PRATO Il tribunale dei minori di Firenze ha affidato per 24 mesi ai nonni materni il figlio di Luana D’Orazio, l’operaia 22enne stritolata dall’orditoio a cui era addetta il 3 maggio del 2021 a Montemurlo (Prato). Il tribunale, come riportano oggi i quotidiani dopo l’anticipazione del Corriere Fiorentino, ha accolto il ricorso di Francesco D’Orazio ed Emma Marrazzo, i genitori di Luana, contro l’ex compagno della figlia, Giuseppe Lerose, un operaio che vive in Calabria e che ha altri figli e aveva chiesto di continuare ad avere contatti con il bambino, a cui è stata tolta la responsabilità genitoriale sul piccolo. Il ricorso per la decadenza della responsabilità genitoriale di Giuseppe Lerose era stato depositato il 28 ottobre dell’anno scorso dai genitori di Luana.
Nel ricorso si faceva presente che Luana, dopo la separazione dal compagno, aveva ottenuto già nel luglio 2017 l’affidamento esclusivo del figlio, con la possibilità da parte del padre di incontrare il figlio tutte le volte che avesse voluto dando un preavviso di cinque giorni. In realtà, sostengono i nonni del bambino, dal 2017 Lerose non ha mai fatto visita al figlio. Un atteggiamento, aggiungono i genitori di Luana, che non è cambiato nemmeno dopo la tragica fine della loro figlia.
Il 5 settembre ci sarà una nuova udienza, stavolta a Pistoia, per la nomina del giudice tutelare. Un’altra data cruciale in merito alla tragedia della giovane operaia sarà il 22 settembre quando si svolgerà l’udienza preliminare per decidere il rinvio a giudizio dei tre imputati accusati di omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche del macchinario a cui lavorava la 22enne: la titolare dell’orditoio, Luana Coppini, il marito Daniele Faggi e il tecnico manutentore Mario Cusimano.
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