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Caso De Tursi, la mamma: «Qualcuno sa e non collabora, aiutatemi a trovare mio figlio»

Il 19enne di Strongoli scomparso 9 anni fa. Le rivelazioni di Anna Dattoli al settimanale “Giallo”. Appello all’ex fidanzata Isabella

Pubblicato il: 18/08/2022 – 9:23
Caso De Tursi, la mamma: «Qualcuno sa e non collabora, aiutatemi a trovare mio figlio»

CROTONE «Qualcuno sa esattamente cos’è accaduto, ma non collabora. La fidanzata di mio figlio ha cambiato versione più volte: perché? Qualcuno l’ha spinta a ritrattare? In ogni caso, io non mi arrenderò mai». È l’ennesimo e accorato appello lanciato da Anna Dattoli (55 anni) per far venire a galla, una volta per tutte, la verità sul figlio Gabriele De Tursi, il ragazzo di 19 anni scomparso da Strongoli il 5 giugno del 2013.
La donna ha rivolto alla comunità e, più in particolare all’ex fidanza di Gabriele, l’ennesimo invito a dire la verità sulla misteriosa e sempre più inquietante scomparsa del ragazzo. Lo ha fatto attraverso le colonne del settimanale di cronaca nera “Giallo” in edicola questa settimana.
La donna teme che il ritrovamento della motocicletta del 19enne sia un inquietante messaggio di “Lupara bianca”. Un invito a desistere dalla ricerche. Il mezzo, una Honda Hornet 600 di colore blu elettrico, è stato rintracciato un anno dopo dai carabinieri mentre si trovava abbandonata (ma in perfette condizioni) fra le erbacce lungo la statale che da Strongoli arriva a Strongoli Marina. A segnalarla fu anche una lettera anonima recapitata al parroco della zona.
Motocicletta a parte, ci sono troppe cose che non tornano secondo la donna. E in questa lunga intervista Anna Dattoli le snocciola una a una.

«Ho paura che gli abbiano fatto del male»

«Ho paura che gli abbiano fatto del male – ha rivelato la donna al settimanale –, perché mi hanno fatto ritrovare la sua moto nell’aprile dell’anno successivo alla scomparsa. Secondo me si tratta di un segnale chiaro: il messaggio è quello di smettere di cercarlo. Dopo la sua scomparsa ho riflettuto molto».
Ma la paura è un sentimento che la signora Anna non può concedersi. Almeno fino a quando non avrà scoperchiato la verità sulla fine, bella o brutta, fatta da suo figlio.

«Tanti sanno e nessuno parla»

«A Strongoli tanti sanno, ma nessuno parla. Mi chiedo perché nessuno mi aiuta a trovare il corpo di mio figlio. Qui tutti sono a conoscenza del fatto che il suo omicidio è stato commissionato da chi ha il dominio sulla zona…», ha dichiarato la donna al settimanale.
Sono 9 anni che questa donna non si dà pace e, al pari di una moderna Penolope, tesse e ritesse la tela di quel 5 giugno. Ricostruisce spostamenti, atteggiamenti e dinamiche. Situazioni che, anziché sfocarsi nel ricordo, diventano tasselli sempre più limpidi di una realtà che non si vuole fare venire a galla.
«Il 5 giugno 2013 – racconta la mamma coraggio – Gabriele si è svegliato verso le 9 ed è uscito con la sua moto. Intorno alle ore 12 è tornato a casa, era tranquillo. Abbiamo pranzato insieme e poi lui è sceso a prendere un caffè al bar. È tornato di nuovo a casa ed è uscito ancora una volta in moto perché aveva un appuntamento con un suo amico. A quell’appuntamento, però, non è mai arrivato. Il suo amico sostiene di non averlo visto. Nessuno di noi l’ha più visto. Da quel giorno io non so darmi pace. Non capisco cosa sia potuto accadere».

«Qualcosa turbava Gabriele in quei giorni»

Ed è proprio in questa costante ricerca quotidiana di particolari della vicenda che la signora ha alzato il sipario su alcuni apsetti che le erano sfuggiti nell’immediato della scomparsa di Gabriele. «Ricordo un particolare – ha rivelato la donna –. Lui di solito, quando tornava a casa, era sempre allegro, sorridente, non mi faceva mai mancare le sue coccole. Mentre negli ultimi due o tre giorni non era il ragazzo spensierato di sempre, forse qualcosa lo turbava. Ma al momento non ci avevo fatto caso».
Ma non è tutto. Anna Dattoli ha cominciato a inquadrare diversamente anche l’atteggiamento della persona più vicina a Gabriele in quei giorni: la fidanzata Isabella.

«Isabella non ha voluto più parlare»

«Ho il presentimento – aggiunge la donna – che ci sia qualcuno che sa esattamente cos’è accaduto. La sua fidanzatina, Isabella, subito dopo i fatti, mi aveva detto di rassegnarmi, che mio figlio era morto il 5 giugno, ovvero il giorno della scomparsa. Lei quindi sapeva dov’era diretto il mio Gabriele quel maledetto giorno? Poi ha sostenuto che si era trattato di un incidente. Dopo una settimana, cercava di darmi conforto. Mi diceva: “Anna, è andata. È finita male e l’hanno fatto fuori”. Poi ha ritrattato tutto, non ha più voluto parlare dei suoi dubbi, né con me né con le forze dell’ordine. Perché? Qualcuno le ha detto di stare zitta? Lancio un appello: fatemelo ritrovare. Non mi arrenderò, finché avrò vita».

«Perché la ragazza cambiò scheda»

C’è poi, sempre a dire della donna nel corso dell’intervista, un altro ed equivocabile particolare che riguarda Isabella riconducibile agli istanti che si sono susseguiti alla scomparsa di Gabriele. «Quando la ragazza di mio figlio si era presentata a casa il giorno della scomparsa, intorno alle 21.30 – ricostruisce ancora Anna Dattoli –, aveva sostituito la scheda del telefono. È molto strano. Perché lo aveva fatto? E perché agli altri parlava di incidente? Era una pista sbagliata, quella dell’incidente. I carabinieri sanno tutto. Eppure nessuno mi ha mai fatto sapere se ci sono novità nelle indagini».

L’iniziativa dei ragazzi del liceo di Ancona

In questa legittima e quanto mai doverosa ricerca della verità, Anna Dattoli è stata affiancata nello scorso mese di giungo dagli studenti del Liceo Galilei di Ancona oltre 300 cartoline spedite dagli studenti ad altrettanti indirizzi di cittadini di Strongoli (Kr) per chiedere di rompere il muro dell’omertà ed aiutare una madre ad avere notizie del figlio sparito nel nulla da 9 anni. L’iniziativa è nata dopo l’incontro che i ragazzi avevano avuto, qualche giorno prima, proprio con la stessa Anna Dattilo nel corso di un campo dell’associazione “Libera” durante il quale avevano avuto modo di conoscere la storia di Gabriele. «Chi sa parli» è l’appello lanciato dagli studenti del Galileo Galiei di Ancona nelle cartoline. E «Chi sa parli, anche in forma anonima» l’appello che lo scorso 5 giugno nel Duomo di Strongoli il parroco, il sindaco Sergio Bruno e il coordinatore di Libera Crotone Antonio Tata avevano rivolto ai fedeli.

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