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«Videro la morte di Cesare», dubbi sui tesori scomparsi dal carico. Perché i Bronzi sono ancora un mistero

Le statue si avvicinano al cinquantenario dal ritrovamento. E ancora si intrecciano storie e miti. Castrizio: «In principio erano cinque»

Pubblicato il: 15/08/2022 – 11:55
«Videro la morte di Cesare», dubbi sui tesori scomparsi dal carico. Perché i Bronzi sono ancora un mistero

REGGIO CALABRIA Un compleanno (domani) in arrivo, un’operazione di rilancio sostenuta dalla Regione e nuove teorie sul mistero dei Bronzi di Riace, sempre più simbolo della Calabria. L’ultimo tassello che si aggiunge alla storia dei due guerrieri è, per ora, indiziario. Lo si deve al dipartimento di Civiltà antiche e moderne dell’Università di Messina e alla professoressa Elena Caliri. L’ipotesi è che le due statue fossero tra quelle che ornavano a Roma il teatro di Pompeo, arrivate probabilmente nell’Urbe dalla Grecia dopo la presa di Argo da parte delle legioni, all’inizio del II secolo prima di Cristo. Il racconto arriva da La Stampa, che ne ha discusso con Daniele Castrizio, professore di Archeologia e iconografia della moneta dell’ateneo messinese. Se l’ipotesi fosse corretta, i due Bronzi avrebbero «visto» cadere Giulio Cesare, colpito dai pugnali dei congiurati in quel luogo alle Idi di marzo.

Il gruppo dei “fratricidi” al teatro di Pompeo

L’idea, spiega Castrizio, «si basa sull’Epistola ai Greci di Taziano, filosofo cristiano eretico che cita un gruppo scultoreo di fratricidi, mirabilmente scolpito da Pitagora di Reggio al Teatro di Pompeo». Una traccia verso la risoluzione di un mistero lungo ormai 50 anni, dal giorno del ritrovamento (il 16 agosto 1972). Per lo studioso, riporta La Stampa, i due Bronzi sarebbero Eteocle e Polinice, figli di Edipo, che si uccisero reciprocamente sotto le mura di Tebe per il dominio sulla città. Dal ritrovamento di Stefano Mariottini mistero si è aggiunto a mistero. Per il professore ci sono due storie «che s’intrecciano: quella più antica, che va dalla realizzazione delle sculture al naufragio della nave che li trasportava, e quella più recente, dal ritrovamento alla ridda di ipotesi sulle identità delle statue e sull’autore o gli autori. In entrambe ci sono illuminazioni e misteri ancora da risolvere».

STUDIOSO | Daniele Castrizio

L’archeologo tedesco Vinzenz Brinkmann situa le sculture sull’Acropoli di Atene: rappresenterebbero l’eroe ateniese Eretteo e il trace Eumolpo, che avrebbe in mano un’ascia da battaglia anziché una lancia. Ma, dice ancora Castrizio a La Stampa, «Brinkmann non tiene conto delle terre di fusione che riempivano le statue: secondo le analisi petrologiche, vengono da Argo, a poche centinaia di metri le une dalle altre. Perché mai ad Argo avrebbero dovuto raffigurare un trace e un ateniese? Inoltre l’alopekes, il tipico copricapo trace di pelliccia, non calza sulla testa del guerriero B, detto anche “l’anziano”, mentre gli va a pennello il classico elmo corinzio, oggi perduto».

Il mistero sulla scomparsa del carico della nave

C’è un particolare fra tutti che fa propendere lo studioso per il gruppo dei fratricidi: «L’espressione feroce del bronzo A, il giovane, dai riccioli finissimi e dai denti d’argento. Alla fine del frammento del papiro di Lille, quel che resta della Tebaide del poeta epico Stesicoro, si legge: “Polinice si arrabbiò”». Castrizio crede che «il gruppo scultoreo originale fosse formato da cinque figure: oltre ai due fratelli nemici, la sorella Antigone, l’indovino Tiresia e la madre, forse Giocasta, che tenta di dividere i contendenti. Gli stessi che appaiono su un sarcofago di villa Pamphili, a Roma».

Al docente, nell’intervista, viene chiesto cosa ne pensi della mitologia del ritrovamento, dello scudo che appare nella denuncia dei carabinieri e che non fu mai ritrovato. «Penso sia stata una svista – risponde –. La posizione del braccio faceva pensare allo scudo che, certo, entrambi gli eroi portavano in origine. Più inquietante l’assenza di concrezioni marine sul dito monco di uno dei Bronzi, come se la rottura avesse preceduto di poco il ritrovamento e la mancanza del resto del carico della nave, sulla rotta da Roma a Costantinopoli a trasportare tesori per l’altra capitale dell’impero. Infine, i graffi da trascinamento di uno dei Bronzi. Ma siamo nel campo delle illazioni». (redazioni@corrierecal.it)

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