CROTONE «Qualora si sia trattato di un corpo contundente naturale, il colpo, con elevata probabilità, è stato assestato da una persona assimilabile a un professionista, atteso l’accostamento alla figura del pugile». È quanto cristallizzato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Crotone, Massimo Forciniti, sulla scorta della relazione preliminare fornita del medico ausiliario del pubblico ministero, Marco Rizzo, nell’ordinanza di convalida dell’arresto di Nicolò Passalacqua. Il 22enne è accusato del violento pestaggio che, la sera del’11 agosto scorso, ha ridotto in fin di vita Davide Ferrerio, il 20enne bolognese in vacanza a Crotone con la propria famiglia.
Passalacqua è adesso in carcere, indagato per tentato omicidio. Davide, invece, da quella maledetta sera, è in coma farmacologico, ricoverato al Pugliese-Ciaccio di Catanzaro.
Da quel giorno, non è chiaro il movente dell’aggressione, così come non è ancora certo se il giovane abbia sferrato i colpi con qualcosa in mano. Lo scrive nero su bianco il gip.
Proprio in merito a questo ultimo aspetto, si legge nell’ordinanza di convalida del provvedimento cautelare che resta ancora da accertare se i colpi sono stati sferrati «a mani nude o utilizzando strumenti atti all’offesa».
Il medico legale, in ragione delle fratture riportate da Davide alla zona occipitale destra del cranio e anche alla mandibola dello stesso versante, desume che «la localizzazione topografica delle lesioni è compatibile con una azione inferta da soggetto mancino».
Non sono al momento, sotto sequestro, strumenti atti ad offendere rintracciati nelle disponibilità di Passalacqua. Ma di alcune cose il giudice Forciniti è convinto nelle motivazioni fornite per la convalida dell’arresto del principale indagato. «La violenza del colpo inferto – asserisce il gip –, la direzione dello stesso, il punto del corpo della vittima attirato, la gravità delle ferite inferte e le connotazioni pericolose delle modalità con cui il colpo è stato portato» sono «elementi che congiuntamente considerati consentono di desumere la sussistenza del dolo omicidiario».
Sulla scorta di queste considerazioni il giudice aggiunge che c’è il rischio concreto di reiterazione del reato da parte di Passalacqua «avuto riguardo alla personalità (il pervenuto ha precedenti penali e di polizia)» e alle modalità dell’aggressione che «denotano una spiccata pericolosità dell’indagato che ha mostrato particolare efferatezza e professionalità in tale tipo di condotte violente».
Da ultimo, e non certo elemento da sottovalutare secondo il gip, anche il fatto che «esiste il percolo di fuga non avendo fissa dimora l’indagato e tenuto conto della gravità delle contestazioni».
Quello che emerge pian piano nell’ordinanza è un profilo di Nicolò Passalacqua come soggetto socialmente pericoloso. Aggressivo, violento, imprevedibile e soprattutto in grado di sferrare colpi con modalità da pugile professionista.
Il 22enne è nato a Colleferro (Roma) ed è residente a Paliano (Frosinone), ma risulta un senza fissa dimora. «I genitori dell’indagato – scrive Forciniti – dimorano in altra regione» e l’indagato «già da considerevole tempo ha lasciato la casa familiare per vivere a Crotone».
Sebbene Passalacqua abbia fatto scena muta nel corso dell’interrogatorio di garanzia, e soprattutto non abbia fornito alcuna spiegazione sul movente dell’aggressione, il film di quei minuti maledetti che tengono oggi Davide in un lettino d’ospedale vengono ricostruiti. Pezzo dopo pezzo.
Questo, grazie alle telecamere di sorveglianza del Tribunale (luogo “teatro” del pestaggio) e di quelle degli esercizi commerciali, lì presenti nelle vicinanze. E trovano corrispondenza anche nelle testimonianze di alcune persone che hanno assistito alla scena violenta. Sono stati così ricostruiti il tragitto dell’inseguimento, il momento del pestaggio, l’abbigliamento dei due e la presenza di altre persone nei momenti immediatamente successivi l’aggressione.
Innanzitutto, i due si sono trovati in presenza all’incrocio tra via esterna Firenze e l’angolo di via Veneto. Sono le ore 21 dell’11 agosto scorso. Qui Passalacqua ha raggiunto Ferrerio e gli avrebbe detto qualcosa. Poche parole, ma tali da intimidire il ragazzo e indurlo alla fuga. Davide si è quindi messo a correre in direzione del Palamilone, quindi su via Vittorio Veneto, finché «inseguito da un’altra persona con indosso una t-shirt di colore scuro e un paio di pantaloni corti di colore scuro» è stato da questo raggiunto.
Le immagini hanno anche immortalato il momento in cui l’inseguitore, raggiunto Davide all’altezza dell’incrocio tra via Vittorio Venero e via dei Mille, ha sferrato dei colpi al suo corpo (una ginocchiata allo sterno) e certamente più di un pugno all’altezza del capo, facendolo rovinare in terra.
L’aggressore, subito dopo la reazione violenta, si è allontanato in direzione opposta, dirigendosi verso Corso Mazzini, costeggiando il marciapiede del Tribunale.
A questa altezza è stato raggiunto da altri cinque soggetti, due donne e tre uomini. Il gruppo ha quindi raggiunto un’Alfa Romeo 156 station wagon scura, con un faro non funzionante, per salirvi a bordo. A questo punto uno dei soggetti ha lasciato il gruppo. L’autovettura con i 4 a bordo ha così proseguito su via Esterna Firenze sino a giungere all’intersezione con Via Veneto per imboccarla e svoltare in direzione piazza Pitagora. L’ultima parte del tragitto ritratta dalle videocamere, segnala la vettura percorrere la parte finale di via Roma e imboccare via Cutro.
È proprio in questi attimi che entrano in gioco altre persone, dunque, soprattutto due donne accusate di favoreggiamento per aver permesso la fuga dell’aggressore. Le donne sono state adesso convocate dalla Procura. Domani, infatti, alle ore 10 il pubblico ministero Pasquale Festa procederà al conferimento dell’incarico al consulente tecnico presso il palazzo di Giustizia di Crotone per l’accertamento tecnico irripetibile sui telefoni sequestrati ai protagonisti del brutale pestaggio disposto dalla Procura pitagorica.
Le donne sono state individuate nelle ore successive al pestaggio grazie alla comparazione degli indumenti immortalati dalle videocamere. Nonostante una delle donne avesse anche provato a cambiarsi gli indumenti, gli inquirenti hanno trovato concordanze nei video postati da questa sul suo profilo “Tok tok” che corrispondevano a quelli ripresi dai fotogrammi visionati dalla Polizia.
Nicolò Passalacqua, invece, è stato rintracciato poche ore dopo l’aggressione a bordo della stessa station wagon in via Acquabona. Aveva abiti diversi, ma teneva comunque con sé quelli indossati qualche istante prima chiusi in una busta all’interno dell’autovettura.
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