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Evasione fiscale, il sistema cinese di “exchange” e l’operazione che sfiora la Calabria

La Gdf di Firenze indaga su operazioni «sospette» di alcune attività cinesi. «Avrebbero trasferito all’estero i fondi, ostacolandone l’identificazione della provenienza»

Pubblicato il: 21/08/2022 – 6:44
Evasione fiscale, il sistema cinese di “exchange” e l’operazione che sfiora la Calabria

FIRENZE E’ il 14 luglio quando il Nucleo Speciale Polizia Valutaria, unitamente al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze, su richiesta della Procura della Repubblica, esegue un’ordinanza con la quale il gip dispone la misura cautelare nei confronti di 48 soggetti: indagati per associazione per delinquere, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Nell’ambito della medesima operazione viene effettuato un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per circa 14,5 milioni di euro. Nel mirino degli investigatori finiscono i flussi finanziari ed alcune operazioni ritenute sospette, riconducibili a 44 imprese gestite da soggetti cinesi attive nel commercio all’ingrosso di abbigliamento e calzature. Le attività sono svolte da oltre 150 Finanzieri in diverse province italiane, compresa quella di Crotone.

Il sistema di “exchange

Sulla base del quadro accusatorio delineatosi nel corso delle investigazioni delle Fiamme Gialle, le imprese coinvolte avrebbero accumulato debiti fiscali a fronte dei quali sono risultate essere destinatarie di avvisi di accertamento di cartelle esattoriali insolute per circa 15 milioni di euro. I finanzieri accendono i riflettori sul flusso di denaro. Le somme sottratte al fisco, sarebbero state traferite con bonifici (privi di giustificazione economica), in favore di quatto cittadini cinesi, titolari di imprese operanti a Firenze. Questi ultimi, nei confronti dei quali è stata ipotizzata un’associazione per delinquere, subito dopo aver ricevuto il denaro, «avrebbero sistematicamente trasferito all’estero i fondi, ostacolandone l’identificazione della provenienza».
La sostituzione dei proventi dell’evasione fiscale sarebbe avvenuta mediante il sistema di “exchange” di criptovalute e il successivo trasferimento delle stesse su ulteriori portafogli virtuali (chiamati wallet), per tracciare i flussi finanziari e i punti di conversione tra moneta corrente e criptovaluta. La Procura fiorentina ha trasmesso ordini europei d’indagine e richieste di rogatoria nei confronti di numerosi Stati esteri (Germania, Lituania, Slovenia, Estonia, Liechtenstein e Seychelles). Grazie alla cooperazione giudiziaria internazionale si è appreso che i proventi dell’evasione fiscale sarebbero stati dapprima convertiti in valute virtuali, poi trasferiti verso wallet, presso ulteriori exchanger alle Seychelles, intestati a cinesi, e, da ultimo, riconvertiti in moneta corrente.

L’evasione

Quando si parla di evasione fiscale in Italia, la mente corre veloce agli imprenditori furbetti che non pagano le tasse o ai commercianti che pagano in nero. Tutte situazioni costantemente monitorate dagli uomini della Guardia di Finanza. Ma l’evasione può sfuggire ai controlli trovando terreno fertile in un mondo parallelo. Su “Il Sole 24 Ore”, Ivan Cimmarusti scrive a proposito del presunto sistema di evasione cinese. «Tra il 2012 e il 2021 il money transfer dall’Italia verso la Cina è sprofondato del 99,2 per cento. Dai trasferimenti di denaro liquido sono spariti circa 2 miliardi di euro: contante prodotto
annualmente dalle imprese cinesi stabilite nelle città italiane». Di questi danari si è persa traccia. L’ipotesi degli investigatori della Guardia di Finanza di Firenze è che siano usciti sfruttando canali alternativi. Secondo Cimmarusti «è attraverso conti tedeschi e lituani che inizia un vorticoso acquisto di criptovalute (Bitcoin, Chainlink, Dai, Ethereum, Ripple e Tether Usd) da Exchange extra Ue, che poi passano in diversi E-wallet (portafogli elettronici) sempre fuori dai confini europei, con lo scopo di nascondere l’intera operazione di riciclaggio del denaro ricavato in Italia e sottratto al fisco». «Il destino di questi soldi non è chiaro – chiosa – ma l’ipotesi concreta è che finiscano ad alimentare il sistema finanziario cinese». (f. b.)

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