CROTONE È “Ofelia” del regista toscano Pierfrancesco Bigazzi, racconto intimo e personale che conduce lo spettatore nel toccante terreno della memoria di una persona cara ad aggiudicarsi il premio come miglior film alla terza edizione di Calabria movie film festival. La manifestazione dedicata al meglio della cinematografia breve con cortometraggi provenienti da tutto il mondo, si è tenuta dal 17 al 19 agosto a Crotone.
Tre giorni di cinema sotto le stelle, 5 location diffuse per la città, 15 cortometraggi in concorso, un omaggio fotografico a Pier Paolo Pasolini, ospiti ed eventi collaterali. Questi i numeri del Calabria movie film festival.
Il premio è stato assegnato dalla giuria composta da Vinicio Marchioni, Francesco Costabile, Chiara Dainese e Maurizio Amendola. La rassegna, finanziata dalla Calabria film commission e in partenariato con il Comune di Crotone, è ideata da Matteo Russo, Luisa Gigliotti e Antonio Buscema, tre giovani professionisti del cinema calabrese, under 35.
«Siamo orgogliosi e soddisfatti di aver ricevuto questa partecipazione molto attiva del pubblico di Crotone e non solo – dichiarano – con oltre 200 presenze a serata, grazie a loro cresciamo non solo come festival ma come evento culturale sia per la città che per la regione Calabria».
La giuria giovani, composta da giovani under 25 residenti in Calabria – tra cui Valeria Messina, Sabrina Di Francesco, Alberto de Simone, Cristian Prisma e Gaetano Leto – ha assegnato il premio come miglior cortometraggio a “U figghiu” di Saverio Tavano, una storia dove si intrecciano tradizioni popolari e religiose, con la seguente motivazione: «Per aver trattato una tematica delicata in maniera originale includendo elementi simbolici e allegorici, con uno stile di regia ben preciso e una performance magistrale da parte degli attori». “U figghiu” di Saverio Tavano si è aggiudicato anche il premio della Giuria popolare.
Intanto nel tardo pomeriggio di ieri, nel talk che ha anticipato la serata di premiazione, è stato ospite del festival una parte del cast della serie “Bang Bang Baby”, prodotta in Italia per “Amazon studios” da “The Apartmen” e “Wildside”. A dialogare con il giornalista Andrea Giordano si sono alternati Dora Romano (alias nonna Lina), Giorgia Arena (Assunta), Vincenzo Leto (zio Vincenzo) e Carmelo Giordano (Nittu).
Splendida cornice dell’evento, è stato un noto lido del lungomare di viale Cristoforo Colombo. “Bang Bang Baby” è un crime drama ispirato al romanzo autobiografico “Mafia Princess”. Ieri attraverso le parole del cast della serie, è stato analizzato proprio questo modo di raccontare la criminalità organizzata oggi. Tre degli attori del cast presenti sono di origini calabresi: Giorgia Arena e Vincenzo Leto sono proprio di Crotone; mentre Carmelo Giordano è di origini cosentine.
«Mi sento molto emozionata – ha rivelato l’attrice – parlare del mio personaggio, Assunta, per la prima volta in pubblico e, per giunta, nella mia città: non potevo chiedere di più».
La fiction è di respiro internazionale, girata in pieno lockdown seguendo rigidissimi protocolli, e oggi distribuita in 240 paesi dopo la presentazione in anteprima mondiale dei primi due episodi a Roma il 21 aprile. Bang Bang Baby racconta la storia di Alice Giammatteo – interpretata da Arianna Becheroni – un’adolescente che dopo aver scoperto che il padre (Adriano Giannini) non è morto come le avevano fatto credere, ma si trova in realtà in carcere, a Milano, entra a far parte del mondo criminale per conquistare l’amore paterno. Da ragazzina timida e insicura, si ritrova ad essere il membro più giovane di un’organizzazione mafiosa, uno storico clan della ‘ndrangheta calabrese trasferitosi a Milano per fare affari con i politici corrotti, capeggiato dalla temibile nonna Lina (Donna Romano). Per farcela, Alice utilizzerà la sua immaginazione, influenzata dalla musica, dalla Tv e dalla cultura pop del suo tempo.
Ed è stato proprio questo modo nuovo di raccontare la ‘ndrangheta che ha catturato ieri il pubblico di Crotone. «Il mio personaggio, Nittu – ha dichiarato Carmelo Giordano –, è uno molto strano. A me ha aiutato moltissimo, ad esempio, la forza dell’amore che riesce a esprimere, nonostante tutto. È il terminale del traffico di droga a Milano, ma con la forza dell’amore verso nonna Lina, moglie del defunto fratello, riesce a non prendere in mano le redini della famiglia per lasciarle in mano alla vedova».
Ed è proprio Dora Romano – tra l’altro reduce dalla splendida interpretazione nel film “È stata la mano di Dio” di Sorrentino – a entrare nelle maglie del delicato ruolo di una donna a capo della potentissima e ancora sconosciutissima ‘ndrangheta di quegli anni ’80. «Entrare così – ha detto Dora Romano riferendosi al personaggio di nonna Lina –, per una donna, nel periodo di massima espansione della ‘ndrangheta al Nord, mi ha fatto conoscere una realtà di cui sentivo solo parlare. Al di là del giudizio umano e personale, interpretare questo personaggio mi ha dato l’idea di quanto possa essere radicata la mentalità criminale e quanto possa essere facile poi per un essere umano entrarne a fare parte. Noi tutti abbiamo un lato oscuro d’altronde». Vincenzo Leto, anni di lunga formazione nel teatro di prosa, “Bang bang baby” ha rappresentato una svolta professionale. «È stata un’esperienza eccezionale – ha dichiarato – essere parte di questo cast e di questa serie dal carattere internazionale, finalmente un prodotto italiano valido».
Tra gli eventi off del festival anche “La lunga strada di sabbia”, la mostra fotografica in 25 scatti dedicata a Pier Paolo Pasolini a cura di Giada De Martino e con la collaborazione della Cineteca di Bologna (aperta tutti i giorni dalle 9 a mezzanotte presso la Lega Navale, fino al 23 agosto). A questa, è stata affiancata “Visioni sospese” con le opere di Alessandro Nicoli, illustratore vicentino autore della locandina del festival di questa edizione. Il suo stile è influenzato dall’estetica dei videogames anni ‘90 e dal maestro futurista Fortunato Depero. Il risultato di questo cocktail sono opere dalle forme spigolose e colori pop, che sintetizzano e reinterpretano la realtà.
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