ROMA «Questa legislatura ha avuto due punti di crisi: la prima l’elezione del Presidente Mattarella, che non voleva essere rieletto e l’altra è l’ignominia della caduta di Draghi. Chiediamo agli italiani di non dimenticare. Perché se si perde il ricordo noi ripeteremo gli stessi errori. Draghi non è caduto perché governava male ma per l’invidia di Conte, per le voglie di Berlusconi di diventare presidente del Senato e o della Repubblica e la paura di Salvini di vedere cadere i propri consensi in favore della Meloni».
Così il leader di Azione Carlo Calenda in occasione della presentazione del programma di governo del terzo polo, condiviso con Italia Viva di Matteo Renzi, aggiungendo che «in un contesto elettorale dove sono presenti quattro poli non ci possa essere un voto utile».
Poi un nuovo attacco al Pd: «Voglio dire agli elettori del Partito democratico, con cui ho davvero tentato di fare un’alleanza fondata sull’agenda Draghi, una cosa chiara che devono sapere: cinque minuti dopo le elezioni torneranno con i Cinque Stelle, basta sentire le dichiarazioni di Orlando, Emiliano, Boccia, Bettini». Infine, sulle misure economiche da adottare: «Il reddito di cittadinanza va certamente modificato. Sono per il salario minimo e la mensilità in più. Nessuno dovrebbe lavorare per meno di 9 euro l’ora».
Intanto l’unione non fa la forza, almeno per ora. Repubblica riporta che secondo i primi sondaggi pubblicati dopo l’intesa elettorale tra Azione e Italia Viva, il cosiddetto Terzo polo sarebbe di poco sopra il 5 per cento. Secondo le rilevazioni G.D.C. diffuse il 15 agosto scorso, Carlo Calenda e Matteo Renzi insieme raccoglierebbero il 5,1%. Leggermente meglio andrebbe secondo l’istituto Demopolis, che fa registrare un 5,3% nel suo barometro politico a 40 giorni dal voto del 25 settembre. Mentre secondo un altro sondaggio, quello di Enzo Risso, commissionato dalla Lega e pubblicato da Libero (dati dall’8 al 12 agosto), che analizza le due formazioni separatamente, Italia Viva sarebbe al 2% e Azione al 2,3%.
Azione e Iv comunque superebbero il quorum del 3 per cento, ma l’operazione Terzo polo sembra premiare più Renzi che Calenda. Nei sondaggi precedenti lo strappo nei confronti del Partito democratico, annunciato in diretta tv lo scorso 7 agosto, Azione/+Europa era data al 6,5 per cento (Swg/La7) e Italia Viva al 2,9%. Mentre secondo le rilevazioni a caldo dopo la rottura effettuate da tecnè (rti/mediaset) la formazione di Calenda era scesa addirittura all’1,8%, sotto Italia Viva (2,6%) e +Europa di Emma Bonino e Della Vedova (3%).
In generale, pur confermando la netta prevalenza del centrodestra, secondo G.D.C., se si votasse oggi, la forza politica a ricevere il maggior numero di voti sarebbe il Partito democratico con il 23,6% dei consensi, seguito a ruota da Fratelli d’Italia al 23,4%. In terza posizione si piazzerebbe la Lega al 12,3%, seguita dal Movimento Cinque Stelle al 10,7% e Forza Italia al 7,5%. Come detto, dopo l’alleanza tra Renzi e Calenda, dietro gli azzurri troviamo la coalizione di Italia Viva e Azione al 5,1%. Poi l’allenza Verdi – Sinistra italiana al 3,4%. Gli ultimi partiti a superare il 3%, soglia da raggiungere per assicurarsi un posto in Parlamento, sono la lista Noi moderati e Italexit di Gianluigi Paragone. Seguono Mdp/Articolo 1 al 2,3%, +Europa al 2,2% e Impegno civico di Luigi Di Maio allo 0,9%.
Diverso lo scenario prefigurato dal Barometro Politico dell’Istituto Demopolis, che conferma comunque un distacco di almeno 15 punti tra centrodestra e centrosinistra, ma che vede Fratelli d’Italia primo partito con il 24,3%, un punto e mezzo in più del Partito Democratico, attestato al 22,8%. Al terzo posto, al 15,2%, la Lega; al 10,6% il Movimento 5 Stelle, al 6,8% Forza Italia. Azione è al 5,3%, l’Alleanza verdi sinistra al 4,1. Tra il 2 e il 3 per cento, Italexit, +Europa e Impegno civico.
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