LAMEZIA TERME In questo periodo di ferie e stelle cadenti, potrebbero sfuggire notizie di rilievo sulla sanità calabrese.
A proposito del costruendo ospedale di Vibo Valentia, lo scorso 3 agosto la Regione Calabria ha indetto la gara per l’affidamento degli incarichi di componente della commissione di collaudo «in corso d’opera e finale». Si tratta di uno degli ultimi adempimenti necessari all’edificazione dell’attesa struttura.
L’intesa sull’opera pubblica risale al 13 dicembre 2007. Allora fu raggiunto, ricorda l’atto della suddetta gara, «l’Accordo di Programma per la realizzazione degli ospedali di Vibo Valentia, di Catanzaro, di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro». Il 21 dicembre di quell’anno venne nominato il commissario delegato per la gestione della «situazione emergenziale», emersa dopo la morte di tre minorenni, Federica Monteleone, Flavio Scutellà ed Eva Ruscio, dovuta a gravi responsabilità sanitarie poi accertate in sede processuale.
Il progetto preliminare del nuovo ospedale vibonese fu approvato il 4 maggio 2011. Il 12 settembre 2014 fu «sottoscritto il contratto di concessione […] tra la Regione Calabria, l’Asp di Vibo Valentia e la Società “Vibo Hospital Service S.p.A.”, avente ad oggetto la realizzazione del nuovo ospedale di Vibo Valentia e la gestione, per l’intera durata della concessione, dei servizi di supporto non sanitari nonché dei servizi commerciali compatibili con l’attività sanitaria».
Il 22 ottobre 2015 è invece la data della firma del contratto di appalto, con il quale fu «affidato alla Società RINA Check S.r.l. il servizio di verifica dei progetti definitivo ed esecutivo dell’intervento di realizzazione del Nuovo Ospedale di Vibo Valentia». Tuttavia, il progetto definitivo dello stesso presidio ospedaliero è stato approvato lo scorso 6 luglio.
A quasi 15 anni da quell’Accordo di programma, il nuovo ospedale di Vibo Valentia ancora non esiste, ma resta viva la memoria degli errori sanitari che nel 2007 provocarono la morte dei tre minori calabresi. Bisogna registrare, però, che il dipartimento regionale Tutela della salute, diretto dall’ingegnere Iole Fantozzi, già commissario straordinario del Gom di Reggio Calabria, ha impresso una significativa accelerazione alle attività amministrative funzionali al recupero del tempo perduto e al rilancio del Servizio sanitario regionale, cui mancano, però, molti medici, infermieri e Oss a tempo indeterminato.
Al riguardo, dopo le elezioni politiche del 25 settembre, i prossimi governo e Parlamento dovrebbero intervenire in maniera risolutiva, anche alla luce della sentenza della Corte costituzionale numero 168/2021, che, per quanto relativa alla Calabria, ha sottolineato i gravi limiti e squilibri del commissariamento delle regioni sottoposte a Piano di rientro dai disavanzi sanitari.
Si spera che nell’imminente campagna elettorale ci siano precisi riferimenti a soluzioni concrete per assumere il personale indispensabile a garantire, in Calabria, l’assistenza ospedaliera e territoriale. È il primo problema urgente da risolvere, che non ammette silenzi, superficialità, populismi e distrazioni di massa.
Il 22 luglio scorso, invece, con decreto del commissario alla Sanità calabrese, in relazione alla Misura 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dedicata alla tutela della salute, è stato approvato il «riparto delle attività da svolgere – disgiuntamente o congiuntamente – tra il Soggetto Attuatore ed i Soggetti Attuatori esterni delegati, nonché lo schema di Provvedimento di Delega amministrativa […], da stipulare tra il Commissario ad acta per l’attuazione del Piano di rientro e le Aziende del SSR, nella qualità di Soggetti Attuatori esterni, ai quali vengono affidati i competenti interventi del Piano Operativo Regionale PNRR-M6 Salute». Con lo stesso decreto, sono state assegnate, «alle Aziende del SSR-Soggetti Attuatori esterni», «le risorse finanziarie per la realizzazione dei competenti interventi del Piano Operativo Regionale Pnrr-M6 Salute, secondo il piano di riparto finanziario allegato […], ai fini delle iscrizioni contabili nei rispettivi bilanci aziendali». Oltre a 28.150.586,34 di risorse regionali, sul piatto ci sono 128.787.991,27 euro per la Componente 1 della Missione 6 del Pnrr, di cui: 84.677.262,22 per la realizzazione di Case della comunità; 3.288.425 per la realizzazione di Centrali operative territoriali; 1.350.357,71 per l’interconnessione aziendale delle medesime centrali e 1.837.607,58 per la correlata fornitura di device; 37.634.338,76 per la realizzazione di Ospedali di comunità.
Ancora, per l’altra Componente – la numero 2 – della Missione 6 del Pnrr, la Regione Calabria, che partecipa con proprio finanziamento di 10.804.608 euro, dispone di 182.273.247,25, di cui: 54.573.930,99 per la realizzazione di interventi di digitalizzazione dei DEA di I e II livello; 44.753.062,11 per la fornitura e posa in opera di grandi apparecchiature; 24.042.738,10 per l’adeguamento/miglioramento sismico di strutture ospedaliere; 54.569.791,21, ma dal Piano nazionale complementare (Pnc), per l’adeguamento/miglioramento sismico di strutture ospedaliere; 1.140.320,46 per l’adozione, da parte della Regione, di quattro nuovi flussi informativi nazionali; 3.193.404,38 per l’organizzazione ed erogazione di un corso di formazione in infezioni ospedaliere a dipendenti del Servizio sanitario regionale.
Nel complesso, vanno spesi 350 milioni, che non servirebbero alla piena tutela della salute, se in parallelo non ci fossero le assunzioni del personale sanitario indispensabile, complicate dalle limitazioni del Piano di rientro e dai criteri vigenti di determinazione dei fabbisogni, oggi del tutto inadeguati alle necessità assistenziali.
Infine, il 20 luglio scorso e con specifico decreto dirigenziale, la Regione Calabria ha istituito il «Nucleo Operativo Attuazione Pnrr», che, coordinato dal dirigente del settore regionale Investimenti sanitari, l’ingegnere Pasquale Gidaro, dovrà tra l’altro «attivare la regia e il coordinamento operativo dell’attuazione della Missione 6 Salute, prevista dal Pnrr e dagli obiettivi riportati nel Piano complementare»; «avviare un complesso di attività finalizzate ad individuare e prevenire i rischi che potrebbero ostacolare il raggiungimento gli obiettivi prefissati»; «garantire una costante attività di analisi degli scostamenti rispetto alla programmazione stabilita, volta ad individuare preventivamente le eventuali criticità attuative e definire in anticipo le azioni correttive».
Tanti cittadini calabresi non sanno che la Calabria rischiava di perdere le risorse del Pnrr stanziate per il diritto alla salute. Nominata nel novembre scorso dal nuovo presidente della Regione, Roberto Occhiuto, la dirigente generale Fantozzi, per mettere al sicuro i finanziamenti in questione, dovette correre senza sosta, insieme al personale del “suo” dipartimento e ai responsabili delle aziende del Servizio sanitario regionale. Ai futuri parlamentari provenienti dalla Calabria – e agli eventuali componenti calabresi del governo – toccherà completare l’opera, nell’interesse collettivo. (redazione@corrierecal.it)
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