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Alt della federazione italiana degli Ordini dei medici e dei sindacati all’accordo tra Calabria e Cuba

Veti e perplessità: le dichiarazioni del settore sanitario sull’arrivo dei circa 500 professionisti negli ospedali della regione

Pubblicato il: 18/08/2022 – 16:03
Alt della federazione italiana degli Ordini dei medici e dei sindacati all’accordo tra Calabria e Cuba

ROMA Per la sanità calabrese serve «una risposta strutturale» e, per sopperire alla grave carenza dei medici, «prima di ricorrere ai professionisti cubani è necessario provare a trovare risorse interne, penso ai pensionati oltre che agli specializzandi». È la riflessione del presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, sull’accordo firmato dal governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, per l’assunzione a tempo determinato di circa 500 medici provenienti da Cuba. «La Calabria – dichiara Anelli – è la Regione in cui c’è il maggiore disagio per la professione medica. Sia per le strutture che per i professionisti. Di fronte a un fallimento generale degli interventi fino ad ora fatti sul sistema sanitario regionale il governatore doveva giustamente trovare una soluzione», ammette Anelli. In questo contesto la preoccupazione maggiore, per il presidente Fnomceo, «è quella legata alla verifica dei titoli e della qualità della formazione. La legge consente questa attività alle Regioni in deroga, non più al ministero della Salute. Questo ci crea forti perplessità. Non abbiamo nulla nei confronti dei colleghi cubani ma vorremmo che, in ogni caso la qualità, che con estrema difficoltà in Italia abbiamo strenuamente voluto e che è frutto di un complesso percorso formativo, fosse garantita anche per i colleghi che vengono dall’estero. Temiamo che la deroga di legge rispetto ai riconoscimenti dei titoli faccia abbassare il livello di qualità. Per questo chiediamo alle Regioni di riferirsi, in ogni caso, alla lunga esperienza del ministero in questo campo per i meccanismi di verifica».
Per Anelli «prima di arrivare ai medici cubani bisogna esperire tutte le possibilità in Italia, ivi compreso l’utilizzo dei medici pensionati. Questo perché in Italia abbiamo un percorso formativo certo, qualificato. Se è necessario ricorrere a risorse esterne, e la legge oggi lo consente alle Regioni – conclude – è necessaria una reale verifica di titoli. Ed è questo che chiediamo».

Ordine di Cosenza: «Non si può fare»

«Non si può fare, perché questo accordo presuppone tutta una serie di autorizzazioni che non sarà possibile ottenere». Lo dice Eugenio Corcioni, presidente dell’Ordine dei medici di Cosenza, in riferimento all’annuncio fatto da Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, dell’arrivo di quasi 500 medici cubani in soccorso dei presidi sanitari calabresi.
«Ci vuole il riconoscimento dei titoli esteri – dice Corcioni -, è una procedura che si fa persona per persona e non ha delle deroghe se non occasionali, nel corso della pandemia, ma adesso non esiste più lo stato di emergenza».
«E comunque, anche nel corso dell’emergenza – dice ancora Corcioni -, i medici stranieri facevano solo tenda, o rianimazione per quanto riguarda i russi, con grandi ostacoli per quanto riguarda la lingua: se c’è una branca della medicina in cui parlare è decisivo, questo è proprio il pronto soccorso».
«Quindi non si può fare – conclude Corcioni – e non per un ostacolo burocratico, ma per un problema concreto, perché il corso di studi è decisivo per la garanzia dell’utenza e la medicina legale cubana è diversa da quella italiana».

Anaao Assomed: «Disappunto e sconcerto»

«Totale disappunto e sconcerto» dei sindacati medici Anaao Assomed e Anaao giovani «rispetto all’accordo che il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha stipulato con una cooperativa (leggi lavoro interinale) della Repubblica di Cuba per il reclutamento di circa 500 medici, al fine di colmare carenze croniche di organico dei nosocomi calabresi». «Un ennesimo segnale – sottolineano – della difficoltà in cui versa la sanità pubblica ma anche della fantasia creativa delle Regioni che si illudono di trovare soluzione a problemi strutturali attraverso provvedimenti estemporanei, dal vago sapore elettorale. Grazie anche all’assenza della Politica, oggi affaccendata in tutt’altre faccende dettate dalla campagna elettorale e dimentica dello stato agonico del sistema pubblico di erogazione delle cure. E così siamo arrivati a cercare medici all’estero, addirittura oltreoceano. Cuba, fino ad oggi meta di vacanzieri italiani, diventa il luogo cui rivolgersi per colmare una carenza che ha raggiunto livelli insostenibili in tutto il Paese, specie nelle regioni del Sud, come la Calabria».
«La trovata del presidente Occhiuto – segnalano i medici Anaao – ha costi non leggeri (3.500 euro metti al mese +1.200 di rimborso spese + benefit vari) ed evidenti difficoltà, dalla necessità di formazione aggiuntiva, alla diversità di lingua, alla non semplice integrazione in un sistema di cure sostanzialmente diverso da quello cubano. Senza contare i problemi medico legali, quali la responsabilità professionale e il riconoscimento dei titoli di studio. Il problema di fondo, però, è se i soldi del Fsn, o comunque dei bilanci regionali, provenienti dalle tasse degli italiani, possono essere spesi a favore di cooperative (ancora!) estere che non assicurano alcun ritorno fiscale o previdenziale per le casse delo Stato. Soldi che trovano vincoli burocratici quando devono essere impiegati per chi nel sistema sanitario lavora, soffre e non è più convinto di restare, ma facili per le cooperative». «E, poi – aggiungono – veramente non ci sono alternative? Forse il presidente Occhiuto non sa che la legge 145/ 2018, meglio conosciuta come “Dl Calabria”, permette ai medici in formazione specialistica di partecipare, a partire dal 3°anno di corso, ai concorsi ospedalieri e di essere assunti a tempo determinato con automatica conversione del contratto a tempo indeterminato al conseguimento del titolo di specializzazione. Una legge ampiamente utilizzata in diverse regioni italiane, che vede oltre il 90% degli specializzandi favorevole a questa opportunità lavorativa e formativa. Ma l’Università degli Studi di Catanzaro boicotta, con motivazioni pretestuose, il reclutamento degli speciaizzandi nelle strutture sanitarie calabresi, non concedendo il nulla osta, in barba anche al recente accordo quadro Stato-Regioni. Eppure oltre 500 medici specializzandi, con un know-how di conoscenze già integrate nel Ssn sarebbero ben lieti di lavorare stabilmente in Calabria coronando il loro cammino professionale. Assicurando una boccata d’ossigeno al sovraccarico di lavoro dei medici calabresi e ponendo fine a situazioni vergognose come la recente odissea sanitaria dell’80enne di Soverato con aneurisma o la solitudine del primario del Pronto soccorso dell’ospedale di Vibo Valentia, da giorni unico medico in servizio. E c’è anche la possibilità di seguire la strada del Veneto, garantendo una retribuzione adeguata alle prestazioni aggiuntive dei medici in servizio, specie in pronto soccorso, e una corretta costruzione dei fondi contrattuali che incrementi il loro salario accessorio. Magari utilizzando i viaggi a Cuba come benefit aziendale. La Calabria è all’ultimo posto per l’esigibilità dei livelli essenziali di assistenza, paga 304 milioni di mobilità passiva in un anno con cittadini che migrano anche per interventi definiti “a bassa complessità”, addirittura per il parto, ha meno posti letto della media nazionale, è penalizzata dalla ripartizione del Fsn. Nessuno nega la gravità della situazione. Chi, però, ha a cuore lo stato degli ospedali pubblici, stremati dalla carenza di medici, come di altre figure professionali, eviti soluzioni ad effetto, facili quanto sbagliate, e usi le leggi dello Stato per richiamare l’Università ai suoi doveri insieme con la leva retributiva a favore dei Medici in servizio, l’ultimo pilastro per evitare la bandiera bianca e il deserto sanitario».

Fismu: «Schiaffo a professionalità italiane»

«Il problema della carenza di medici in Calabria si risolve importando camici bianchi da Cuba: questa la trovata agostana del presidente della Regione Roberto Occhiuto». Una scelta fortemente contestata dal segretario nazionale della Federazione italiana sindacale medici Uniti-Fismu, Francesco Esposito che la definisce: «Una operazione di dubbia legittimità che penalizza le professionalità italiane e che parte da premesse sbagliate».
«Per colpa di scelte politiche attuali, e passate – spiega Esposito – la sanità calabrese è stata precarizzata e impoverita in tutti i settori: i servizi ospedalieri e territoriali, il pronto soccorso, la medicina di famiglia e il 118, la medicina penitenziaria o la guardia medica. Un vero e proprio smantellamento della nostra sanità pubblica sul piano delle risorse, del personale e delle strutture, purtroppo anche a favore del privato. Da un lato i pazienti vanno al nord per farsi curare, dall’altro i medici calabresi fuggono, vittime di un sistema clientelare e carente, basato su contratti precari e sottopagati».
«E arriva la “trovata” agostana di Occhiuto – continua il segretario nazionale Fismu – che invece di rivolvere i problemi, quelli che abbiamo sopra elencato e che rimangono irrisolti, guarda al modello Cuba e firma un protocollo per importare medici dall’isola dei Caraibi».
«Manca solo che si faccia crescere la barba sullo stile dei Barbudos castristi», ironizza Esposito, che ribadisce: «Se il governo regionale smettesse di precarizzare e sottopagare i medici calabresi avremmo una adeguata pletora medica nella nostra regione e personale sufficiente in tutti i settori. Oltretutto siamo dubbiosi della legittimità di questo protocollo, il governatore è sicuro che i titoli e le specializzazioni dei colleghi cubani siano equiparabili ed equipollenti con i requisiti italiani? Interverremo anche sul piano legale per garantire qualità delle cure per i cittadini e per tutelare la professionalità dei medici calabresi».

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