CATANZARO Paracadutati, ambiziosi, disillusi, disimpegnati. I mille volti del Movimento 5 Stelle in Calabria fanno capolino in questi giorni che separano i pentastellati dall’appuntamento con le “parlamentarie”. La deadline – a quanto si dice – è il 16 agosto, quando ci sarà il responso sulle autocandidature di portavoce uscenti (solo quelli al primo mandato..) e attivisti al Parlamento, autocandidature chiuse lo scorso 8 agosto. Ma nel corpaccione del M5S i malumori e i tormenti si contano a bizzeffe, e su tanti fronti: base – e non solo – in subbuglio per la ormai assodata presenza di candidati che saranno imposti, nelle postazioni utili, da Roma, con l’uscente Vittoria Baldino, calabrese di origine ma eletta nel Lazio nel 2018, che ha ufficializzato la sua corsa nella regione, malumori per le zone d’ombra che starebbero caratterizzando queste consultazioni e la diffusa sensazione che alla fine prendere voti nella piattaforma potrebbe essere del tutto inutile, visto che la parola finale spetta al leader Giuseppe Conte. Il tutto in un contesto fatto di continui addii, anche rancorosi, di rinunce più o meno credibili sul piano politico, di disimpegno, di sfiducia verso i vertici nazionali.
Quelli che ancora ci credono in queste ore attendono l’esito delle “parlamentarie” che dovrà fornire la base per le future candidature per le Politiche del 25 settembre. Ai nastri di partenza – a quanto risulta da fonti qualificate – i portavoce uscenti, a parte Massimo Misiti che ha deciso di restare solo coordinatore regionale del Movimento, attivisti della prima ora (pochi) e della seconda ora (un po’ di più e anche ambiziosi), qualche nome che nella galassia pentastellata ha un certo seguito come quelli di Fabio Gambino, già assistente del parlamentare Alessandro Melicchio e del capogruppo regionale Davide Tavernise, il docente universitario Romolo Perrotta, Goffredo Cardinale, collaboratore dell’europarlamentare Laura Ferrara. Sottotraccia, trattative frenetiche per accaparrarsi il voto degli attivisti sulla piattaforma. Martedì – a quanto risulta – dovrebbe essere reso noto l’esito della consultazione, che tuttavia Conte può tranquillamente stracciare decidendo di testa sua. Per questo in tanti, nel M5S, hanno deciso di non metterci la faccia, denunciando il fatto che in realtà sia già tutto deciso a tavolino: in particolare, sia deciso a tavolino chi farà il capolista nei due proporzionali di Camera e Senato, le uniche postazioni ritenute davvero utili considerando che negli uninominali i pentastellati – secondo tutti gli analisti – non avranno scampo.
E uno dei posti “blindati” secondo fonti qualificate dovrebbe esser riservato alla Baldino, che su facebook ha ufficializzato la sua discesa in campo nella regione di origine (lo avevamo anticipato qui): «Ho deciso di candidarmi in Calabria, seguendo il mio cuore che pulsa tra le colline dell’alto Ionio Cosentino, dove 34 anni fa sono nata e da dove 15 anni fa sono partita, come tanti miei coetanei, per proseguire gli studi. Vorrei contribuire per restituire a tutti quelli come me il diritto a restare nella propria terra e, perché no, il diritto al ritorno», ha scritto la Baldino, che ha anche ricevuto quello che a molti appare un endorsement dello stesso Tavernise («Si parte. Forza Vi», ha postato il capogruppo alla Regione). Un gesto in controtendenza rispetto al clima generale che nei giorni scorsi si era creato sull’ipotesi della candidatura della Baldino, clima ben esemplificato in un post del senatore Giuseppe Auddino contro i “Papi stranieri”. A parte la Baldino, i bene informati poi parlano di un’autentica corsa dei big del M5S calabrese a occupare altre postazioni utili nei listini, ora che la rinuncia di Misiti, il più contiano della pattuglia, ha aperto uno spazio notevole: molto quotato è ritenuto Riccardo Tucci, considerato anch’egli vicinissimo al leader nazionale, e buone chance vengono assegnate anche all’ex sottosegretaria Anna Laura Orrico, che però potrebbe finire a giocarsela nella corrida dei collegi come tanti altri uscenti, che i vertici romani potrebbero costringere a misurarsi sul territorio per testare il gradimento della loro attività e liberare altro spazio. In tanti del resto temono che la Baldino possa non essere l’unica calata in Calabria con il paracadute. Perché sono ragionamenti di questo genere la spia del senso di profonda disillusione che si percepisce nel Movimento 5 Stelle.
E anche del disimpegno di tanti attivisti e non solo. A molti non è sfuggito un post del deputato uscente Paolo Parentela, non ricandidato perché al terzo mandato, che con grande garbo ha di fatto annunciato di defilarsi dalla sfida pentastellata (per la quale si è letteralmente “immolato”, senza ricevere alla fine nemmeno un grazie dai vertici): «Io cercherò di fare la mia piccola parte fuori dal palazzo, ma ho bisogno di fermarmi un po’ per dedicarmi alla mia famiglia e me stesso, dopo 15 anni di attivismo politico. È stato davvero un onore – ha scritto Parentela – rappresentare il MoVimento ed essere suo portavoce in Parlamento». Un saluto anche struggente che in realtà sembra chiudere un’intera stagione, probabilmente quella più fulgida, dei pentastellati, dissanguati ormai da un’autentica diaspora. E anche tanti ex chiuderanno qui: il presidente dell’Antimafia Nicola Morra ha già annunciato che non si ricandiderà, così come non dovrebbe ricandidarsi Francesco Sapia, mentre invece in pista è data la senatrice no vax Bianca Laura Granato, che dovrebbe correre con “Ancora Italia”. (c. a.)
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