarlo di significato, degradandolo nell’ipocrisia.
Ed è pedagogico il perdono Cristiano perché tanto coloro che sono apertamente quanto quelli che sono segretamente nemici, ne traggono giovamento, per sé e verso coloro che essi odiano.
Non a caso la nostra fede non approva un perdono formale senza che non ci si rechi prima dal “nemico” per la riconciliazione.
Riconciliarsi col Padre implica che ci si riconcili dapprima con i fratelli, senza di che non esiste vera riconciliazione.
Chiedere al fratello, di vero cuore, d’aver “pazienza con me”, costituisce la precondizione per accedere al perdono dei miei peccati: se non faccio questo vuol dire che non sono entrato nel mistero Cristiano, quello dell’autentico riconoscimento della mia condizione di peccatore, la quale impedisce ogni severo giudizio verso gli altri.
E questa consapevolezza della comune miseria umana, delude i progetti del diavolo, lo mette all’angolo, perché il maligno non ha modo d’insinuarsi nella miseria dell’uomo, se questi impara a conoscere i propri limiti.
La Parola è il più potente degli esorcismi: basta osservarla,con docilità e tutto si compirà secondo la volontà di Dio.

*avvocato

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